Santena – 8 dicembre 2015 – Un’avventura alla Lawrence d’Arabia. La storia di Santena è un pozzo senza fondo, ricco di sorprese. Ernesto, senza pregiudizi e con tanta curiosità, ci guida in un gioco di tempi e luoghi che legano presente, passato e futuro. Il suo diario di viaggio, pubblicato dai suoi parenti, svela le complessità vecchie e nuove del Mondo, dimostrando che senza cultura della storia politica e delle religioni non si può capire il contesto globale in cui viviamo.
Se volete seguirlo nel viaggio prendete una bella cartina del Medio Oriente che abbia al centro la Siria e l’Iraq.
E’ partito in treno da Torino.
Il 27 settembre s’è imbarcato a Genova, primo scalo Livorno, poi Civitavecchia, Napoli, Messina, Malta e Alessandria d’Egitto. A Beirut ha sentito parlare dei massacri di Cristiani in Siria. Infine è arrivato ad Alessandretta, in Turchia. Da qui, a cavallo, ha raggiunto Aleppo, nel nord della Siria, oggi capitale della rivolta contro il governo filo russo di Assad, abitata da grosse comunità di Ebrei e Cristiani, da cui sono scappati decine di migliaia di profughi diretti in Europa.
Il 16 ottobre ha visitato un villaggio di Curdi che ora lottano al fianco delle potenze occidentali contro l’ISIS e sono bombardati dai Turchi. Su questi cieli è stato abbattuto l’aereo caccia russo che ha alzato lo scontro tra Putin e Erdogan. Qui intorno, dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi, Francesi, Britannici e Tedeschi fanno raid aerei contro un nemico che inneggia al vecchio e al nuovo Califfato senza che si sia precisata un’unitaria strategia europea.
Ad Aleppo partecipa a un matrimonio misto arabo-cattolico celebrato da 3 vescovi: Greco, Armeno e Cattolico Romano.
Un tempo, su queste terre, comandava il Califfato turco.
La strada verso Nord-Est lo porta ad Akhtarin, Kourouschi e Birecik, in Mesopotania, sulle sponde dell’Eufrate, area che gli ricorda le colline astigiane lambite dal Tanaro.
Nei dintorni di Edessa (Urfa) vede vestigia romane. Siamo nei luoghi dell’Antico Testamento, terra sacra per le tre religioni monoteiste della scrittura: Ebraica, Islamica, Cristiana.
In città vivono 40.000 anime di cui 15.000 tra Ebrei, Giacobiti, Siriani, Armeni e Cattolici.
Il 7 novembre è a Siverek, fondata dai Sumeri. Sulla strada per Diyarbakir nella Turchia sud-orientale, vede il posto in cui l’anno prima è stato assassinato il vice ambasciatore del Papa. La città, affacciata sul Tigri a 2.000 m s.l.m., ha 30.000 abitanti, per la metà Cristiani; di questi 2.000 sono Cattolici ma divisi in vari riti.
Siamo nel Kurdistan Turco, dove a fine novembre 2015, in un attentato, è stato ucciso Tahir Elci, l’avvocato dei Curdi.
Le strade sono malsicure, di notte si monta la guardia, di giorno si viaggia con il colpo in canna.
La fine dell’Impero Turco e gli errori degli occidentali, inebriati dal petrolio, hanno lasciato nei secoli furori religiosi, anti progressismo, interessi contrapposti che si manifestano soprattutto nella repressione della libertà femminile. Potentati locali e tribali lottano per il potere, in aree i cui confini sono sempre stati incerti, anche grazie agli errori dei Francesi e di Winston Churchill dopo la Prima Guerra mondiale. Il Pascià, che profitta a piene mani dei soldi di altri, è al di sopra della legge. Somiglia a certi cardinaloni odierni, che invece di essere perseguiti, fanno trascinare davanti al tribunale del Vaticano i giornalisti che hanno denunciato i loro misfatti.
Il viaggio verso il Golfo Persico prosegue su una zattera, sorretta da otri di capra. Un compagno di viaggio viene accusato di imprecare contro il Profeta e rischia di essere giustiziato. Si mangia montone, riso condito con burro, frittate alle erbe, rognoni, carne trita con cotogni e minestra con midollo, pane e uva, si beve caffè. A Rehani sosta accanto ai Beduini Arabi Sharabi e vede pure i Giannizzeri. A Mosul -da cui prende nome il tessuto di cotone in “mussolina”- città dell’Iraq, oggi controllata dall’ISIS, vivono 40.000 persone, di cui 8.000 Cristiani, Nestoriani, Giacobiti e pochi Cattolici divisi tra Siriani e Caldei. La sede del Vescovo è mezza in rovina. Mosul racchiude Ninive, la città di Nabucodonosor, il re di Babilonia che distrusse Gerusalemme e imprigionò gli Ebrei. Il personaggio che ispirò il “Va pensiero…” di Giuseppe Verdi, l’autore dell’opera lirica ”Aida”, la cui prima nel 1871 fu rappresentata ad Alessandria d’Egitto, in occasione dell’inaugurazione del Canale di Suez. A Ninive c’è la tomba del Profeta Giona, venerata nella Moschea, fatta esplodere dagli estremisti islamisti nel luglio 2014.
La strada prosegue per Kallek, attraversando la terra degli Yazidi, il popolo di religione islamica sufi, recentemente perseguitato dall’ISIS, costretto alla fuga dalle terre del Kurdistan in cui ha vissuto per millenni. Cacciati dai Sunniti e dagli Sciiti perché eretici che adorano l’Angelo Pavone di zoroastriana e cristiana memoria.
