SANTENA – 2 giugno 2009 – Di seguito il discorso che il sindaco Benny Nicotra, in occasione dell’anniversario della nascita della Repubblica, ha rivolto ai cittadini, alle autorità e ai volontari delle associazioni.
Di seguito il discorso del sindaco, pronunciato da un pulpito posizionato a lato della lapide dei caduti, davanti al municipio.
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Si celebra oggi il compleanno della nostra Repubblica; un bel traguardo, perché questa data del 1946 ha coinciso con la riconquista della democrazia e con l’inizio della ricostruzione anche economica, dopo che la guerra ci aveva lasciati in ginocchio, in una miseria che oggi ci risulta difficile comprendere e ricordare.
La democrazia per il nostro Paese è stata una bella cura, ci ha aperto opportunità che prime erano difficili da immaginare, e di questo non ci dobbiamo stupire, perché i fatti della storia stanno lì a dimostrare che la forma di governo influisce anche sullo sviluppo economico.
Non vi è dubbio, infatti, che, con poche eccezioni, i governi autoritari si accompagnano alla miseria, mentre la libertà di opinione politica coincide quasi sempre con un alto tasso di ricchezza, ben distribuita fra le varie classi della popolazione, anche grazie alla esistenza di un robusto ceto medio.
Da questo punto di vista è significativo ricordare una grande istituzione internazionale, che è praticamente coetanea della nostra Repubblica, avendola preceduta di poco più di un mese.
Fu infatti nell’aprile del 1948, con il nome di Oece – Organizzazione per la cooperazione economica – che si firmò a Parigi una convenzione per garantire il libero scambio in termini di merci e di capitali, inizialmente per aiutare i paesi europei uscenti dalla seconda guerra mondiale a utilizzare al meglio gli aiuti del Piano Marshall.
Dopo una evoluzione durata una dozzina di anni, nel 1961 si trasformò in quella che oggi è l’Ocse – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – che è cresciuta nel tempi passando dai 16 Paesi ai 30 attuali, sparsi in tutto il mondo, e che hanno in comune il fatto di rispettare insieme le due libertà, quella di mercato e quella politica.
La libertà di pensiero e di organizzazione politica è infatti la condizione necessaria per potere dare impulso all’economia attraverso l’attività di libera impresa.
Il popolo italiano, appena ha avuto la possibilità di muoversi liberamente, ha sfruttato al meglio le opportunità, e il nostro Paese è entrato nel gruppo delle prime dieci economie del mondo.
La festa della Repubblica non è quindi soltanto una festa di orgoglio puramente nazionale, ma ha anche un valore nel contesto internazionale, cioè è anche il simbolo dell’ingresso dell’Italia in un club – che purtroppo è ancora abbastanza ristretto – quello dei Paesi dalla civiltà più evoluta.
Quando si parla di orgoglio nazionale, però, il tema ha un suo interesse particolare per l’Italia, che, per la sua storia, è un Paese in cui l’unità – intesa anche come unità dello Stato – risale soltanto a 150 anni fa.
E infatti, rispetto ad altre nazioni europee, a noi manca proprio un po’ di orgoglio. Siamo sempre pronti a riconoscere ad altri paesi qualità che in realtà non hanno, o hanno nella stessa nostra misura.
Dovremmo invece essere consapevoli che in Italia non abbiamo nulla da invidiare ad altri, dalla qualità della vita, alla solidarietà, come ci ha insegnato la vicenda dell’Abruzzo, e, perché no, alla innovazione anche tecnologica, come dimostra il salto di qualità che la Fiat sta facendo in questi mesi, proprio grazie alla capacità di diventare leader in quello che è il nucleo fondamentale della tecnologia automobilistica, il motore.
Aggiungo, concludendo, che ci sono due qualità importanti che gli italiani hanno dimostrato in questi ultimi tempi e che a mio parere proprio nel contesto di questa crisi internazionale ci permetteranno di uscire con dei vantaggi: la capacità di fare risultati in situazioni di difficoltà, di scarsità di risorse, e la serietà in campo finanziario.
Su quest’ultimo punto in particolare vorrei soffermarmi: vi ricordate i pareri sprezzanti che alcuni quotidiani economici anglosassoni davano all’Italia negli anni scorsi? Adesso, dopo la esplosione della bolla speculativa, della cosiddetta “economia di carta”, appare chiaro che forse siamo noi a poter dare lezioni di buon senso e di serietà in questo settore, sia pure senza darci delle arie e pensare di essere superiori agli altri, come è nostro costume.
Viva la repubblica
Viva l’Italia. Grazie
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Dopo il discorso del primo cittadino la festa della Repubblica si è chiusa con l’ammaina bandiera.