Ospedale Unico, l’intervento di Massimo Uberti, direttore generale Asl To5

Santena – 7 marzo 2016 – Due sono le alternative: rattoppare gli attuali tre ospedali o costruirne l’ospedale unico. Questo ha spiegato Massimo Uberti, direttore generale Asl To5, nell’assemblea in sala conceria, a Chieri, lunedì 29 febbraio scorso.

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Massimo Uberti ha iniziato così il suo intervento: «Con gli attuali tre ospedali e relativi servizi parcellizzati abbiamo difficoltà. Altri problemi arrivano dalle strutture ospedaliere che hanno problemi di vetustà. Una parte dell’ospedale di Chieri è stata costruita nel 1383, un’altra parte attorno al 1500, un ampliamento è stato fatto negli anni Settanta, l’ultimo pezzo risale al 2000. Per raccontare le difficoltà legate alla vetusta delle strutture servirebbe tempo. Mi viene in mente di fare un paragone per dare un’idea del problema legato alla vecchiaia delle nostre strutture. Dobbiamo pensare a un ospedale: una dimora del 1300, se ben ristrutturate può diventare un’ottima e confortevole casa. Ma qui parliamo di ospedali ad alta tecnologia. Per spiegarmi, utilizzo un paragone con le automobili. I primi pezzi dell’ospedale di Chieri sono stati costruiti quando il mezzo di locomozione era la carrozza con cavalli. Moncalieri è sorto nel 1901, quando arriva la prima auto. Nel 1910 la vettura più all’avanguardia era la Ford T. Nel 1970 il mezzo automobilistico di massa era la Seicento. L’ala nuova di Chieri è stata edificata quando è arrivata la Fiat Marea. Poi noi ci siamo fermati, ma la tecnologia è andata avanti ed è arrivata la vettura ibrida. Nel 2011 è stata la volta della prima vettura elettrica, ad alta autonomia. Oggi girano prototipi di auto che si guidano da sole. E’ a tutti chiaro che i nostri ospedali non sono delle carrozze. Siamo partiti da lì, negli anni abbiamo tolto i cavalli e sostituito le redini e anche tanto altro. Della vecchia carrozza non c’è quasi più nulla. Resta il fatto che i nostri tre ospedali sono stati pensati e realizzati anni luce fa, rispetto a quello che ci serve oggi. Con le attuali strutture sarà sempre più difficile erogare servizi all’avanguardia e ad alta tecnologia».

«Quali sono i problemi? Il primo è la localizzazione – ha detto Massimo Uberti –. Gli ospedali oggi sono al centro delle città e hanno problemi: necessiterebbero, come minimo, oltre che di un ammodernamento anche di un ampliamento. Nei nostri tre ospedali avremmo bisogno di fare reparti nuovi. L’ospedale di Chieri, per svolgere correttamente il ruolo di Dea di primo livello, dipartimento emergenza e accettazione avrebbe bisogno di altri 8 reparti. Questo vorrebbe raddoppiare l’ospedale attuale che oggi conta 156 posti letto, molto pochi. E questo non è possibile. La normativa prevede 3,7 posti letto per ogni mille abitanti: nella nostra Asl questo significherebbe 459 posti. E’ un dato che deriva dalla programmazione regionale, che ci assegna quella potenzialità di posti letto. Noi oggi questi posti letti non riusciamo a farli stare nei tre ospedali: ne abbiamo 43 in meno. E in futuro andrà peggio. Infatti i lavori di messa a norma degli ospedali – per norme antincendio, sicurezza ecc. – porteranno inevitabilmente a ridurre ulteriormente gli attuali posti letto. Ad esempio, mettere a norma la medicina di Chieri vorrà dire perdere dai 10 ai 12 posti letti. Questo è un problema. Non avere sfogo nei posti letti dei reparti degli ospedali può voler dire avere più pazienti in barella in pronto soccorso».

