TORINO – 08 maggio 2009 – Di seguito la bozza di programma preparata dal Partito della Rifondazione Comunista in vista del rinnovo del consiglio provinciale di Torino.
Bozza di programma del partito della Rifondazione Comunista
per le elezioni 2009 in Provincia di Torino
– maggio 2009 –
IL PRC SI PRESENTA ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE PROVINCIALI
La prossima tornata amministrativa, coinvolgendo 63 Province (tra cui la Provincia di Torino) ed oltre 4000 Comuni, rappresenta un appuntamento importante per il PRC. Sarà questioni dirimente per noi diventa la capacità degli Enti locali di riappropriasi di un ruolo di sostegno ai bisogni e alle esigenze delle comunità che rappresentano, come istanze pubbliche a esse più vicine.
Allo stato attuale la continua politica di riduzione dei trasferimenti di denaro e l’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale fanno sì che diritti e risorse non siano ripartiti equamente tra tutti gli Enti locali. In questo modo si indebolisce la concezione universalistica dei diritti dei cittadini per la quale ci battiamo da anni.
CRISI, RISORSE PUBBLICHE E OCCUPAZIONE
Siamo in presenza di una grave crisi economica che colpisce pesantemente il territorio della Provincia di Torino. Assistiamo all’impoverimento del tessuto produttivo e sociale dovuto al verificarsi di continue crisi aziendali, all’incremento esponenziale dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, alla perdita costante di migliaia di posti di lavoro tra gli occupati nel settore manifatturiero e, in ultimo, alla scadenza dei contratti dei lavoratori precari.
Diventa pertanto fondamentale e non più rinviabile per gli Enti locali la messa in atto di politiche che contrastino la crisi, da sviluppare sui vari assi di intervento a sostegno della capacità produttiva e dei livelli occupazionali.
È necessario che gli Enti locali mettano a disposizione risorse straordinarie per contrastare la crisi, stornandole dai capitoli di spesa riguardanti le grandi opere, le quali, oltre a sottrarre ingenti risorse pubbliche, costituiscono una minaccia per gli equilibri socio-ambientali del territorio della Provincia di Torino.
Oltre ad assumere un impegno fondamentale per contrastare la crisi economica in atto, il ruolo delle Amministrazioni locali deve incentrarsi sulla loro capacità di contrasto alle politiche dell’attuale Governo nazionale. Gli Enti locali devono assumere il giusto atteggiamento di contrapposizione rispetto ai provvedimenti varati da questo Governo, dal momento che essi minano la coesione sociale e mirano a scatenare conflitti tra gli ultimi, come nel caso dei provvedimenti riguardanti le politiche sul lavoro e sul comparto sicurezza.
NO AI LICENZIAMENTI
Gli Enti Locali devono farsi promotori della richiesta di sospensione di tutti i licenziamenti in atto e dell’estensione della cassa integrazione anche alle aziende al di sotto dei 15 dipendenti e ai lavoratori a tempo determinato (di ogni tipo di contratto).
NO ALLE DELOCALIZZAZIONI
La Provincia di Torino dovrà impegnarsi affinché le aziende che hanno fatto ricorso a risorse pubbliche (dirette e indirette) per sopravvivere alla crisi non possano delocalizzare la propria produzione fuori dal territorio della Provincia, coerentemente alla costruzione di tavoli di crisi e alla concertazione con le parti sociali coinvolte.
BANCHE
La Provincia, di concerto con il Comune di Torino e la Regione Piemonte e anche attraverso i rappresentanti di propria nomina nelle Fondazioni ex-bancarie, deve esercitare il massimo di vigilanza sui processi di riorganizzazione dei gruppi bancari aventi sede o rilevanti strutture operative sul nostro territorio.
In particolare, vanno contrastati progetti che comportino un’ulteriore diminuzione dei livelli occupazionali in Provincia, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, attraverso
l’esternalizzazione e/o il decentramento di lavorazioni all’estero (ultimo allarme il recente annuncio delle torri di Intesa Sanpaolo a Brasov, in Romania).
Naturalmente, ciò vale in modo particolarmente stringente nel caso in cui le stesse banche ottengano, sotto qualsivoglia forma, ingenti iniezioni di denaro pubblico per superare l’attuale grave fase di crisi.
SOSTEGNO AL REDDITO
Non solo gli Enti locali interessati al voto amministrativo di giugno, ma contestualmente tutte le Amministrazioni piemontesi dovranno impegnarsi nel percorso per un confronto programmatico e in particolare per politiche di sostegno al reddito.
