Santena, cerimonia del IV novembre, ricordati i 19 soldati santenesi morti nel 1917

SANTENA – 5 novembre 2017 – Durante la cerimonia del IV novembre, Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, sono stati letti i nomi dei 19 soldati santenesi morti nel 1917 e i ragazzi delle materne cittadine hanno deposto due corone al monumento in onore dei santenesi caduto nelle ultime guerre.

La cerimonia  del  4 Novembre  ha visto arrivare nella centralissima piazza Martiri della Liberta, autorità civili, militari e religiose, gran parte delle associazioni cittadine, molti studenti della due materne, delle elementari e della scuola media, con insegnanti. Buona anche la presenza dei genitori. La cerimonia è iniziata con le note proposte dalla banda musicale santenese Canonico don Antonio Serra, diretta dal M° Maurizio Caldera. Alle 17, c’è stato  l’alza bandiera, con l’inno nazionale.

Gianni Gaude, intervenendo a nome dell’Associazione Le  radici, la memoria, ha detto: «Il 4 Novembre si celebra la giornata dell’Unità Nazionale e delle forze armate e si ricorda l’accordo di pace che ha posto fine al primo conflitto mondiale. La prima guerra mondiale ebbe inizio il 3 agosto 1914. L’Italia entrò in guerra l’anno successivo, il 24 maggio 1915, a fianco della Francia, Gran Bretagna e Russia. La guerra doveva durare pochi mesi, aperta in un clima di grande entusiasmo, all’insegna del fervore patriottico, per completare i confini “naturali” di Trieste-Gorizia-Gradisca-parte dell’Istria e della Dalmazia. Purtroppo non fu così. Nel 1917 le nostre truppe furono travolte dallo scontento generale. Furono soppresse le licenze per paura che i soldati non tornassero al fronte. I turni in prima linea spesso restavano senza cambio. Dilagò l’autolesionismo, ma va detto con forza che nessun soldato merita l’accusa di vigliaccheria: perché ognuno di loro era partito per il fronte mosso da sincero entusiasmo e profondo fervore patriottico. 19 furono i santenesi morti o dispersi nel 1917 e decine i feriti e i prigionieri».

Gianni Gaude

Gianni Gaude ha proseguito: «Esattamente 100 anni fa, era il 24 ottobre 1917, a Roma, l’aula di Montecitorio era gremita, il ministro della Guerra, Generale Giardino, dichiarava “…l’offensiva Austro-Ungarica sull’Isonzo, di cui si parla sui giornali di stamane, …venga pure …l’attacco austriaco noi non lo temiamo! Anzi …daremo la risposta che si meritano”. Alle ore 18 di quel giorno l’offensiva austriaca aveva già annientato la nostra prima linea: 1.000 alpini morti. Nelle ore e nei giorni successivi avvenne la disfatta annunciata: Caporetto. L’Italia, in quella circostanza, ha avuto 12.000 morti, 30.000 feriti, 249.000 prigionieri, 350.000 sbandati e un territorio con 1.150.000 italiani occupato dall’esercito austro ungarico che si abbandonerà ad ogni tipo di violenza. La guerra, per l’Italia, durò tre anni e mezzo. In totale furono chiamati alle armi 5.903.000 uomini. I morti furono 750.000, di cui 640.000 diretti di guerra. 675.000 gli invalidi e mutilati. 109.198 i decorati. Un disastro:  umanitario,  civile,  sociale,  generazionale,  senza precedenti!».

Gianni Gaude ha continuato: «Il 56 per cento dei militari Italiani erano contadini, il 40 per cento erano analfabeti. Campagne e città spopolate. La guerra al fronte era fatta dai soldati con le armi. Nelle case si combatté la guerra della fame e della sofferenza. Il numero esatto dei santenesi chiamati in guerra, oggi non lo sappiamo ancora, stiamo finendo la ricerca. Ad oggi siamo arrivati a 812 nomi di soldati santenesi, certificati negli archivi storici di Stato. 812 nomi erano oltre il 50 per cento della popolazione maschile santenese di allora, tranne bambini e vecchi, dai veterani ultra quarantenni nati nel 1874, 1875 e 1876, fino ai 41 ragazzi del 1899 e ai 22 nati nel 1900. Alcuni di loro, quando sono partiti non avevano ancora compiuto i diciotto anni. Santena conta: 65 morti e/o dispersi; 183 C.V.V.; 14 decorati al Valor Militare; 7 insigniti di Medaglia ricordo in oro. Santena era un paesone agricolo: nel 1917 e nel 1918 sono crollati i matrimoni, nascevano pochi bambini e la mortalità infantile a Santena era del 40 per cento. La guerra per la sopravvivenza era ovunque».

