La guerra in Libia e l’esperienza di Santena

Santena – 17 febbraio 2015 – Forse la città di Camillo Cavour, dopo la Sicilia e la Calabria, è il luogo che meglio può comprendere il dramma dell’Italia. La vicenda Prodit tiene desta l’attenzione sulla Libia e sui rischi di una Crociata.

libiaI Santenesi sanno che il più grande statista italiano non esitò ad allearsi con la Turchia mussulmana per tenere la Russia lontana dai Dardanelli, dal Mediterraneo e dal canale di Suez. Oggi Cavour, per la sicurezza nel Mediterraneo e nell’area del canale di Suez, probabilmente suggerirebbe all’Italia e all’Europa di scegliere tra l’intervento diretto e l’alleanza con l’Egitto di AL-Sisi.

Ricordate. Nel 2011 la Prodit annunciò di voler ospitare fino a 1.000 giovani, maschi per formarli e quindi rinviarli nel loro Paese, a costituire il nuovo ceto dirigente. Il Comune preoccupato fece una cosa giusta. Prese contatto con la Provincia, la Regione, la Città di Torino e con lo Stato: 1.000 Libici non erano affare da risolvere a Santena. Da allora non se n’è saputo più nulla. Chissà qual era il disegno di un’operazione che sembrava miscelare la legittima difesa degli interessi nazionali, interessi aziendali ed enigmi di sapore mediorientale e coloniale? La vicenda comunque segnalava un grave stato di disordine sul quale bisognava intervenire prima che fosse troppo tardi.

Nel frattempo la Libia è sempre più fuori controllo. Anche l’ISIS cerca di prendere il potere nel Paese distante sole poche centinaia di chilometri marittimi dall’Italia. Un territorio da cui passa l’esodo di popoli in fuga dai totalitarismi religiosi e tribali e dal disfacimento di Stati come la Siria e l’Iraq. Quattro anni dopo la morte di Gheddafi l’ex colonia, divisa in clan e tribù, è una minaccia per la nostra patria europea. Il sospetto che la Guerra civile voluta da Sarkozy e sostenuta da Regno Unito e USA tendesse a danneggiare l’U.E., l’Italia e l’Eni, nel frattempo, si è rafforzato. L’Italia, primo partner economico, continua a fronteggiare la concorrenza di Cina, Turchia, USA, Russia e Paesi europei interessati alle grandi risorse di idrocarburi di uno Stato poco popolato, in posizione strategica fra Europa mediterranea e Africa Sub-Sahariana. L’augurio è che Roma e l’Europa non perdano terreno. La Penisola non può tirarsi indietro, in caso di intervento dell’Onu, perché l’ex Colonia è sulla porta Sud dell’Unione Europea.

La maledizione del petrolio si abbatte su un popolo incapace di governarsi che fino a ieri era tra i più ricchi dell’area. Una sciagura che si riverbera all’interno, tra le tribu e i clan che si contendono la ricchezza drogata dagli idrocarburi e a livello internazionale dove il ribasso del prezzo del greggio sta dettando nuovi assetti nei poteri internazionali. Forse l’Europa e l’Italia al posto di una crociata dovrebbero imporre il controllo del traffico clandestino del petrolio, delle armi e dell’immigrazione e contemporaneamente combattere il tribalismo localistico e regionale, favorendo l’Islam moderato.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 16 febbraio 2015

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