Rifondazione Comunista è nettamente contraria a forme di solidarietà sociale all’interno del mondo del lavoro che escludano lavoratori in attesa di pensionamento o occupati in aziende al di sotto dei 15 dipendenti o con contratti a tempo determinato, come avvenuto recentemente nell’accordo tra Stato e Regioni sugli ammortizzatori sociali.
Bisogna attuare da subito la proposta dell’ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) istantaneo, capace di registrare immediatamente l’avvenuta modifica delle condizioni di reddito dei lavoratori colpiti da cassa integrazione, mobilità o perdita totale di ogni forma di reddito, in modo da esentarli sin da subito dal pagamento di servizi a domanda individuale.
FORMAZIONE PROFESSIONALE E CENTRI PER L’IMPIEGO
La crisi economica interviene principalmente e più pesantemente sui luoghi di lavoro. Pertanto la nostra priorità deve partire dalla difesa dei luoghi e dei posti di lavoro attraverso un coordinamento più strutturato dei Centri per l’impiego e della Formazione professionale, coordinamento che valorizzi l’efficacia dell’intervento ai fini di una riconnessione e riqualificazione del tessuto produttivo nel suo rapporto con le imprese presenti sul territorio.
Al tempo stesso le risorse a disposizione devono essere destinate interamente a tale priorità e non trasferite, come indica l’accordo Stato-Regioni, dai Fondi sociali europei (mutandone la destinazione) al sostegno al reddito per i lavoratori licenziati, in cassa integrazione, mobilità ecc. Le risorse per il sostegno al reddito devono essere nuove risorse aggiuntive e non risorse trasferite da un fondo all’altro. Il trasferimento dal Fondo sociale europeo ai fondi strutturali per il sostegno al reddito metterebbe in seria crisi la condizione occupazionale nel settore della Formazione professionale, oltre a ridimensionare il numero dei soggetti che per primi hanno il compito della riqualificazione tecnologica e produttiva dei lavoratori e delle imprese del territorio.
La programmazione pubblica dello sviluppo, delle risorse e della riqualificazione del territorio è pertanto il tema centrale della gestione della crisi sia nella fase di emergenza che nella costruzione della prospettiva dello sviluppo. I Centri per l’impiego e la Formazione professionale sono uno degli strumenti maggiormente in grado di dare un contributo per la gestione dell’attuale crisi e per le prospettive future in direzione di un suo superamento.
Nella nostra idea di ricostruzione e sviluppo della società, alternativo all’attuale modello che è in crisi strutturale e pertanto non può funzionare, la competitività non può essere subordinata al mercato, ma ai bisogni della popolazione che usufruisce dei prodotti di consumo nella società: prioritario pertanto è cosa e come produrre.
La quota di risorse del Fondo sociale europeo enunciato nell’accordo Stato-Regione deve essere finalizzata alla formazione dei lavoratori delle aziende in crisi e con specifici bandi. I percorsi formativi svolti dalle Agenzie accreditate dovranno essere elaborati e concordati attraverso il confronto e il coordinamento con i Centri per l’impiego, la Formazione professionale e le imprese e subordinati al confronto e alla condivisione con le organizzazioni sindacali e con la Provincia, in funzione di un piano specifico di sviluppo.
In questo modo sarà possibile avviare anche una fase di sperimentazione pratica che porti verso una maggiore programmazione e finalizzazione della Formazione professionale verso il mondo del lavoro per la creazione di profili professionali rispondenti all’innalzamento tecnologico in evoluzione nel mondo del lavoro in generale e nelle imprese in specifico.
In merito ai Centri per l’impiego è altresì fondamentale sancire la centralità dello strumento pubblico e della subalternità e sussidiarietà delle Agenzie interinali in un coordinamento più stretto e sinergico finalizzato a rispondere complessivamente in modo più adeguato al rapporto fra domanda e offerta del mercato del lavoro. Se le Agenzie interinali possono favorire in parte tale rapporto, i Centri per l’impiego svolgono una tale funzione in misura prevalente, trattandosi di soggetti pubblici. Loro compito prioritario deve essere altresì quello di rispondere alla necessità di programmazione e sviluppo della qualità del tessuto produttivo del territorio di riferimento, sia verso i lavoratori sia verso le imprese che in quel tessuto produttivo operano. Occorre pertanto istituire un coordinamento organico tra le Agenzie formative e le imprese finalizzato all’analisi della domanda professionale presente nel territorio per adeguare l’offerta formativa.
La Provincia si impegna quindi a:
1) aumentare gli addetti per i Centri per l’impiego adeguandone la professionalità allo scopo di rispondere alla nuova professionalità;
2) produrre politiche, con risorse proprie aggiuntive, attraverso gli assessorati alle Politiche di Solidarietà e al Lavoro al fine di rendere operativi gli orientamenti di protezione sociale, salvaguardia del lavoro e investimenti;
3) promuovere un Fondo di solidarietà tra gli Enti locali a favore dei lavoratori di aziende in crisi.