L’esponente dell’associazione le radici, la memoria ha annunciato: «Nel 2018 ricorrerà il centenario dalla fine della guerra, speriamo di finire la ricerca e di poter presentare il lavoro su: “Santena nella Grande Guerra 1915-1918” e con l’amministrazione comunale costruire un percorso condiviso per coinvolgere in primo luogo la scuola, a ogni livello, con un progetto sul centenario, le Istituzioni, le associazioni d’arma, la Pro-loco, tutte le associazioni santenesi e la cittadinanza. Cogliere le ragioni, i sentimenti, mantenere viva la memoria, raccontarla. Per capire la follia della guerra, per trasmettere i valori della pace e della convivenza civile alle nuove generazioni, ai ragazzi nelle scuole. Così come facciamo da alcuni anni a questa parte con risultati che speriamo buoni, grazie alla sensibilità, l’impegno e la disponibilità del corpo docenti e della Direzione didattica, perché loro, i ragazzi, sono la società del futuro. Sono il nostro futuro». Gianni Gaude ha chiuso così: «Il 4 Novembre del 1917, esattamente 100 anni fa, 38 giovani santenesi avevano già perso la vita al fronte. Ora la parola  ai ragazzi che leggeranno i nomi dei 19 soldati santenesi morti nel 1917»

Questi sono i nomi letti dai ragazzi.

1)Luigi Fabaro, di Giovanni e Tosco Margherita,  nato il 14 giugno 1895. Nel 2° Reggimento Artiglieria da Montagna. Mmorto il 10 marzo 1917, a 21 anni, a Klisura in Albania. Contadino

2)Lorenzo Gola, di Carlo e Piovano Giovanna, nato il 10 dicembre 1896. Nel 10° Reggimento Fanteria. Disperso il 26 marzo 1917, a 20 anni, sul Carso. Panettiere

3)Giacomo Negro Natalino, di Pietro e Bosio Catterina, nato il 25 dicembre 1888. Sposato con due figli. Nel 3° Reggimento Alpini. Morto il 27 marzo 1917, a 28 anni, sul Brenta. Contadino

4)Tommaso Tosco, di Martino e Cavaglià Rosa, nato il 10 novembre 1877. Sposato con 4 Figli. Nel 5° Battaglione di Milizia Territoriale. Disperso il 21 aprile 1917, a 39 anni, affondamento Piroscafo “Japigia”. Contadino

5)Giovanni Negro, di Pietro e Domenino Maria, nato il 22 agosto 1890. Sposato. Nel 50° Reggimento Fanteria. Morto il 14 maggio 1917, a 26 anni, a Gorizia. Operaio.

6)Agostino Tosco, di Martino e Piovano Maddalena, nato il 23 gennaio 1888. Nel 3° Reggimento Alpini. Morto il 25 giugno 1917, a 29 anni, a Cismon sul Grappa. Contadino

7)Domenico Tosco, di Martino e Griva Maria,  nato il 30 settembre 1886. Nel 156° Reggimento  Fanteria. Morto il 4 agosto 1917, a 30 anni,  all’Ospedale militare. Contadino. Fratello di Tosco Stefano.

8)Stefano Tosco, di Martino e Griva Maria, nato il 10 luglio 1898. Nel 63° Reggimento Fanteria. Morto il 21 agosto 1917, a 19 anni, sul Carso. Contadino. Fratello di Domenico Tosco.

9)Pietro Maina, di Giuseppe e Negro Maria, nato il 3 febbraio 1894 sposato. Nel 271° Reggimento Fanteria. Morto il 26 agosto 1917, a 23 anni, sull’Altopiano della Bainsizza. Manovale

10)Tommaso Cauda, di Domenico e Cortassa Lucia, nato il 12 ottobre 1893. Nel 267° Reggimento Fanteria. Morto il 28 agosto 1917, a 23 anni,  a Dolina sul Carso. Contadino

11)Matteo Tosco, di Domenico e Bergoglio Giovanna, nato il 30 maggio 1898. Nel 140° Reggimento Fanteria. Morto il 13 settembre 1917, a 20 anni, a Vermegliano, Gorizia. Contadino

12)Giacomo Elia, di Bernardo e Gatti Margherita, nato il 19 settembre 1893. Nell’83° Reggimento Fanteria. Morto il 29 settembre 1917, a 24 anni, sull’Altopiano della Bainsizza. Contadino

13)Giacomo Migliore, di Matteo e Torretta Maria, nato il 28 gennaio 1894. Nell’83° Reggimento Fanteria. Morto il 29 settembre 1917, a 23 anni, sull’Altopiano della Bainsizza. Panettiere

14)Antonio Tamietti,  di Gaspare e Tosco Catterina, nato l’8 giugno 1898. Nel 262° Reggimento Fanteria. Morto il 22 ottobre 1917, a 19 anni, sul Monte Nero. Impiegato

15)Bernardo Migliore,  di Giuseppe e Damiano Maria, nato il 7 ottobre 1898. Nel 37° Reggimento Fanteria. Morto il 24 ottobre 1917, a 19 anni, a San Marco, Gorizia. Carrettiere

16)Giovanni Battista Perrone, di Giacomo e Cavaglià Catterina, nato il 12 settembre 1896. Nel 2° Reggimento Alpini. Disperso  il 25 ottobre 1917, a 21 anni, sul Piave. Contadino

17)Federico Scamuzzi, di Ferdinando e Menzio Margherita, nato il 19 gennaio 1896. Nel 157° Reggimento Fanteria. Disperso il 16 novembre 1917, a 21 anni, sul Monte Forno, Altopiano di Asiago. Studente

18)Tommaso Elia, di Giuseppe e Ferrero Maria, nato il 20 luglio 1885. Sposato con due figli. Nel 2° Reggimento Genio. Morto il 3 dicembre 1917, a 32 anni, a Maserada sul Piave. Muratore. Nel 1918 morirà anche il Fratello Elia Bernardo.

