Santena – 27 marzo 2016 – Entro poche settimane sarà decisa la localizzazione del sito dell’ospedale unico dell’Asl To5. Per i tempi di realizzazione potrebbero bastare tre o quattro anni. Lo ha detto Antonio Saitta, assessore regionale alla Santità, a Carmagnola, durante un recente incontro pubblico a Carmagnola.
“Ospedale unico. I perché di una scelta condivisa”: questo il tema dell’incontro organizzato dalla città di Carmagnola, lunedì sera 21 marzo 2016, al cinema Elios, di piazza Verdi 4, a Carmagnola. All’incontro sono intervenuti: Antonio Saitta, assessore Regionale alla Sanità; Massimo Uberti, direttore generale Asl TO5; Marco Cafferati, medico chirurgo Ospedale San Lorenzo di Carmagnola; Diego Persico, medico geriatra Ospedale San Lorenzo, di Carmagnola; Jonathan La Vasca, Cpsi pronto soccorso Ospedale San Lorenzo, di Carmagnola. L’incontro è stato moderato da Silvia Testa, sindaco della Città di Carmagnola.
L’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta ha spiegato: «In Regione Piemonte abbiamo messo in piedi un gruppo di tecnici per decidere la localizzazione del nuovo ospedale unico dell’Asl To5, o perlomeno l’area di localizzazione che sarà individuata sulla base dei criteri che abbiamo definito nel protocollo firmato dalla Regione, Asl To5, e dai sindaci del Comuni di Moncalieri, Chieri e Carmagnola. Nel protocollo abbiamo parlato di baricentricità, di collegamento con servizi ferroviari… Abbiamo indicato dei criteri. I tre sindaci hanno voluto indicazioni di carattere puntuale. Evidentemente sarà un ospedale sicuro: non sempre questo è avvenuto. Tra gli ospedali che ho visto, alcuni sono stari fatti sull’acqua. Un ospedale sicuro vuol dire che, in futuro, non ci possano essere problemi. Insomma non vanno costruiti in area esondabile. In Regione Piemonte il gruppo di lavoro ha riportato su una carta tutti i vincoli esistenti. Per esclusione si stanno definendo quali sono possibili aree di localizzazione, che non hanno vincoli. Stiamo anche vedendo quali sono le caratteristiche che rendono baricentrica un’area».
Antonio Saitta ha detto: «Qui c’è un territorio ben articolato e infrastrutturato, come autostrade – la tangenziale, la Torino-Savona, la Torino Piacenza e con una buona rete ferroviaria. Quanto prima di arriverà a individuare una zona dove potrà sorgere l’ospedale unico dell’Asl To5. Noi ci assumiamo la responsabilità di mettere su una carta le aree, le zone che hanno una serie di caratteristiche idonee alla localizzazione del sito. Io credo che agli inizi di aprile avremo questo quadro. Poi faremo un passo successivo: riuniremo i sindaci per condividere le informazioni. E poi occorrerà individuare la localizzazione del sito». «A breve inizieremo anche a costruire quello che si chiama il quadro esigenziale del nuovo ospedale: che cosa dovrà essere l’ospedale unico – ha precisato Antonio Saitta –.Sappiamo che dovrà avere 460 posti letto: sarà un ospedale importante. Si tratta di decidere, con attenzione, sulla base delle esigenze di questo territorio, di calibrare come dovrà essere strutturato questo ospedale. Il quadro esigenziale ci permetterà anche di definire il quadro economico».
