Santena, la città ha celebrato il 2 giugno festa della Repubblica

Santena – 5 giugno 2016 – La città ha celebrato il 2 giugno, festa della Repubblica.

Santena_2giugno2016_a30Giovedì 2 giugno autorità, associazioni e cittadini si sono ritrovati in piazza Martiri della Libertà. Da lì è partita la sfilata sino in piazza della Costituzione della Repubblica Italiana. Il sindaco Ugo Baldi si è rivolto così ai presenti: «Buongiorno a tutti e benvenuti a tutta la cittadinanza. Grazie di essere qua. Grazie alle autorità civili, militari e religiose. Grazie a tutte le associazioni presenti, ma soprattutto grazie a voi cittadini che siete qui oggi. Grazie alla banda musicale, alle forze armate in congedo e attive. Non sono molti i Comuni di piccole e medie dimensioni che celebrano la festa della Repubblica il 2 giugno. Noi come Santena non perdiamo occasione, in qualsiasi ricorrenza in cui si richiami l’unità nazionale, noi ci siamo. Noi ci dobbiamo essere, Noi abbiamo un obbligo in più. Perché il padre della Patria, Camillo Cavour, è qui con noi, riposa qui vicino a noi. Abbiamo questo dovere di ricordare sempre, perché siamo qui, perché siamo una nazione. Il 2 giugno è la festa della Repubblica italiana. E’ l’occasione per ricordare e rinnovare il senso di un passaggio storico per il nostro Paese: il referendum del 2 giugno 1946. Al termine della guerra, della seconda guerra mondiale l’Italia era interamente da ricostruire. Il primo atto di una rinascita che si rivelerà faticosa, ma imponente, è stato il referendum costituzionale. Il 2 giugno 1946 tutti gli italiani furono chiamati alle urne per decidere il volto da dare alla Nazione: Monarchia o Repubblcica. Non fu una cosa così scontata. Badate bene che ancora oggi si discute sulla validità del voto. Tanto si è detto. Gli storici hanno lavorato molto. Dopo una campagna elettorale tra le più infuocate che la storia ricordi, si presentò al voto ben il 92 per cento di tutti gli aventi diritto al voto. Dalla votazione uscirono anche i nomi dei membri dell’Assemblea Costituente, che due anni più tardi produsse la nuova Carta Costituzionale. Ma il 2 giugno fu una data storica anche per un altro motivo, assolutamente primario: fu la prima partecipazione delle donne al voto, sebbene in ritardo rispetto ad altre realtà europee ci siamo arrivati anche noi. Quel giorno, infatti, finalmente, tutte le donne italiane poterono recarsi alle urne ed essere elette in elezioni politiche: ventuno di esse furono le elette nella Costituente, duemila donne nei consigli comunali. Sui banchi dell’Assemblea costituente sedettero le ventuno “prime parlamentari”, a ragione denominate “Madri Costituenti”: nove della Dc, nove del Pci, due del Psiup e una del partito dell’Uomo qualunque. Cinque di loro entreranno nella “commissione dei 75, incaricata di scrivere la Carta Costituzionale. Furono Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti. Quest’ultima, solo trent’anni più tardi, fu la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera dei deputati, una delle cinque più elevate cariche dello Stato, mai ricoperte da una donna prima di allora, occupando lo scranno più alto di Montecitorio per tre legislature, dal 1979 al 1992. Tutte le Madri Costituenti lottarono e furono attente alle speranze delle italiane, per non deludere le migliaia di donne partigiane, staffette, donne antifasciste che, in mille modi, avevano contribuito alla Liberazione».