TRASPORTI
LE “GRANDI OPERE” INUTILI
Sulla base delle proprie competenze la Provincia si impegna a migliorare il trasporto pubblico locale, anche favorendo la migliore connessione con il trasporto ferroviario locale. Riteniamo questa scelta fondamentale per l’ammodernamento di un servizio trasportistico locale e nazionale ridotto in condizioni insostenibili.
Tav
Questo impegno si accompagna alla rinnovata contrarietà alla realizzazione della nuova linea Tav/Tac Lione-Torino che, oltre a provocare danni alla valle di Susa, darebbe luogo a un ulteriore indebitamento per il paese e un peggioramento del sistema ferroviario. Secondo la recente relazione della Corte dei Conti, il costo di un chilometro di Tav in Italia è di 50 milioni di euro. Con il costo della tratta italiana della Lione-Torino si possono ammodernare e adeguare le linee esistenti e acquistare 800 nuovi treni per pendolari: una grande riforma per tutta l’Italia che viaggia in treno, a partire dalla nostra Regione.
Prendiamo atto che l’Osservatorio presieduto dal commissario di Governo Virano ha negli ultimi tempi cambiato la propria ragione sociale, in quanto dalla ultima nomina del presidente si è trasformato nell’organismo atto alla progettazione e realizzazione della linea ad alta velocità Lione-Torino, smentendo definitivamente le precedenti dichiarate intenzioni. Questo cambiamento di rotta conferma e sancisce la nostra contrarietà al suo operato.
Da sempre il nostro Partito sostiene le politiche di trasporto atte al maggior utilizzo del trasporto su ferro rispetto al trasporto su gomma. Questo però non ci esime dal dichiarare tutta la nostra contrarietà verso un’opera inutile e dannosa anche perché esistono soluzioni tecniche che raggiungono lo stesso obiettivo, risparmiando ingenti risorse utilizzabili per il trasporto regionale dei pendolari che attualmente versa in uno stato a dir poco deficitario, senza il bisogno di costruire una linea nuova.
Tangest
L’aumento costante di uso delle terre agricole per nuove edificazioni e infrastrutture, sovente non indispensabili, uno dei peggiori mali che ci assillano. Esso riduce la terra che ci dovrebbe dare da mangiare impedendo di realizzare quell’agricoltura a chilometri zero di cui sentiamo tanto il bisogno e ci condanna ad una sempre maggiore alimentazione da prodotti industriali. questo ci fa impegnare contro ogni opera inutile e per la ricerca di soluzioni meno impattanti possibile. È in tal senso che riteniamo fondamentale affrontare la questione del collegamento dell’area Est all’area Nord di Torino, al di là delle colline. Riteniamo per questo inaccettabile la realizzazione della “tangenziale est di Torino”, non possiamo continuare a riempire le nostre campagne di nuove autostrade.
Sottolineiamo anche che la volontà di procedere a quest’opera, manifestata da parte di alcuni Comuni, potrebbe nascondere l’obiettivo di acquisire oneri di urbanizzazione legati a svincoli e/o sovrappassi.
Un approfondimento sui flussi viarii e una soluzione eco-compatibile è da ricercarsi.
LE NOSTRE “GRANDI OPERE” UTILI: TRASPORTI E SCUOLA
Trasporto pubblico
Bisogna migliorare il trasporto pubblico nella nostra Provincia per disincentivare l’utilizzo del trasporto privato.
Questo potrà avvenire nella realizzazione di progetti specifici che migliorano la qualità del trasporto pubblico, introducendo forme di trasporto anche flessibile come già avviene in alcune zone a domanda debole.
Il Piano strategico provinciale sui trasporti
Il Piano strategico sui trasporti, annunciato dalla Provincia alla stampa, va riveduto.
I problemi attuali sono rilevanti e riguardano tutte le direzioni di traffico su rotaia che da Torino si diramano verso Cuneo, Pinerolo, Chivasso, Ivrea e Susa. Il nodo ferroviario di Chivasso (direzioni Asti, Chivasso e Milano) è fondamentale per chi si deve spostare per motivi lavorativi,
come anche la Canavesana (Chieri-Pont Canavese).
Il nodo ferroviario di Orbassano deve avere uno sbocco verso Genova per collegare il trasporto merci al porto industriale, al Sud del Paese e, per la direzione orientale, verso Milano.