19)Vincenzo Ronco, di Domenico e Griva Carolina, nato il 22 aprile 1889. Nell’8° Reggimento Bersaglieri. Morto il 25 dicembre 1917, a 28 anni, sul Monte Melago. Decorato con Medaglia d’Argento al Valore Militare e distintivo d’onore. Contadino

Dopo che la filarmonica cittadina ha suonato il Silenzio, in memoria dei soldati caduti, il microfono è passato al sindaco Ugo Baldi che ha introdotto la deposizione di due corone, preparate dai bambini delle scuole dell’infanzia di Santena, Marco Polo e San Giuseppe. A seguire la filarmonica ha proposto la Canzone del Piave. Poi il parroco don Beppe Zorzan, ha benedetto la lapide in onore ai santenesi caduti nelle guerre.

E’ quindi stata la volta dell’intervento del sindaco Ugo Baldi: «Eccoci, bambini, ragazzi, concittadini, associazioni santenesi tutte, autorità religiose, militari e civili. Eccoci ancora insieme ai piedi di questa lapide per ricordare e onorare i nostri ragazzi Caduti in guerra, eccoci ancora insieme per ricordare l’Unità nazionale, eccoci ancora insieme per onorare l’anniversario della Vittoria nella grande guerra del 1918 e per festeggiare le Forze Armate. Unità nazionale, Forze Armate e Vittoria… sono questi i tre elementi che mescolati insieme, quasi 100 anni fa, hanno creato i presupposti di ciò che siamo oggi? Sono loro il seme di questa Italia libera e democratica? Credo di si. Ma credo anche che questo seme non sarebbe mai germogliato se non fosse stato bagnato dal sangue dei ragazzi che hanno dato la vita o parte di essa». Il sindaco ha aggiunto: «Questo seme non si sarebbe mai sviluppato se non fosse stato nutrito dal dolore e dalla sofferenza delle loro famiglie. Questo seme non sarebbe mai diventato una pianta forte e libera come l’Italia di oggi senza il sacrificio di un’intera generazione e senza che molti soldati, ancora troppo ragazzi, rinunciassero alla loro giovinezza, regalandola alla loro Patria, molte volte, troppe volte, insieme alla loro vita. Una Patria di cui pochi conoscevano i confini e di cui pochissimi ne conoscevano le tante diverse culture e le molte diverse identità».

Ugo Baldi, sindaco di Santena

Ugo Baldi ha detto: «Ma una guerra, anche se giusta e motivata, è sempre una cosa orribile. E’ sempre una cosa innaturale ed è un contesto di assoluta disumanità in cui decadono i principi basilari che distinguono il genere umano dalle altre specie animali. Un contesto in cui il valore della vita si annulla, e diventa normale ed accettabile prendersi la vita di un altro uomo e diventa normale ed accettabile che un altro uomo si prenda la tua. Ogni vita perde di identità. Ma soprattutto, dietro alla guerra, dietro ogni guerra, si celano sempre gli interessi di pochi a scapito della vita di molti che, come ignare pedine, vengono sacrificati senza pietà. Ma, se siamo qui oggi e se ancora saremo qui negli anni a venire, è perché ci piace pensare che la vita che ognuno di questi ragazzi santenesi ha lasciato sul Carso o sul Piave non è andata perduta invano. Nessuno di noi, qui presenti, li ha conosciuti, ma ognuno di noi ha il dovere di ricordarli, proprio perché le loro giovani vite non siano andate perdute invano. Non lasciamoli soli e continuiamo a ricordarli. Tutti gli anni, per ogni anno a venire».

Il sindaco ha chiuso così: «Ma il miglior modo di ricordarli è anche quello di amare e rispettare ciò per cui sono morti: la loro Nazione, la nostra Nazione, la loro Santena, la nostra Santena.  Amiamo quindi la nostra Italia unita e che le Forze Armate continuino ad essere strumento di pace fuori e dentro al nostro Paese. Buona ricorrenza del 4 novembre». La banda musicale cittadina ha quindi riproposto l’inno nazionale. La cerimonia è proseguita in chiesa parrocchiale, con la celebrazione della messa in ricordo dei caduti.

 

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Ringraziamenti: un sentito grazie all’associazione Le radici e la memoria per le informazioni fornite.

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