Il sindaco Ugo Baldi ha aggiunto: «Mentre in questo momento, a Roma, è in corso la deposizione della corona d’alloro all’Altare della Patria da parte del Presidente della Repubblica e a seguire, ai Fori Imperiali, la tradizionale parata che vede passare in rassegna i corpi dello Stato, noi oggi, qui a Santena, vogliamo festeggiare la ricorrenza celebrando, in particolar modo, il settantesimo anniversario del voto alle donne, che, appunto, ricorre oggi. Qui fra noi c’è una persona che allora, 70 anni fa, andò al voto pur non essendo ancora nata perché era nel grembo di sua madre che si recò per la prima volta al voto. Invito questa persona, che è un po’ il simbolo di questa rinascita delle donne a venire qui, ve la presento, chiederei un applauso per questa persona. Una donna che prima ancora di nascere si recò al voto». Il sindaco ha aggiunto: «Vorremmo far rivivere la ricorrenza, il clima, le emozioni che attraversarono le donne di allora in questo fondamentale passaggio storico. Ci affidiamo, dunque, ad alcuni loro ricordi e pensieri che saranno rievocati dalle donne della nostra amministrazione. Sono testimonianze di donne che si batterono per ottenere il suffragio universale come: Anna Garofalo, Jose Lupinacci, Alba de Céspedes, Maria Bellonci, Nadia Spano e Miriam Mafai e che in seguito sono diventate politiche, scrittrici, giornaliste e poetesse. Le testimonianze verranno lette dalle donne presenti nel consiglio comunale santenese: Cetty, Dina, Lidia, Rosella, Adriana e Fiorenza.

Santena_2giugno2016_a13Cetty Siciliano, presidente del consiglio comunale ha letto la testimonianza di Anna Garofalo: «Milioni di donne in tutta Italia, nelle grandi città industriali del nord come in quelle del centro sud, nei piccoli centri agricoli e nelle comunità montane, sostano composte in lunghe file davanti ai seggi elettorali: è il 2 giugno del 1946. È una giornata soleggiata, indossano abiti leggeri, almeno le più giovani, ma tante, soprattutto le anziane, espongono un rigoroso lutto, in molti casi segno delle atrocità della guerra, in altri specchio di quell’Italia contadina lontana dai processi di modernizzazione e scolarizzazione. Alcune sono semplicemente abbigliate, altre sfoggiano toilettes più accurate, ma che il Paese viva gravi difficoltà economiche lo richiamano le odiate scarpe ortopediche, accessori fissati nelle memorie come il simbolo del sacrificio e della rinuncia alla femminilità imposti dal conflitto bellico. Le immagini dei cinegiornali ci mostrano note stelle del cinema, la popolare Anna Magnani, insieme a volti sconosciuti, tutte alle prese con il primo voto. “Le schede che ci arrivano a casa e ci invitano a compiere il nostro dovere hanno un’autorità silenziosa e perentoria. Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano Più preziose della tessera del pane. Lunghissima attesa davanti ai seggi elettorali. Sembra di essere tornate alle code per l’acqua, per i generi razionati. Abbiamo tutte nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto a quel nome. Stringiamo le schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose di stancarsi e molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione. Le conversazioni che nascono tra uomini e donne hanno un tono diverso, alla pari”».

Santena_2giugno2016_a15Dopo un brano proposto dalla filarmonica cittadina guidata dal M° Anna Maria Merlino, l’assessora Dinamaria Ollino ha letto la testimonianza di Jose Lupinacci, responsabile del Movimento femminile liberale e socia del Consiglio nazionale donne italiane che, insieme a tante altre, si prodigò per il conseguimento del suffragio universale, richiamava a distanza di dieci anni quell’esperienza: «Per me quello che conta è lo spirito con il quale allora abbiamo lottato le une a fianco delle altre: liberali, socialiste, comuniste, democristiane, repubblicane. Donne diversissime per origine, educazione, tendenze, ma unite, allora, tra di loro da una comune convinzione: che era necessario che le donne italiane uscissero finalmente da uno stato di inferiorità politica e sociale e partecipassero insieme agli uomini alla ricostruzione dell’Italia. Del resto, nessuno poteva in quei mesi negare che le donne partecipavano già, attraverso il loro immenso, eroico contributo alla Resistenza, a cancellare vent’anni di fascismo e a lavorare al rinnovamento del paese. Questo è in me il ricordo più vivo: la nostra solidarietà, l’affiatamento per cui non ci consideravamo più soltanto tra noi alleate, ma amiche»,

L’assessora Lidia Pollone ha portato la testimonianza di Alba de Céspedes, scrittrice, poetessa e partigiana italiana giudicò il conseguimento del voto alla stregua di una conquista capace di preannunciare un futuro ricco di promesse, il segno di una libertà individuale finalmente raggiunta: «Né posso passare sotto silenzio il giorno che chiuse una lunga e difficile avventura, e cioè il giorno delle elezioni. Era, quella, un’avventura incominciata molti anni fa, prima dell’armistizio. Era il 25 luglio, il giorno in cui – avevo poco più di vent’anni – vennero a prendermi per condurmi in prigione. Ero accusata di aver detto liberamente quel che pensavo. Da allora fu come se un’altra persona abitasse in me: segreta, muta, nascosta, alla quale non era neppure permesso di respirare. È stata sì, un’avventura umiliante e penosa. Ma poi, con quella croce sulla scheda elettorale, mi pareva di aver disegnato uno di quei fregi che sostituiscono la parola fine. Uscii dai seggi, poi, liberata e giovane, come quando ci si sente i capelli ben ravviati sulla fronte».