«L’elemento di novità rispetto al passato è innanzitutto questo – ha detto Antonio Saitta –, non è il nuovo ospedale di Moncalieri. In passato si era detto questo: è l’ospedale unico dell’Asl To5. Definito il quadro economico, noi pensiamo di prevedere un finanziamento in parte pubblico e in parte privato. Anticipo subito che i servizi sanitari saranno tutti pubblici. In sostanza adotteremo uno schema che è stato utilizzato in altre parti d’Italia: la Toscana come anche in Veneto. Dove il pubblico dice che per fare questo ospedale ha la metà delle risorse disponibili. Per l’altra metà si cerca un privato disponibile ad anticipare le risorse per poi magari gestire la manutenzione straordinaria e la gestione del riscaldamento. Da altre parti è capitato così. E noi così stiamo facendo per il nuovo ospedale della città della salute di Torino. In cambio dei capitali che mette il privato si paga un canone per un certo numero di anni, Un canone che si finanza attraverso le economie che si fanno. Quindi l’operazione si finanza di sola. Il vantaggio di queste operazioni è che da quando c’è il progetto preliminare, i tempi di realizzazione di un ospedale non sono 10, 15 o 20 anni. Sinora noi eravamo abituati a tempi così lunghi, ad esempio quando ero sindaco di Rivoli, per costruire il nuovo ospedale ci sono voluti 15 anni e ho dovuto chiudere quello vecchio se non si apriva quello nuovo». Antonio Saitta ha spiegato: «I tempi di realizzazione del nuovo ospedale dovrebbero essere tre-quattro anni. Io non voglio fare promesse. L’esperienza mi consiglia di essere molto cauto, ma queste sono le modalità di oggi. Risorse pubbliche per fare l’ospedale totalmente, da soli, non ve ne sono. Quindi, concretamente, noi nel mese di giugno 2016, potremo avere un primo studio di fattibilità di carattere economico. Un progetto di quello che occorre in termini sanitari. La localizzazione l’avremo già fatta prima. Con lo studio di carattere economico si potrà iniziare la procedura per individuare e scegliere i privati, così come previsto dal codice di appalto di procedura di gara pubblica».
«Al di là di queste questioni noi abbiamo chiesto ai sindaci di pensare subito che cosa fare dei vecchi ospedali, delle tre vecchie strutture si Carmagnola, Chieri e Moncalieri – ha detto Antonio Saitta –. Perché, è evidente, che se si deve fare un’operazione di contenimento della spesa non si potrà gestire 4 ospedali. Non ha senso, anche se nel nostro Paese è già capitato, basti vedere quanto successo a Verduno. Io non dico che si tratta di vendere tutti gli ospedali, ma non potranno più essere ospedali. Se si riuscirà a vendere qualche parte delle attuali tre è chiaro che questo potrebbe servire per fare qualche investimento in più. Le strutture dei tre ospedali sono di proprietà dell’Asl To5. La scelta urbanistica è dei comuni. Io credo che, su questa scelta, sia possibile dare corpo e solidità anche a scelte del punto di vista territoriale. Io non voglio entrare nel merito ma in determinate strutture si potranno localizzare medici che assieme, garantiscano un orario di presenza molto più lungo, per evitare di mandare la gente al pronto soccorso. Ci potranno essere ambulatori con una serie di servizi. Insomma questo vuol dire che noi in questi tre ospedali di oggi possiamo creare una presenza di carattere sanitario, non ospedaliera, ma autorevole. Il servizio territoriale deve essere autorevole e, per essere tale, deve fornire delle risposte anche dal punto di vista diagnostico. E vi posso dire che, in Piemonte, c’è qualche esperienza interessante. Dunque non è che come Regione vi diciamo di vendere gli ospedali. Poi, se si riesce a recuperare qualcosa, evidentemente sarà molto meglio».
L’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta ha chiuso così il suo intervento al cinema Elios di carmagnola: «Noi siamo la Regione e abbiamo questa responsabilità: per salvare la sanità pubblica dobbiamo fare operazioni utili. 18 mesi fa, quando ho iniziato questa attività è chiaro che ci sono state parecchie contestazioni, ma passando il tempo ci si sta rendendo conto che bisogna avere una prospettiva unica. Io so che è un processo lento. E’ chiaro che l’affezione al proprio ospedale esiste. Per forza di cose ci saranno resistenza, ma se risulta evidente che c’è un vantaggio dal punto di vista della sicurezza e della qualità e abbiamo anche il vantaggio di liberare delle risorse per dare più servizi, questa è una occasione che non bisogna perdere. Noi seguiamo l’operazione del nuovo ospedale unico dell’Asl To5 con grandissima attenzione. Non vogliamo forzare i tempi. Vogliamo farlo con le amministrazioni comunali. Si tratta di un percorso che vogliamo sostenere insieme alle amministrazioni comunali. Anche attraverso confronti come quello di questa sera».
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Audio integrale dell’intervento di Antonio Saitta:
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