Non si deve sacrificare un progetto di cospicui investimenti economici volto al miglioramento del trasporto pubblico, convogliandolo unicamente sul solo indirizzo della TAV e delle opere di compensazione a essa connesse. Va migliorato il trasporto pubblico per i pendolari e le merci devono passare su rotaia.
Edilizia scolastica
Una delle maggiori competenze della Provincia di Torino in ambito scolastico è quella riferita alle infrastrutture scolastiche per la parte afferente alle scuole secondarie di II grado (superiori), e nella fattispecie la loro manutenzione ordinaria e straordinaria.
La recente disgrazia avvenuta al liceo scientifico Darwin di Rivoli ha tristemente riportato al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica il tema della sicurezza delle infrastrutture scolastiche.
Bisogna partire immediatamente con una mappatura puntuale di tutte le strutture scolastiche per registrarne lo stato di salute e intervenire con risorse adeguate in tutte quelle situazioni riconosciute come deficitarie, per evitare che si possano verificare ulteriori tragedie.
Nello specifico segnaliamo le esperienze di ristrutturazioni a favore del sistema fotovoltaico per riscaldamento e illuminazione già praticate in molte scuole della Provincia. In questo caso si abbinano ai lavori di edilizia scolastica anche il risparmio energetico e la difesa dell’ambiente.
Investimenti per l’educazione
Vanno ben utilizzati i fondi al sostegno e all’educazione degli studenti con difficoltà nei ritmi di apprendimento, di comportamento e i soggetti diversamente abili.
Le 150 ore per il conseguimento del Diploma della scuola secondaria di I grado e per l’alfabetizzazione di coloro che non hanno ancora padronanza della lingua italiana devono essere estese e incentivate al fine di ottenere una buona integrazione sociale.
LA PROVINCIA E I DIRITTI DI CITTADINANZA
La Provincia di Torino si impegna a disattendere qualsiasi forma di intervento che contrasti con i trattati internazionali sui diritti umani.
RUOLO DELLA PROVINCIA NEL WELFARE LOCALE
La Provincia concorre alla programmazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali quale Ente intermedio e soggetto di programmazione decentrato delle politiche regionali e di coordinamento sul territorio, di cui alla Legge regionale 1/04 in ottemperanza alla lg. 328.
I Piani di zona sono lo strumento obbligatorio di programmazione sociale in ambito locale; tale programmazione avviene all’interno di un definito bacino territoriale che coincide con l’ambito del distretto sanitario.
La titolarità delle politiche e degli interventi resta in capo ai Comuni, ma la forma associata è la forma assunta da tempo dalla nostra realtà, come richiesto dalla stessa Legge regionale. Il nostro territorio provinciale è suddiviso in 21 ambiti sui quali intervengono gli Enti gestori (consorzi socio-assistenziali), sono questi gli Enti preposti all’erogazione dei servizi ai cittadini e alle cittadine, delegategli dai Comuni.
L’attuale sistema dei servizi alla persona si presenta non omogeneo a livello provinciale: sono presenti alcune differenze sia quantitative che qualitative del sistema dei servizi e del sistema di accesso. Si ritiene che la Provincia debba operare per ridurre tali differenze e contribuire a costruire un sistema omogeneo che possa garantire servizi e interventi minimi per tutti i cittadini e le cittadine. La Provincia come Ente intermedio tra il livello regionale e quello comunale deve dotarsi di un proprio piano sociale che sia di supporto alla programmazione attuativa dei Comuni e alla programmazione orientativa della Regione. Un piano che possa essere da collante tra i differenti territori contribuendo all’omogeneità di servizi minimi essenziali garantiti, dando priorità di accesso alle fasce più deboli, per una piena applicazione della Legge regionale 1/04.
Proponiamo inoltre che la Provincia contribuisca, in collaborazione con gli altri Enti, a realizzare un nuovo modello organizzativo deputato alla vigilanza presso le varie strutture residenziali pubbliche e accreditate, al fine di garantire i diritti e il rispetto alla persone non autosufficienti e garantire una corretta equidistanza e serenità di giudizio da parte dell’Ente chiamato a svolgere tale funzione. La Provincia, quindi, come soggetto terzo e di coordinamento per superare l’attuale sistema in cui il controllore è allo stesso tempo il controllato; la Provincia come soggetto terzo che prenda in carico la vigilanza per la verifica dei servizi, rilevando la corretta applicazione delle convenzioni, l’appropriatezza delle richieste nei confronti degli utenti e dei loro famigliari, l’adeguatezza delle strutture e del personale, dei profili professionali presenti, della formazione.
