Santena, Coldiretti boccia il progetto di cementificare i terreni della Masseria

SANTENA – 04 luglio 2009 – Gianfelice Romano,  presidente della locale sezione Coldiretti, interviene in merito alla vicenda dei terreni della Masseria. Si tratta di una sintesi di quanto detto durante l’assemblea pubblica organizzata dei tre gruppi di minoranza il giorno 24 giugno scorso, nella sala di Villa Tana. La serata aveva per titolo “Un nuovo quartiere alla Masseria, un errore … per sempre».

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Gianfelice Romano, ha esordito così: «Le esperienze che si sono susseguite in questi anni a Santena – l’immigrazione, industrializzazione e ora la deindustrializzazione, i tanti scempi fatti al territorio – dovrebbero averci insegnato qualcosa. Purtroppo mi sembra che dal passato abbiamo appreso ben poco. Invece, io penso che dalla nostra storia dobbiamo tenere in dovuta considerazione le esperienze positive per non ripetere gli errori.  Molte volte agiamo come se volessimo farci del male da soli».

romano-gianfelice-04lug09Gianfelice Romano ha aggiunto: «Spesso abbiamo comportamenti un po’ schizofrenici. La gente punta il dito se in città manca qualche servizio o se non è di qualità. Per andare da un capo all’altro di Santena al massimo servono cinque minuti, eppure in tanti sono lì a chiedere ancora nuove strade. Là dove nuove arterie vengono costruite la popolazione si lamenta del traffico, della pericolosità e dell’inquinamento. In molti lamentano la presenza di poco verde, ma dove ci sono i campi ci si lamenta per la puzza che arriva quando si utilizza il letame. Io penso che bisognerebbe avere un atteggiamento più responsabile. A Santena, come in ogni altro centro agricolo, ci sono famiglie che coltivano la terra da generazioni e che resistono all’avanzata del cemento. Non tutti hanno ceduto alle tentazioni di vendere i terreni e capitalizzare i loro beni. Vendere il terreno può portare benefici immediati, ma è un vicolo cieco se si ragiona con la testa delle future generazioni».

«Questo tempo di crisi economica e occupazionale dovrebbe insegnarci qualcosa – ha continuato Romano –. La nostra società non è costruita in modo sostenibile. Faccio qualche esempio rispetto al mondo che conosco: la filiera ortofrutticola. Ogni giorno mi alzo poco dopo mezzanotte per portare gli ortaggi che produco al Caat – Centro agroalimentare di Orbassano. Da lì pomodori e insalate vengono trasportate a Milano e poi ritornano indietro, a Trofarello, per essere messe sui banconi dei supermercati. Gli zucchini mi vengono pagati pochi centesimi il chilogrammo mentre il consumatore per acquistarli sborsa più di un euro. E’ un sistema distorto che va cambiato. Mi chiedo che senso abbia far fare tutti questi chilometri alla merce se poi ritorna al punto di partenza. L’unica cosa che sale, oltre al prezzo finale, è l’inquinamento. Io penso che sarebbe ora di fermarci, ragionare e cambiare qualche nostro comportamento».

Gianfelice Romano ha aggiunto: «Anche per la vicenda dei terreni della Masseria cerchiamo di fare tesoro di quanto è già accaduto. In passato molte altre aree sono state sacrificate per far sorgere impianti produttivi e zone residenziali. Io non credo che lo sviluppo di una città debba necessariamente passare attraverso la distruzione di sempre nuovo terreno agricolo. Per la nostra città i pochi terreni fertili sono un bene prezioso che va difeso. I coltivatori di Santena hanno il diritto di continuare a lavorare».

«Anche a Santena già molte volte abbiamo visto sottrarre terreno fertile per costruire industrie e boite – ha aggiunto Gianfelice – così facendo si pensava di contribuire allo sviluppo della città. In realtà oggi molte industrie sono in crisi e altre sono in procinto di chiudere i battenti. In tanti casi, dopo dieci, quindici o venti anni, il risultato è che il terreno fertile è sparito e i capannoni sono chiusi e vuoti.  Quello che allora sembrava sviluppo si è rivelato come effimero».

«Anche a Santena gli imprenditori agricoli – ha detto Romano – sono un po’ come gli indiani che resistono, ma vengono confinati in riserve, sempre più strette e anguste.  Io non credo che lo sviluppo di Santena debba sempre avvenire a spese del settore primario. A tutte le altre attività d’impresa si fanno ponti d’oro mentre ai coltivatori, che da sempre presidiano il territorio si frappongono sempre nuovi ostacoli e si sottrae la terra, fattore produttivo essenziale per produrre».

Il presidente della Coldiretti ha aggiunto: «Uno dei miti che dobbiamo contrastare è quello della mobilità. Per arrivare a Torino abbiamo a disposizione un’autostrada, e due strade statali: il risultato è che in poco più di dieci minuti arriviamo alle porte della città metropolitana e poi facciamo mezz’ora di coda per entrare in Torino. Anche qui a Santena non mancano i progetti per nuove arterie. Si sta ragionando per una nuova circonvallazione ovest. Mi chiedo che senso ha realizzare attorno alla città una sorta di raccordo anulare». Gianfelice Romano ha chiuso così: «Altri pericoli per il consumo del suolo arrivano dal progetto di realizzare un nuovo casello autostradale sulla Torino-Piacenza, all’altezza della Valeo, al confine con la borgata dei Marocchi. Il progetto di realizzare nuovi appartamenti alla Masseria rappresenta un altro tentativo di far sparire altro terreno agricolo. Se proprio si dovranno costruire nuove case sarebbe meglio consentire il recupero degli edifici esistenti e urbanizzare le aree libere all’interno dell’abitato. Come imprenditori agricoli dagli amministratori pubblici e dai cittadini ci attendiamo maggiore sensibilità rispetto ai terreni fertili. Costruire nuove strade e cementificare le aree agricole non è un buon viatico per il futuro della nostra città».