Santena_2giugno2016_a17La consigliera Rosella Fogliato ha letto una testimonianza di Maria Bellonci, scrittrice e ideatrice del Premio Strega, che rievocava così il primo voto con l’acquisizione di una nuova dimensione di sicurezza e dignità: «In una cabina di legno povero e con in mano il lapis e due schede, mi trovai di fronte a me, cittadino. Confesso che mi mancò il cuore e mi venne l’impulso di fuggire. Non che non avessi un’idea sicura, anzi; ma mi parvero da rivedere tutte le ragioni che mi avevano portato a quest’idea, alla quale mi pareva quasi di non aver diritto perché non abbastanza ragionata, coscienziosa, pura. Mi parve di essere, solo in quel momento, immessa in una corrente limpida di verità; e il gesto che stavo per fare e che avrebbe avuto una conseguenza diretta, mi sgomentava».

Dopo un altro brano proposto dalla banda musicale canonico don Antonio Serra è toccato alla consigliera Adriana Sbarzagli ricordare che i maggiori movimenti femminili pro-voto svolsero una propaganda metodica e capillare e misurarono le proprie capacità di persuasione. Ricordando Nadia Spano, politica e membro dell’Assemblea Costituente, Sbarzagli ha letto: «Poi la campagna elettorale si faceva anche casa per casa, si andava a parlare con le donne. Noi entravamo nei cortili con un altoparlante e dal cortile dei grandi palazzoni romani parlavamo, cominciavamo a parlare, le donne si affacciavano alle finestre e ascoltavano. E gli uomini pensavano di poter comandare; “E’ inutile che facciano la riunione tanto mia moglie vota come dico io!”.   Non era vero per niente. Le donne imparavano…ed è stato un primo esempio di libertà. Dentro la cabina la donna era libera di fare quello che voleva: poteva non ascoltare il marito. Ma poteva anche non ascoltare il prete, il parroco che le diceva di votare in altro modo».

La consigliera comunale Fiorenza Di Sciullo ha presentato un brano di Miriam Mafai, scrittrice, che in occasione del sessantesimo della conquista del suffragio, nel febbraio 2005, ha scritto: «Ricordo ancora l’emozione con la quale molte anziane donne chiedevano ai figli di essere accompagnate fino all’interno dei seggi elettorali, incerte, timorose di sbagliare. E uscivano dalla cabina soddisfatte ed emozionate. Il mio primo voto fu un’emozione incredibile: mi tremavano la mani, avevo timore di sbagliare, di sporcare la scheda, di rendere nullo il mio primo, importantissimo, utilissimo voto».

Santena_2giugno2016_a14Dopo un altro brano ancora proposto dai musici il microfono è tornato al sindaco Ugo Baldi: «Questo luogo, sino a pochi anni, fa era un parcheggio anonimo. Da qualche anno è diventato importante: è il luogo in cui noi ricordiamo la fondazione della nostra Patria. Il luogo in cui Cavour guarda l’articolo primo della Costituzione che dice che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, con il voto. Nel 1946 il 92 per cento degli aventi diritto andò a votare: è vergognoso che oggi, in alcune votazioni non si raggiunga il 70 per cento. Troppo in fretta si dimenticano le lotte delle persone, le vite perse per acquistare il diritto di poter votare. E, per andare a fare una gita fuori porta, non si va a votare».