SPORTELLI DI INFORMAZIONE SOCIALE
La costituzione e l’avvio in alcune realtà dello Sportello unico integrato (socio-sanitario) deve far ripensare agli attuali sportelli di informazione sociale collocati all’interno delle sedi degli Enti gestori. È indispensabile che la Provincia, per poter esercitare la funzione di cui all’art 5 della Legge regionale 1 del 2004 («[…] diffusione, di concerto con gli Enti gestori, dell’informazione in materia di servizi sociali sul territorio di competenza: raccolta ed elaborazione dei dati sui bisogni, sulle risorse pubbliche e private e sull’offerta di servizi sul territorio [..]), rielabori quanto fatto e, di concerto con gli Enti gestori, investa per la nascita di Sportelli unici integrati in grado di rilevare la domanda, le dinamiche del territorio le risorse presenti, dati indispensabili a un’adeguata programmazione locale che punti a rinnovare e innovare il sistema dei servizi.
LA PROVINCIA PER UN NUOVO PATTO ETICO CON IL TERZO SETTORE
La sicurezza sociale si realizza attraverso processi di inclusione a cui partecipano più operatori del sociale.
Occorre uscire da quell’ambito ristretto in cui le politiche sociali sono state finora confinate, poiché si continua erroneamente a considerarle un insieme di servizi e interventi rivolti a uno strato “marginale” della popolazione, agli esclusi, all’area del disagio, pertanto come sola voce di spesa.
Le politiche sociali rappresentano l’infrastruttura necessaria non solo per garantire localmente coesione sociale e benessere alle persone, ma anche sviluppo locale, in quanto capaci di generare sviluppo economico, come possibile potenziale d’impresa, e pertanto occupazione.
L’attuale crisi economica impone un cambiamento di prospettiva, il suo superamento passa anche attraverso un forte investimento sul sistema dei servizi alla persona affinché possa essere rinnovato e innovato. Occorre promuovere nuovi processi partecipativi.
A questa impresa è chiamato a concorrere il terzo settore come corpo intermedio della società in grado di contribuire a recuperare e ritessere relazioni e legami sociali. Si pone pertanto la necessità di realizzare e stipulare un nuovo patto etico con il terzo settore, una nuova collaborazione che garantisca il superamento del modello economicistico a cui gli Enti locali si attengano nell’affidamento dei servizi.
La clausola sociale impegna gli Enti locali nei confronti del terzo settore; la formazione degli operatori sociali e il riconoscimento del loro ruolo produce sicurezza sociale perché vengono riconosciuti a chi non ha voce servizi e opportunità per superare le difficoltà oggettive.
Il terzo settore è una risorsa essenziale, che va collocata in un modello di impresa solidale, individuando nuovi strumenti di partecipazione tra la Provincia e il terzo settore per definire indirizzi e politiche di welfare locale.
IL RUOLO DEI PIANI DI ZONA
Nella loro seconda triennalità, i Piani di zona devono poter coinvolgere tutti i settori dell’Ente costituendo coordinamenti interassessorili affinché le varie politiche si integrino in una visione unitaria, in un piano di area vasta che coordini e promuova politiche di inclusione sociale i cui settori di intervento possano interessare i senza fissa dimora, i rifugiati, i residenti in campi di transito o stanziali e sviluppino un intervento per una reale mediazione dei conflitti.
MIGRANTI
La Provincia deve investire le proprie risorse per favorire processi di integrazione della popolazione migrante e promuoverne la partecipazione attiva nelle nostre comunità. Di qui la necessità di predisporre strumenti di partecipazione che possano anticipare anche il diritto al voto tuttora negato ai migranti.
Si propone pertanto:
-la costituzione di un’Assemblea rappresentativa permanente delle associazioni dei migranti presenti sul proprio territorio alfine di recepire le istanze di ogni comunità;
-il potenziamento del sito ATLANTE, quale osservatorio permanente del processo di integrazione sul territorio provinciale. Il portale, nonché lo sportello telematico di informazione sociale, devono potersi adeguare alle esigenze di comunicazione multilinguistica, capace di informare adeguatamente tutti i cittadini e le cittadine del territorio.
PER UNA PROVINCIA SOSTENIBILE E SOLIDALE
Al centro delle politiche provinciali va posta la ricostruzione di legami sociali e di classe capaci di rinnovare le vertenze di territorio, di rompere l’isolamento individualistico a cui precarietà e impoverimento costringono le vite quotidiane.
Riteniamo che la Provincia debba impegnarsi per costruire opportunità di aggregazione sociale, di partecipazione e di cittadinanza attiva capaci di superare le relazioni economiche esistenti attraverso il sostegno, la promozione e la diffusione di concrete esperienze di organizzazione popolare ispirate al modello del “consumare meno per vivere meglio” in contrasto alle disuguaglianze sociali e per la salvaguardia dei beni comuni e dell’ambiente.
