Santena – 11 giugno 2014 – Di seguito, l’intervento di Nerio Nesi, presidente della Fondazione Camillo Cavour, alla cerimonia ufficiale per il 153° anniversario della morte di Camillo Benso di Cavour, svolta il 6 giugno scorso al Castello Cavour di Santena. Nell’ambito del suo intervento Nerio Nesi ha ricordato la lettera di Piero Fassino, sindaco della città di Torino.
Nerio Nesi ha iniziato così il suo intervento: «Sono ormai molti gli uomini politici, giornalisti e scrittori che sono venuti a Santena a parlarci del conte di Cavour, ma la presenza qui oggi di Gian Antonio Stella è particolarmente significativa per alcune ragioni. Si tratta infatti di uno dei più importanti commentatori del più storico giornale italiano, Il corriere della sera. Ma si tratta anche di una persona che si è dedicata sempre più spesso a scrivere dei grandi problemi della società italiana, dei moli che affliggono il nostro Paese e dei possibili rimedi, se ve ne sono. Un tempo le prime pagine dei grandi giornali italiani erano piene delle notizie sugli scontri tra le classi sociali; grandi scontri di classe, grandi idee. Adesso sono pieni di cose di più basso livello, molto di basso livello: episodi di corruzione, di cattiva amministrazione dello Stato, che coinvolgono tutte le forze che compongono lo Stato. Sembra ce la mala gestione sia diventata una regola generale. E questo ci avvilisce. Questo ci rattrista. La nostra generazione che ha fatto qualcosa per l’Italia pensava di non vedere queste cose. E invece le vediamo ancora».
«Che cosa fare? Questo è il grande problema che abbiamo – ha detto Nerio Nesi –. Dopo Milano, Venezia. E dopo? Cosa rimane? Qui siamo nell’estremo Nord, Nord-Est. Speriamo che Stella ci dica qualcosa in questo senso. Io devo ringraziarlo; ho personalmente insistito perché venisse qui. Aveva già un altro impegno e domattina ha un treno alle 6. Vita dura. Stasera cercheremo di non fare tardi».
Nerio Nesi ha proseguito leggendo la lettera di Piero Fassino, sindaco della città di Torino. Nerio Nesi ha detto: «E’ una lettera particolarmente importante perché Torino è Torino. Ricordo quando i miei amici romani volevano parlare con me della differenza tra Milano e Torino. I romani in questo sono grandi. Dicevano “A Milano ci sono i soldi”. E io dicevo “E a Torino?”. E loro rispondevano: “Torino è Torino”. E’ una qualcosa si diverso, di strano. Ora leggo la lettera di Fassino: “caro Nerio, ti ringrazio per avermi invitato all’anniversario della morte del conte di Cavour, alla quale tuttavia non posso partecipare per impegni istituzionali. Desidero però far giungere a te, a Gian Antonio Stella e a tutti gli amici della Fondazione Cavour, alle autorità presenti, militari e civili, e la cittadinanza, il saluto della città di Torino e mio personale. L’opera meritoria cha svolgete per conservare la memoria di Camillo Cavour e per approfondire studi e ricerche sul Risorgimento è di grande importanza per la storia d’Italia. Il complesso cavouriano ospita incontri convegni e dibattiti che ci permettono di conoscere, sempre di più, l’opera del più importante artefice dell’Unità del nostro Paese che grazie al vostro lavoro e alla vostra passione resta di grande attualità. Camillo Cavour condusse la sua opera politica anche dai banchi del consiglio comunale di Torino oltre che nel Governo del regno del Piemonte e poi dell’Italia, attraversando la storia più profonda della nostra comunità nazionale. L’identificazione che la nostra città e tutto il Piemonte hanno con il periodo storico di Torino capitale deriva dall’aver avuto un quadro politico che ha segnato profondamente quegli anni e quelli a seguire. Camillo Cavour resta un protagonista assoluto della nostra storia e ricordarlo e discuterne, come fate voi, rende ancora merito alla sua figura. Vi ringrazio tutti, con amicizia. Piero Fassino”».
Nerio Nesi ha aggiunto: «Io sono grato al sindaco di Torino. Come voi sapete Torino è la più importante parte dei nostri soci. La fondazione Cavour ha 12 soci, e Torino è il numero uno. Anche perché tutto questo complesso immobiliare è di proprietà della città di Torino. Noi giochiamo in casa della città di Torino; l’ultimo dei Cavour lasciò tutto alla famiglia Visconti Venosta, grande famiglia della nobiltà lombarda, già immediatamente favorevoli all’Unità d’Italia. Il maresciallo Radetzky poi tolse tutti i beni alla famiglia Visconti Venosta e li fece diventare beni dell’imperiale regio governo austroungarico. A onore della famiglia Visconti Venosta e anche della finanza piemontese bisogna dire che il governo del regno di Sardegna restituì immediatamente alla famiglia Visconti Venosta quello che aveva perduto per ordine del maresciallo Radetzky. Anche per una serie di questioni, compresa questa, ma neve sono di peggiori, io non ho mai voluto partecipare – nonostante i numerosi inviti a suo tempo ricevuti – a quel concerto che viene fatto ogni anno a Vienna in cui si suona la marcia di Radetzky. E, devo dire, che trovo indecente che vi siano degli italiani che vanno ad applaudire la marcia di Radetzky che fece uccidere, nelle cinque giornate di Milano, 500 persone. Qualche imbecille italiano, va ad applaudire».
Nerio Nesi ha chiuso così il suo intervento: «Qui nel complesso cavouriano i lavori vanno avanti, se pur faticosamente. Ci sono due tipi di lavori. Quelli che riguardano le scuderie che sono in uno stadio abbastanza avanzato e finiranno – secondo quello che ci dicono – nel febbraio del prossimo anno. E, ancora prima, la Fondazione Cavour porterà la sua Residenza da Torino qui a Santena. Abbiamo invece qualche problema per i lavori nel castello, per i lavori che devono trasformare il castello, sede estiva di una grande famiglia piemontese, nel museo nazionale Cavour che deve affiancare gli altri tre grandi musei dedicati a Vittorio Emanuele II, a Mazzini e a Garibaldi. Ciascuno ha un suo museo. E Cavour ha il suo museo qui, a Santena. Io ho il pensiero di consegnare tutto il complesso ristrutturato nel 2016 al presidente della Repubblica. E poi, con questo, riterrò concluso il mio mandato quale presidente della Fondazione Camillo Cavour. Grazie»
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Audio dell’intervento di Nerio Nesi:
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