Il microfono è andato a Nerio Nesi, presidente della Fondazione Cavour, che ha detto: «Signor sindaco, cittadini, forze armate credo che abbia ragione lei quando ha detto prima che per noi è un dovere doppio ricordare il 2 giugno. Perché siamo nella città più cara al conte di Cavour, la persona che ha creato lo Stato italiano. Mi permetta un ricordo personale: la persona che organizzò nel 1946 il referendum del 2 giugno era un bravissimo ingegnere piemontese, nominato quasi per caso ministro dell’Interno, l’ingegner Romita. Un socialista che De Gasperi aveva voluto nell’incarico più delicato in quel momento. E li sindaco ha già citato che fu un momento terribile il rapporto tra monarchia e repubblica. Non era scontata quella vittoria. Tutt’altro. Mi ricordo ancora quando arrivarono le prime notizia dal Sud – avevo 20 anni – che votò in massa per la monarchia e così anche qualche Regione del Nord. Devo anche ricordare la correttezza istituzionale di re Umberto II, quando non volle dare retta a quelli che gli chiedevano di opporsi al referendum. Ci sono delle bellissime immagini di Umberto II che lascia l’Italia per andare nel tradizionale Paese dove vanno i Savoia in esilio, il Portogallo. Erano anni terribili anche perché eravamo tutti molto poveri. Mi ricordo in casa mia, una frazione di Bologna, si mangiava la polenta sei giorni la settimana; la carne un giorno la settimana. Per primi la mangiavano i bambini. Ma, da quei momenti, da quella grandezza del popolo italiano, è nato quello che venne poi definito, in tutto il mondo, il miracolo italiano. Fu un grande miracolo. Ci furono degli aiuti, certamente, ma fu la forza della volontà del popolo italiano: il secondo risorgimento. Grazie signor sindaco. La Fondazione Cavour, che ho l’onore di presiedere, vede con molto piacere che lei ogni volta che capita l’occasione ricorda l’Unità d’Italia. E’ quello che bisogna sempre ricordare. L’Italia è una, indivisibile e sovrana e fondata sul lavoro. Questo è il punto fondamentale».

Il sindaco Ugo Baldi ha ripreso il microfono e ha detto: «Oggi siamo qui insieme alle scuole. Sono anni che come amministrazione promuoviamo un concorso tra i ragazzi delle scuole per inventare il manifesto del 2 giugno, quello che poi vedete esposto per la città. Fare questo lavoro con le scuole è importante perché, intanto, rende meno anonimo il manifesto. Gran parte dei Comuni vicini comprano manifesti già fatti per il 2 giugno. Invece, farli inventare dai nostri ragazzi ha un significato importante. Intanto perché li obbliga a ragionare sulla festa della Repubblica e li obbliga a pensare quali possono essere i segni e il modo con cui la festa della Repubblica può calarsi sulla realtà di Santena. Ecco perché, oggi, hanno sfilato insieme a me i tre vincitori del concorso per la realizzazione del manifesto del 2 giugno 2016».

E’ quindi intervenuto Martino Pollone, vicepreside, che ha detto: «Buongiorno a tutti. Volevo solo ricordare una parola semplice che è partecipazione. Il nostro sindaco lo ha ricordato prima, Nerio Nesi successivamente: la cosa importante che cerchiamo di fare con la scuola è far sì che i ragazzi si rendano conto che solo partecipando alla cosa pubblica si cresce realmente come cittadini. Uno degli elementi che è stato introdotto dall’amministrazione comunale è questo concorso del 2 giugno. Riuscendo a comprendere che si è parte di una società, probabilmente nei prossimi anni potremo avere dei cittadini che vivono effettivamente la società. Diversamente ci sono tanti distrattori che portano a vivere individualmente le esperienze personali. Se non si riesce a creare situazioni per cui si condividono le cose, la società è destinata a essere molto individualista. E la nazione perde la sua cognizione di essere. Quello che io vorrei lasciare ai ragazzi, come idea da portare avanti è esserci. Partecipare. Conoscere. In questo modo penso che riusciremo a crescere tutti quanti come società positiva, che integra coloro che arrivano. Diversamente è un po’ triste quello che potremo vedere tra un po’ di anni».