Il sostegno e il coordinamento di esperienze come i GAS o GAP (Gruppi d’acquisto solidale e popolare), che mettono in campo forme di autorganizzazione e nuovo mutualismo, potrebbe estendere la loro praticabilità fuori dagli ambiti socio-culturali in cui sono nate per metterle alla portata di più ampi strati sociali, sostentarle fattivamente e rafforzarne la loro capacità di condizionamento del mercato. Affiancare tali esperienze nel lavoro di ricerca di fornitori di merci particolari, come nel caso dell’energia da fonti rinnovabili, e metterle in rete per costruire spazi sempre più ampi alternativi all’economia capitalista, tutto ciò, in sintesi, affiderebbe all’Ente pubblico il ruolo di sostegno alla costruzione di distretti dell’economia solidale, i quali, di fronte all’attuale crisi del capitalismo globalizzato, potrebbero rappresentare una significativa risposta locale al bisogno di giustizia sociale, sicurezza e benessere relazionale.
PER LA TUTELA DEI CONSUMATORI
Riteniamo inoltre indispensabile individuare un’area di nuove deleghe legate alla difesa dei consumatori, senza per ciò configurare un aumento del numero degli assessori, poiché è mancata ad oggi un’attenta politica di controllo e contenimento dei prezzi, di orientamento dei cittadini verso
consumi più sobri e salubri, di attivazione di patti di filiera per la difesa dei consumi essenziali e lo sviluppo locale.
È un programma che abbiamo avviato in questi anni con l’attività dell’assessorato alla Solidarietà sociale, sperimentando concretamente il sostegno al reddito dei cittadini attraverso la finanza etica, forme di consumo collettivo attraverso i Gruppi d’acquisto e favorendone l’innesto tra gli strumenti di pianificazione territoriale previsti dalla legge quadro sull’Assistenza 328/00, per garantirne una durevole permanenza tra le attività sociali.
PROGRAMMA DI CONTRASTO ALLA VULNERABILITÀ SOCIALE
La Provincia di Torino con il Programma di contrasto alla vulnerabilità sociale ha messo in atto azioni concrete di sostegno che, a fronte dell’attuale crisi, vanno potenziate con maggiori stanziamenti e con l’adeguamento di personale in grado di mettere la struttura nelle condizioni di programmare ed elaborare azioni coordinate con il territorio.
La Provincia dovrà:
1) investire maggiormente sul sistema informatico e sull’Osservatorio delle politiche sociali, indispensabile per una programmazione che migliori il modello di sicurezza sociale;
2) acquisire un modello di governo che risponda a una maggiore collegialità per integrare le diverse politiche, che sviluppi efficacemente modelli amministrativi in grado di potenziare interventi intersettoriali, progettualità e un uso delle risorse, specie quelle comunitarie, in un’ottica
integrata.
UNA PROVINCIA PER I GIOVANI
La Provincia deve investire risorse proprie, passando dall’“amministrazione” delle politiche giovanili alla progettazione partecipata delle stesse.
È necessario introdurre una lettura e un’azione di genere nelle politiche giovanili per una programmazione trasversale, che vada a integrarsi con i vari strumenti di programmazione locale tale da garantire un livello di coordinamento tecnico-politico capace di attivare le energie e le risorse presenti nell’Ente, per sviluppare programmi che possano orientare e supportare la coprogettazione con il territorio, attraverso l’utilizzo di risorse regionali, nazionali e comunitarie, risorse utili a consentire lo sviluppo di politiche che facilitino partecipazione attiva dei giovani, per un reale accesso al credito, alla formazione, al lavoro, alla casa.
La Provincia dovrà dotarsi di strumenti di partecipazione specifici che introducano un modello di collaborazione con l’istituzione del Forum provinciale.
URBANISTICA
La Provincia deve intervenire per mezzo di Piani territoriali di sviluppo che pongano vincoli e limitazioni alla crescente richiesta da parte dei Comuni di cementificare il territorio per acquisire oneri dai costruttori che alleggeriscano i bilanci comunali, spesso provati dai mancati trasferimenti statali: una risposta sbagliata a un grave problema.
