Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 18 al 24 maggio 2014

Santena – 18 maggio 2014 – Di seguito, alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 18 al 24 maggio 2014, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

Domenica 18 maggio 2014

Cercate fra voi sette uomini di buona reputazione

cercatene 7In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
At 6,1-7

Pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.
1 Pt 2,4-9

Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Gv 14,1-12

Se vogliamo conoscere il pensiero di Dio basta conoscere il pensiero di Gesù

Il Vangelo che ci è stato annunciato ci riporta nell’ultima cena di Gesù con i discepoli. Gesù era in procinto di lasciarli, tra non molto anche noi celebreremo l’ascensione al cielo, e voleva che i discepoli capissero fino in fondo le esigenze del Vangelo: non bastavano le parole, occorrevano gesti concreti, ed egli ne diede per primo l’esempio. Li vide tristi mentre diceva loro: “Ancora per poco sono con voi” (Gv 13,33). Del resto come potevano non rattristarsi? Se ne andava colui per il quale avevano lasciato tutto: casa, terra, affetti, lavoro. Gesù cercò di tranquillizzarli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Glielo aveva già detto altre volte: “Chi crede in me, non crede solo in me, ma in colui che mi ha mandato” (Gv 12,44). Con queste parole Gesù riconfermava l’identificazione tra la scelta per Dio e quella per lui. Volendo tradurre letteralmente il testo si dovrebbe dire: “Quando uno mi dà l’adesione, non è a me che la dà, ma a colui che mi ha mandato”. I discepoli l’avevano intuito ma non in maniera chiara. Gesù volle spiegarlo ancora, soprattutto in quel momento di addio, proprio perché in questa identificazione tra Gesù e il Padre risiedeva, e risiede ancora, la discriminante della fede. Si trattava di capire, o meglio di accogliere con la mente e il cuore, il rapporto singolarissimo tra Gesù e il Padre. Quella prima, piccola e fragile comunità, per la quale Gesù aveva lavorato e sofferto, non doveva rattristarsi. E spiegò loro il motivo.
È lui per primo a non volersi staccare da loro; e glielo fece capire subito: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore… quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”. Gesù sta parlando della “casa del Padre”. Questa volta non si riferisce al tempio (Gv 2,16), ma al Regno di Dio, al Paradiso, al luogo ove vedremo Dio “faccia a faccia”. Non solo; Gesù aggiunge che essi già conoscono la via per arrivarci. Tommaso, al sentire queste parole, sbotta: “Non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. A questo punto interviene Filippo: “Mostraci il Padre e ci basta”. Gesù riprende a parlare con un accorato rimprovero: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre”. Tocchiamo qui il cuore del Vangelo e della fede cristiana. E forse di ogni ricerca religiosa. Sì, dove cercare Dio? Dove incontrarlo? L’apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, dice: “Nessuno mai ha visto Dio” (4,12), è Gesù che ce lo ha rivelato. Questo sta a dire che se vogliamo “vedere” il volto di Dio, basta vedere quello di Gesù; se vogliamo conoscere il pensiero di Dio basta conoscere il pensiero di Gesù, il Vangelo; se vogliamo comprendere la volontà di Dio basta vedere qual è la volontà di Gesù. Insomma, i cristiani non hanno altra immagine di Dio che quella di Gesù. Il nostro Dio ha i tratti di Gesù, il volto di Gesù, l’amore di Gesù, la misericordia di Gesù. Il Paradiso è Gesù; guardando Gesù vediamo Dio “faccia a faccia”.
E vediamo il volto di un Dio che è così potente da guarire i malati, ma anche il volto di un bambino che appena nato deve fuggire per evitare la morte; vediamo un Dio che fa risorgere dalla morte ma che si commuove e piange per l’amico morto. È il volto di un Dio pieno di misericordia che cammina nelle nostre strade non per condannare e punire, bensì per guarire e sanare, per confortare e sorreggere, per sostenere e aiutare chiunque ha bisogno. Chi non ha bisogno di un Dio così? E alla fine della pericope Gesù sembra davvero esagerare: “chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste”. No, non è la solita esagerazione di Gesù. È piuttosto l’ambizione che egli ha per i suoi discepoli di ogni tempo, l’ambizione che ha anche per noi. Continuare ad amare come lui ha amato e ad operare come lui ha operato. Di una Chiesa così ha bisogno il mondo; di discepoli così ha bisogno questa nostra città. È la consegna che Gesù quest’oggi fa anche a noi.

Comunità di Sant’Egidio

Vado a prepararvi un posto

Il Risorto, esaltato dal Padre in virtù della sua Passione, ha il potere di preparare un posto “nella casa del Padre suo”. L’immagine della casa e del posto riservato è evidentemente una parabola: forse risente della particolare cultura del tempo, in cui ogni festa conteneva, potenzialmente, un invito per tutti i membri del villaggio, o del clan familiare, o del cerchio delle conoscenze più intime. Per ambientarci, potremmo forse rileggere le parabole del banchetto e degli invitati. Il Regno di Dio è paragonato ad una grande festa di nozze, a cui un padrone grande e generoso ha concesso con larghezza di partecipare.

Continua la lettura nel sussidio per il periodo della Quaresima e della Pasqua della Cei “Svuotò se stesso” in www.chiesacattolica.it

 

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Lunedì 19 maggio 2014

Se uno mi ama, osserverà la mia parola

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Gv 14,21-26

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Martedì 20 maggio 2014

Non sia turbato il vostro cuore

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò da voi. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Gv 14,27-31

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Mercoledì 21 maggio 2014

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Gv 15,1-8

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Giovedì 22 maggio 2014

Rimanete nel mio amore

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Gv 15,9-11

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Venerdì 23 maggio 2014

Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Gv 15,12-17

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Sabato 24 maggio 2014

Un servo non è più grande del suo padrone

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
Gv 15,18-21

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