Santena_2giugno2016_a27L’assessore Paolo Romano, ha detto: «Ringrazio il vicario dell’Istituto comprensivo Martino Pollone. Ringrazio la scuola e gli insegnanti per la collaborazione e per le belle parole. Il concorso è giunto al quarto anno. Quest’anno ha visto partecipare gli alunni delle classi terze, quarte e quinte delle elementari e gli alunni delle medie. L’obiettivo è quello di progettare e disegnare lo sfondo del manifesto del 2 giugno. Un concorso con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi ai principi fondamentali della Costituzione, offrendo ai ragazzi l’opportunità di raccontare la storia attraverso le loro sensibilità artistiche e anche le conoscenze dei programmi grafici e informatici. Chi ha vinto quest’anno ha utilizzato l’informatica, l’innovazione». Paolo Romano ha proseguito: «Il terzo classificato del concorso è uno studente della 2D della scuola media Falcone: Paola Palatucci». Paola Palatucci ha spiegato: «Ho rappresentato l’Unione italiana che è il simbolo del nostro popolo con le matite. Se uno ha in mano una matita può disegnare tutto quello che vuole. Ho anche disegnato la coccarda con il 2 giugno, simbolo del voto delle donne». Paolo Romano ha detto: «Secondo classificato: Alessadra Villata della classe VC della scuola elementare Cavour». «Ho deciso di rappresentare Cavour che tiene unita l’Italia – ha detto Alessandra Villata –. Cavour ha unito l’Italia. Il 2 giugno è arrivata la Repubblica e Cavour ha dato un grande contributo». Paolo Romano ha ripreso: «Primo classificato, vincitore del concorso Stefano Spoto, studente della classe 3A alla scuola media Giovanni Falcone». «Ho decido di rappresentare la festa della Repubblica – ha spiegato Stefano Spoto ­– con le frecce tricolori perché rappresentano l’Italia con la bandiera dell’Italia. E poi volano in cielo, volano sempre più in alto, a migliorare. Ho raffigurato anche il simbolo della Repubblica italiana. Mi sembrava giusto. Ho anche inserito la chiesa di Santena che è un simbolo della nostra città, insieme a Cavour, simbolo di Santena, ma anche dell’intera Italia». Ai tre ragazzi sono state consegnate copie del manifesto affisso sui muri cittadini.

Il sindaco Ugo Baldi ha spiegato: «Quest’anno non è stato semplice valutare i disegni: ve ne erano tantissimi. Si è cercato di premiare l’idea, ma anche l’applicazione tecnica all’innovazione, l’utilizzo della tecnologia. Riuscire a decidere il vincitore non è stato semplice».

Il microfono è arrivato a don Riccardo Florio, viceparroco, che ha detto: «Volevo dirvi alcune piccole cose. Dio non solo benedice l’uomo, ma benedice anche le opere dell’uomo. E lo fa in un modo particolare, dandogli la libertà di organizzarsi come più ritiene opportuno. Ed ecco il grande evento della Repubblcia degli uomini che decidono di intraprendere una strada nuova. Uomini che decidono di prendersi cura della loro nazione in un modo nuovo. Chiediamo che il Signore mandi sempre persone illuminate, che possano rifuggire interessi particolari o di determinati potentati. Persone che possano avere nel cuore la nazione e, soprattutto, avere nel cuore la gente. Perché la gente, ricordiamoci, è fatta di persone. Io affido questo momento alla misericordia di Dio perché illumini tutti noi a vivere con spirito costruttivo anche le nuove situazioni che la società ci propone, evitando di ripiegarci su noi stessi e rifuggirle come qualcosa di pericoloso».

Il sindaco Ugo Baldi ha chiuso così: «Prima di terminare con l’inno nazionale, che credo e spero vorremo cantare tutti insieme, volevo dire che in questa piazza manca ancora un pezzetto: c’è ancora una campata libera. Nella prima ci sono alcuni articoli della Costituzione. Nella seconda c’è il volto di Cavour. La terza campata si riempirà presto grazie all’aiuto dell’associazione culturale Europa. C’è già un’idea che contiamo di realizzare per il 17 marzo 2017, giorno della festa della Costituzione, dell’inno e della bandiera. Contiamo di inserire in questa piazza un terzo simbolo della costituzione: l’inno. Si sta studiando un murales con tutti e tre i simboli di questa ricorrenza. Oggi qui ci sono tabelloni che richiamano il voto alle donne: oggi si voleva dare un significato particolare a questa ricorrenza, a questi 70 anni del voto alle donne. Ringrazio di cuore le consigliere comunali che l’hanno ricordato con le parole delle donne che allora hanno combattuto per arrivare a questo voto». La celebrazione del 2 giugno si è chiusa con la banda musicale che ha suonato l’inno d’Italia, cantato dai presenti.

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