AMBIENTE
GESTIRE I RIFIUTI OTTENENDO RISORSE NATURALI E OCCUPAZIONE
Il recente Studio del Politecnico di Torino in materia di rifiuti conferma, con dati scientifici inoppugnabili, quanto Rifondazione Comunista sostiene da tempo. Una seria politica di raccolta differenziata che permetta di raggiungere e superare i limiti stabiliti dalla legge 152/06 (65% di raccolta differenziata entro il 2012) e quelli della recente Direttiva europea 2008/98, garantiscono risultati molto positivi in tutte le direzioni: 1) ambientali, grazie alla riduzione degli impatti dovuti allo smaltimento, al recupero di materiali in via di esaurimento e alla produzione di compost per l’agricoltura; 2) energetici, grazie all’entità del risparmio, superiore a quello che si otterrebbe dalla cosiddetta “termovalorizzazione”; 3) climatici, grazie alla riduzione delle emissioni climalteranti dovute ai processi di smaltimento finale; 4) economici, grazie all’aumento considerevole del risparmio per il mancato costo di smaltimento; 5) occupazionali, per il consistente impiego di manodopera ripagato abbondantemente dai mancati costi di smaltimento (ipotizziamo circa 200 addetti per ogni 5% di raccolta differenziata nella Provincia).
Questo impone la revisione del Piano provinciale per la gestione dei rifiuti che preveda, accanto a una politica chiara di riduzione dei rifiuti prodotti, una consistente riduzione dei volumi
d’incenerimento che, come primo passo, annulli l’ipotizzata realizzazione di un secondo impianto d’incenerimento. Riteniamo poi necessario intervenire a valle della raccolta differenziata, con trattamento meccanico biologico, per favorire ulteriori recuperi di materia e di biogas.
Sarà inoltre necessario avviare un processo di unificazione della tariffa a carico degli utenti, per ottenere la quale è fondamentale estendere la raccolta a domicilio dei rifiuti e separare i costi relativi l’igiene urbana e lo spazzamento da quelli relativi al ciclo dei rifiuti, che comprende la raccolta, il trasporto e ogni ulteriore fase di gestione, compreso lo smaltimento finale. In questo modo si potrà differenziare la tariffa a favore di chi fa più raccolta differenziata.
L’ACQUA, UN BENE COMUNE DA MANTENERE PUBBLICO
La gestione dell’acqua deve rimanere pubblica. A tal fine occorre garantire la proprietà e il controllo delle aziende che forniscono tale servizio.
Al fine di ridurre gli imballaggi e di ridurre i costi a carico dei cittadini, la Provincia si impegna a favorire, in rapporto con la Regione e i Comuni, politiche concrete ed efficaci per superare progressivamente l’uso delle acque minerali a favore dell’acqua potabile. A tal fine sarà importante potenziare la capacità di controllo della qualità dell’acqua potabile.
Proprio per ridare all’acqua potabile l’uso proprio indirizzato all’alimentazione e alla cura dei viventi, sarà prioritario l’impegno da parte della Provincia, in collaborazione con la Regione e gli altri Enti locali, volto a:
1) ridurre consistentemente lo spreco dell’acqua potabile, garantendo la manutenzione straordinaria degli acquedotti al fine di ridurne le perdite;
2) stimolare pratiche diverse in agricoltura al fine di ridurre l’uso di acqua per l’irrigazione;
3) promuovere l’inserimento progressivo dell’obbligo di utilizzare acque riciclate per i processi produttivi delle industrie e per l’irrigazione.
Tutte queste pratiche, anche in osservanza del Piano di tutela delle acque della Regione, permetteranno una riduzione degli usi impropri delle acque potabili, riducendo il fabbisogno ed evitando così di realizzare megainvasi artificiali per portare l’acqua nei grandi centri urbani, che impoverirebbero pesantemente i territori delle nostre valli montane (ad esempio l’ipotizzata diga di Combanera in valle di Viù).
Riteniamo importante intervenire sui sistemi di depurazione delle acque per ridurre consistentemente la quantità di fanghi mandati ad aumentare sempre più i rifiuti che vanno a smaltimento. È anche per questo che riteniamo profondamente sbagliata l’autorizzazione a dotarsi di dissipatori da lavandino per i residui dell’alimentazione, approvata lo scorso dicembre in Parlamento all’interno della legge 210/08 (in occasione dell’emergenza rifiuti di Napoli).
Impegneremo la Provincia e la Regione affinché ciò non avvenga, al fine anche di evitare l’intasamento delle condutture fognarie.
NO AL NUCLEARE. RISTRUTTURARE GLI EDIFICI PUBBLICI PER OTTENERE SICUREZZA,
RISPARMIO ENERGETICO ED ENERGIA SOLARE
La grave crisi energetica di questi anni si accompagna a quella delle alterazioni climatiche e a quella dell’inquinamento dell’aria, causate dall’incremento costante dei processi di combustione.
