Santena – 9 febbraio 2015 – A Martino Pollone, vicario all’Istituto comprensivo abbiamo chiesto quali interventi la scuola ha portato avanti in questi anni rispetto ai ragazzi problematici?
«La scuola da anni, si è attrezzata con una serie di iniziative rispetto ai ragazzi che possiamo definire problematici, così come ha affrontato le difficoltà di rapporti tra i ragazzi, come le prevaricazioni rispetto ai compagni di classe e gli episodi di mancanza di rispetto – spiega Martino Pollone –. Interventi da parte degli insegnanti sull’esigenza di comportamenti rispettosi e sulla cosiddetta convivenza civile sono presenti da sempre. Negli ultimi dieci anni sono stati strutturati in progetti. Sempre negli ultimi anni sono arrivate anche proposte da parte dell’Asl, ad esempio la formazione dei docenti con il progetto Unplugged, che prospetta un percorso di prevenzione rispetto alle tante forme di dipendenza. Il progetto ha una parte che riguarda le dinamiche di gruppo e su come possano condizionare gli studenti, sino ad arrivare a comportamenti devianti. Si tratta di un progetto avviato una decina di anni fa nella scuola secondaria».
Martino Pollone aggiunge: «Sempre in questi anni, rispetto a questi problemi, oltre all’approccio, è mutata anche la metodologia di intervento. Oggi una serie di esperti varcano i cancelli delle scuole e arrivano nelle classi e dialogano con docenti e studenti, portando esperienze concrete. Abbiamo fatto passi in avanti anche nella Cooperativ learning, quale metodologia complessiva di gestione della classe: si studia insieme, in gruppi, cercando di andare oltre quello che è il libro che è molto più individuale. Lavoriamo insieme anche per cercare di modificare i diversi gruppi che vengono a formarsi nelle classi e per far sì che ci sia un confronto costante e si arrivi all’accettazione degli altri. Ancora, in questi anni, molti contenuti sono entrati a pieno titolo nel POF, Piano dell’offerta formativa, e sono quotidianamente portati avanti dai docenti. In classe arrivano esperti dell’Asl, così come esponenti delle forze dell’ordine. L’obiettivo è cercare di far ragionare i ragazzi su alcune tendenze, non sempre positive e sui problemi che comportano. Le occasioni per riflettere non mancano: il problema è che non sempre vengono colte dai ragazzi. E le difficoltà di attenzione e concentrazione da parte degli studenti sono sempre maggiori».
«Le proposte di attività che si fanno ai ragazzi sono tante – aggiunge Martino Pollone –. Il fatto è che, a mio modo di vedere, la scuola è considerata dai genitori e ancor di più dai ragazzi solo come una delle tante agenzie formative. Anche se i ragazzi vivono metà della giornata a scuola questo non vuol dire che la scuola riesca a imporsi come agenzia educativa trainante. Va anche detto che quando al di fuori della scuola c’è un vuoto di contenuto diventa molto, molto difficile, intervenire. Rispetto agli episodi riconducibili a forme di bullismo, successi negli ultimi mesi in città, vorrei anche far presente che i ragazzini che danno anche grossi problemi al di fuori del mondo scolastico, quando sono a scuola sono abbastanza nella norma. Certo, magari non studiano tanto, però non hanno comportamenti devianti pesanti». Il vicario aggiunge: «Io penso che quando si verificano queste situazioni con dei ragazzini in età di scuola media il treno lo si è già perso, prima. Molto probabilmente le famiglie – o la società – non li hanno seguiti come sarebbe auspicabile e necessario. A questi ragazzi sono mancati ascolto e dialogo per cui è mancato il passaggio di valori. Questi ragazzini arrivano con un grande vuoto dentro nell’età dell’adolescenza in cui già c’è un rifiuto o un’opposizione a ciò che hanno intorno. In quel momento qualunque azione diventa difficilissima. Ad esempio, se si chiede a questi ragazzini giustificazione per atti anche gravi che hanno compiuto, le motivazioni o non arrivano o sono disarmanti: “L’ho fatto per gioco”, “Per scherzo”, oppure “Perché in quel momento mi è saltato in mente”».
Martino Pollone, chiude così: «A fronte del grande lavoro pedagogico ed educativo portato avanti dalla scuola non è detto che i risultati arrivino in fretta. Possiamo solo sperare che arrivino e che si possano anche vedere. Credo anche che, da parte delle famiglie, debba esserci la capacità di attenzione e di lavorare insieme ai bambini e ai ragazzi, perché se non si parte di lì e ci perdiamo gli anni delle elementari e si arriva alle medie è poi difficilissimo riuscire a recuperare un rapporto che non c’è. E anche la crisi occupazionale ed economica gioca un suo ruolo, negativo. Molti ragazzini si erano abituati ad avere tutto quello che gli saltava in testa. E anche oggi, in tempo di crisi, cercano comunque di soddisfare ogni desiderio, in ogni modo».
**
Twitter @rossosantena