Massimo Uberti
Massimo Uberti, direttore generale Asl To5

Il direttore generale dell’Asl To5 ha aggiunto: «Le Asl non sono finanziate per come sono fatti gli ospedali, ma sono finanziate in base al numero di persone residenti. Le diseconomie relative ai reparti dei nostri tre ospedali sono risorse che potremmo investire per creare nuovi e più servizi. Faccio un unico esempio: noi, oggi, per garantire la sicurezza nei tre ospedali, dobbiamo tenere personale presente 24 ore su 24, 7 giorni su sette: un medico, un chirurgo, due rianimatori ecc, e una serie di altro personale. SI tratta di personale che aspettano i malati e risponde al paziente che arriva in urgenza. Non erogano prestazioni. Attendono il paziente, malato urgente. Nel mettere questi turni in un unico ospedale noi risparmieremmo più di 40 medici. Sarebbero 40 medici che non è che licenziamo, ma che potremmo metter sul territorio e in ospedale, per erogare servizi aggiuntivi rispetto a quelli di oggi. Quaranta medici significano 1600 ore la settimana, con 250miala prestazione l’anno di visite specialistiche. Per capirci potrebbe significate ridotti tempi di attesa. L’ospedale unico potrebbe consentirci di liberare risorse per poterle meglio gestire».

«Noi oggi siamo di fronte a due possibilità – ha proseguito Massimo Uberti –. La prima è fare interventi sui nostri tre ospedali. Non fare una scelta radicale, ma continuare ad aggiustare, io dico rattoppare i nostri tre ospedali. Per mettere a norma i nostri tre ospedali i finanziamenti necessari sono 30-40 milioni di euro. Risorse che non serviranno per rendere pronti i nostri tre ospedali ad affrontare le sfide future della sanità. Risorse necessarie per mettere a norma i tre ospedali, per evitare che, magari tra qualche anno, qualcuno li chiuda. Ricordo che le sale operatorie di Moncalieri un anno fa sono state chiuse dai Nas. Queste sono cose che avvengono. 30-40 milioni di euro servono per mettere a norma i nostri tre ospedali e non certo per renderli miracolosamente nuovi. Possiamo fare questa scelta, minimalista. Costa molto meno del nuovo ospedale. Per un nuovo ospedale il costo si aggira sui 300mila euro a posto letto: parliamo di 460 letti e dunque siamo intorno a 150-180 milioni. Questa è la cifra ragionevole per l’ospedale unico dell’Asl To5. Sono tanti in più rispetto alla prima ipotesi, questo è evidente, ma avremo un ospedale costruito in modo nuovo, pensando alle necessità attuali e, soprattutto, a quelle future. Questa è la scelta alternativa».

Massimo Uberti ha continuato: ««Io ho provato a fare un ragionamento anche sul vero tema: cosa possiamo sbagliare se facciamo l’ospedale nuovo? Io credo fondamentalmente che potremo sbagliare due cose. Sulla prima io sono abbastanza sicuro. Dobbiamo identificare: una sede idonea; una area non esondabile o una collina che non frana; un posto baricentrico. Su questo sono tranquillo. Nel protocollo di intesa, firmato tra Regione Piemonte, l’Asl To5 e i tre sindaci dove hanno sede i tre ospedali, i requisiti necessari per individuare la sede sono stati ben determinati. Quindi ci sono tutte le premesse per non sbagliare l’individuazione del sito».

«Ma noi possiamo sbagliare a immaginare l’ospedale, pensandolo o guardandolo al passato – ha concluso Massimo Uberti –. L’ospedale nuovo che sarà baricentrico e unico dovrà essere l’ospedale in cui il cittadino andrà pochissime volte nella vita. Ci andrà solo quando c’è un problema grave e acuto, che richiede un trattamento ad alta tecnologia e alta professionalità. Non si va nell’ospedale unico per fare una ecografia o una visita cardiologica. Voglio dire che dobbiamo riprogettare l’ospedale unico con criteri moderni. La cosa che possiamo davvero sbagliare è che mentre progettiamo l’ospedale unico non si vada a riprogettare nuovi servizi sul territorio. Occorre realizzare sul territorio tutto quello che non si deve fare in ospedale. Questo significa che tutte le prestazioni a media o bassa tecnologia vanno fatte sul territorio. E dall’operazione ospedale unico ci sono anche le risorse per potenziale i servizi territoriali. Mentre riprogetteremo l’ospedale questo è il mio impegno personale – per i due anni e qualche mese che io sarà qua – è di lavorare a questa cosa. E noi abbiamo già iniziato a lavorare sulla progettazione di nuovi servizi territoriali. A prescindere dall’ospedale unico è una operazione da fare. I sindaci lo sanno. Abbiamo cominciato l’anno scorso a lavorare sui piani di attività territoriali, sul documento di programmazione. Non solo, con i medici di medicina generale, abbiamo cominciato a ragionare su nuove forme di aggregazione dei medici, all’interno delle nostre strutture, con alcune attività utili di diagnostica e specialistica. Questo è il mio personale impegno».

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Audio integrale dell’intervento di Massimo Uberti:

 

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