Santena, l’impegno della scuola rispetto ai ragazzi problematici

Santena – 9 febbraio 2015 – A Martino Pollone, vicario all’Istituto comprensivo abbiamo chiesto quali interventi la scuola ha portato avanti in questi anni rispetto ai ragazzi problematici?

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Santena_scuoleElementari_ott2013Martino Pollone aggiunge: «Sempre in questi anni, rispetto a questi problemi, oltre all’approccio, è mutata anche la metodologia di intervento. Oggi una serie di esperti varcano i cancelli delle scuole e arrivano nelle classi e dialogano con docenti e studenti, portando esperienze concrete. Abbiamo fatto passi in avanti anche nella Cooperativ learning, quale metodologia complessiva di gestione della classe: si studia insieme, in gruppi, cercando di andare oltre quello che è il libro che è molto più individuale. Lavoriamo insieme anche per cercare di modificare i diversi gruppi che vengono a formarsi nelle classi e per far sì che ci sia un confronto costante e si arrivi all’accettazione degli altri. Ancora, in questi anni, molti contenuti sono entrati a pieno titolo nel POF, Piano dell’offerta formativa, e sono quotidianamente portati avanti dai docenti. In classe arrivano esperti dell’Asl, così come esponenti delle forze dell’ordine. L’obiettivo è cercare di far ragionare i ragazzi su alcune tendenze, non sempre positive e sui problemi che comportano. Le occasioni per riflettere non mancano: il problema è che non sempre vengono colte dai ragazzi. E le difficoltà di attenzione e concentrazione da parte degli studenti sono sempre maggiori».

Santena_media falcone_ingre«Le proposte di attività che si fanno ai ragazzi sono tante – aggiunge Martino Pollone –. Il fatto è che, a mio modo di vedere, la scuola è considerata dai genitori e ancor di più dai ragazzi solo come una delle tante agenzie formative. Anche se i ragazzi vivono metà della giornata a scuola questo non vuol dire che la scuola riesca a imporsi come agenzia educativa trainante. Va anche detto che quando al di fuori della scuola c’è un vuoto di contenuto diventa molto, molto difficile, intervenire. Rispetto agli episodi riconducibili a forme di bullismo, successi negli ultimi mesi in città, vorrei anche far presente che i ragazzini che danno anche grossi problemi al di fuori del mondo scolastico, quando sono a scuola sono abbastanza nella norma. Certo, magari non studiano tanto, però non hanno comportamenti devianti pesanti». Il vicario aggiunge: «Io penso che quando si verificano queste situazioni con dei ragazzini in età di scuola media il treno lo si è già perso, prima. Molto probabilmente le famiglie – o la società – non li hanno seguiti come sarebbe auspicabile e necessario. A questi ragazzi sono mancati ascolto e dialogo per cui è mancato il passaggio di valori. Questi ragazzini arrivano con un grande vuoto dentro nell’età dell’adolescenza in cui già c’è un rifiuto o un’opposizione a ciò che hanno intorno. In quel momento qualunque azione diventa difficilissima. Ad esempio, se si chiede a questi ragazzini giustificazione per atti anche gravi che hanno compiuto, le motivazioni o non arrivano o sono disarmanti: “L’ho fatto per gioco”, “Per scherzo”, oppure “Perché in quel momento mi è saltato in mente”».

santena scuole elementari cavourMartino Pollone, chiude così: «A fronte del grande lavoro pedagogico ed educativo portato avanti dalla scuola non è detto che i risultati arrivino in fretta. Possiamo solo sperare che arrivino e che si possano anche vedere. Credo anche che, da parte delle famiglie, debba esserci la capacità di attenzione e di lavorare insieme ai bambini e ai ragazzi, perché se non si parte di lì e ci perdiamo gli anni delle elementari e si arriva alle medie è poi difficilissimo riuscire a recuperare un rapporto che non c’è. E anche la crisi occupazionale ed economica gioca un suo ruolo, negativo. Molti ragazzini si erano abituati ad avere tutto quello che gli saltava in testa. E anche oggi, in tempo di crisi, cercano comunque di soddisfare ogni desiderio, in ogni modo».

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