Tra Mosul e Kirkuk s’incontra il naft, il petrolio, ieri utilizzato per costruire la Torre di Babele, oggi primaria fonte di energia per cui si fanno le guerre. Nei dintorni c’è la famosa fiamma eterna di Baba Gurgur in cui Nabucodonosor gettò 3 Ebrei colpevoli di aver rifiutato di adorare un Dio del pantheon politeista. Nel Siraq si combatte anche una guerra fratricida per il controllo delle preziose acque mesopotamiche.
A Erbil, centro assiro teatro delle guerre tra Persiani, guidati da Dario, e Greci, di Alessandro Magno, si costeggia il confine iraniano, in direzione di Bagdad. La terra è fertile, si coltivano magnifici datteri, ulivi, grano, orzo, riso e ortaggi. Prima di entrare a Baghdad incontra pellegrini persiani che rendono omaggio alla tomba del settimo imam degli Sciiti. Del resto gli Sciiti, nemici dei Sunniti, considerano l’Imam Hussein uguale o superiore a Maometto. Il clima è pessimo, 50° per almeno tre mesi l’anno. Le varie tribù sono ingovernabili, assaltano persino reparti dell’esercito. Il caos, allora come adesso, è sovrano.
Baghdad oggi ha 7 milioni e mezzo di abitanti. Fino alla prima guerra mondiale è stata sotto i Turchi. Poi ci sono stati errori a ripetizione. L’inizio è nell’Afghanistan dei Mujaheddin e dei Talebani che sconfiggono l’Unione Sovietica nel 1989, sostenuti dagli Usa e finanziati da Osama Bin Laden. Prosegue con la prima guerra del Golfo, con l’11 settembre 2001 e poi con la seconda guerra del 2003 che portò alla caduta di Saddam Hussein, in un crescendo da cui sono nati Al-Qaeda e poi l’ISIS.
Ernesto continua il viaggio in vaporetto per sbarcare a Bassora, alla confluenza dei mitici Tigri ed Eufrate.
Ammira i resti di un sistema di governo delle acque che avrebbe fatto invidia a Camillo Cavour e visita le rovine della tomba di Zubayr “apostolo e discepolo di Maometto”. Durante una sosta un Imam sottolinea che alla morte ai mussulmani spettano bellissime donne, mentre agli infedeli tocca la dannazione. La condanna dell’infedele e dell’eretico non è solo dell’Islam ma contraddistingue ancor oggi pure l’Ebraismo e il Cristianesimo.
Da Bassora, in carovana, con 15 cammelli e 30 uomini di scorta, si muove ancora verso sud.
Lunedì 20 gennaio arriva in Kuwait e cammina sulla spiaggia del Golfo Persico dove si pratica la pesca delle perle destinate all’India.
Il Kuwait e l’Arabia Saudita sono oggi gli alleati ambigui dei paesi occidentali. Essendo Sunniti sostengono l’ISIS nella guerra contro gli Sciiti (Iraniani e Siriani) e di riflesso sostengono la battaglia contro gli infedeli occidentali che vivono in Europa e negli USA.
La missione però non ha l’esito sperato. Ernesto torna indietro.
I confini tracciati dagli Inglesi e dai Francesi sono impalpabili e inutili. Si chiede come fermare le incursioni degli Arabi ma nel deserto è troppo difficile, potendo svariare tra Iraq e Siria. Inizia il ramadan. Il 21marzo, Lunedì di Pasquetta, riparte. Il 30 è a Kirkuk. A Erbil nei campi le cavallette divorano i raccolti, entrano nelle tende, inquinano l’acqua. Sale quindi verso Mosul. Ad Asek dorme sospeso sul terrazzo per evitare gli scorpioni. Midyat, oggi in Turchia, è abitata da Cristiani divisi in due sette: Cattolici e Giacobiti o Monofisiti. Lunedì 30 giugno è di nuovo ad Aleppo, transita per Antiochia e poi va verso il mare pronto all’imbarco per rientrare a Torino. L’incarico di comprare i cavalli è assolto.
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Ernesto Balbo Bertone di Sambuy (1837-1909), nato a Vienna, figlio del Ministro Plenipotenziario del Regno di Sardegna, ha studiato a Bruxelles. Al rientro va ad abitare a Torino, in Contrada degli Angeli, vicino alla casa di Camillo Cavour. Alterna la sua residenza tra la Città e Santena, a San Salvà, nel castello di famiglia. E’ un bravo e ricercato fotografo. Ufficiale dell’Esercito, è stato Sindaco di Torino, Deputato e Vice Presidente del Senato del Regno d’Italia. A lui sono dedicati i giardini più importanti di Torino, davanti a Porta Nuova, dove c’è la sua statua.
Balbo Bertone fa parte di una spedizione incaricata di comprare preziosi cavalli arabi per le scuderie di Vittorio Emanuele II.
Le memorie del tour, di cui si consiglia la lettura, sono raccolte nel volume: Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, (Bertoun Testoun) “Il viaggio in Oriente 1861/1862”, ed. Centro Studi Piemontesi, 2012, a cura di Luigi Orombelli e Luca Pizzocheri.
Il viaggio, iniziato tre mesi dopo la morte di Camillo Cavour, è durato 327 giorni. Il diario è importante perché descrive terre in cui convivono popoli di religioni differenti, dove soprusi e orrori genereranno conflitti che il tempo, nonostante il progresso, ha ingigantito sull’onda di reciproci abusi. Sottolineando le esasperazioni del tribalismo e il nascere del nazionalismo, del colonialismo e dell’imperialismo le annotazioni ricordano come anche l’odierno sistema liberal-liberistico, governato da lobbies multinazionali, nonostante la propaganda, non riesca a garantire pace, democrazia e libertà alle persone, sia che vivano nella fiacca Europa, nell’opulenta America del Nord, nella sovrappopolata Cina, nel martoriato Medio Oriente.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 8 dicembre 2015
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