È fondamentale quindi che la nostra Provincia sia al centro dell’iniziativa per liberarci dalla schiavitù dei combustibili fossili e dei processi di combustione. In tal senso è prioritario ridurre i consumi energetici e sviluppare l’utilizzo di fonti rinnovabili, privilegiando il sole con pannelli
termici e fotovoltaici. È fondamentale in tal senso misurare l’efficacia degli interventi in base a criteri di massima efficienza, anche per ridurre il costo economico per unità di energia ottenuta.
La Provincia si impegna affinché le ristrutturazioni degli edifici pubblici garantiscano interventi concreti ed efficaci finalizzati ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici e la capacità di produrre calore e acqua calda per mezzo di impianti geotermici a bassa temperatura, pompe di calore, pannelli solari termici, biomasse ad alto rendimento. Questo, accompagnato alle ristrutturazioni degli edifici scolastici può rappresentare una grande opera per la sicurezza, il risparmio e l’ambiente. Occorrerà inoltre favorire tali realizzazioni anche presso utenze private.
Al fine di garantire la massima capacità economica di tali interventi, gli assessorati competenti potranno avvalersi, quando necessario, di Energy Service Company (E.S.CO.) con il compito di realizzare gli interventi indirizzati alla miglior efficienza energetica degli edifici, sulla base di contratti che permetteranno il recupero degli investimenti nell’arco del numero di anni stabiliti, attraverso i minori costi energetici sostenuti dalla gestione dell’edificio (questo garantirà anche l’efficacia dell’intervento).
La Provincia rifiuterà la realizzazione di qualsiasi impianto nucleare, sia sperimentale sia per la produzione.
INQUINAMENTO ATMOSFERICO
È indispensabile una politica intensa e concreta che riduca l’inquinamento atmosferico della nostra Regione e di tutta la Pianura padana. In questo quadro allarmante Torino primeggia, fra tutte le città italiane, per il numero di giornate in cui supera il livello massimo di emissioni di polveri sottili previsto dalla legge: 181 giorni su 366 nel 2008 e già 41 nei primi due mesi di quest’anno.
Gli interventi della Provincia debbono ridurre le principali cause, dovute ai processi di combustione che derivano da impianti di riscaldamento, centrali termoelettriche, incenerimento di rifiuti industriali, impianti industriali, ma soprattutto dai veicoli a motore a combustione, in continuo aumento (che si aggraverebbero con l’introduzione di consistenti quantità d’incenerimento di rifiuti urbani).
A tal fine bisognerà agire per sostituire tutte le caldaie ancora funzionanti a carbone e a gasolio; predisporre un grande Piano per il trasporto pubblico, con al centro la ferrovia per i pendolari, ma anche tutti quei servizi collettivi che integrano il trasporto ferroviario, la realizzazione di tutti i parcheggi d’interscambio alla periferia delle aree metropolitane serviti da adeguati servizi pubblici di trasporto collettivo; limitare al massimo la realizzazione di parcheggi interni alle aree urbane per ridurre il transito veicolare in città.
Da molti anni, per legge, è prevista la figura del Mobility Manager, che dovrebbe intervenire per favorire e imporre l’utilizzo dei mezzi di trasporto in modo collettivo. Questa figura è prevista in tutte le aziende private con più di 800 addetti, anche in sedi differenti, negli Enti pubblici con più di 300 dipendenti. Occorrerà verificare quanto è stato fatto e designare un servizio di Mobility Manager provinciale che intervenga per garantire il rispetto di tale legge con risultati efficaci.
Argomenti affrontati:
-crisi, risorse pubbliche e occupazione
-no ai licenziamenti
-no alle delocalizzazioni
-banche
-sostegno al reddito
-formazione professionale e centri per l’impiego
-trasporti
-le “grandi opere” inutili
-tav
-tangest
-le nostre “grandi opere” utili: trasporti e scuola
-trasporto pubblico
-il piano strategico provinciale sui trasporti
-edilizia scolastica
-investimenti per l’educazione
-la provincia e i diritti di cittadinanza
-ruolo della provincia nel welfare locale
-sportelli di informazione
-la provincia per un nuovo patto etico con il terzo settore
-il ruolo dei piani di zona
migranti
-per una provincia sostenibile e solidale
-per la tutela dei consumatori
-programma di contrasto alla vulnerabilità sociale
-una provincia per i giovani
-urbanistica
-ambiente
-gestire i rifiuti ottenendo risorse naturali e occupazione
-l’acqua, un bene comune da mantenere pubblico
-no al nucleare. Ristrutturare gli edifici pubblici per ottenere sicurezza, risparmio energetico ed energia solare
-inquinamento atmosferico
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