SANTENA – 25 novembre 2017 – Thriller SI-A-NO-TAV, l’estinto non doveva esser lì! Sciogliere gli ingorghi: ferrovia e Tangenziale da modernizzare. I benaltristi di ieri e di oggi. Verdure, frutta e carne, filiere e distretto del cibo. Confagricoltura conferma: il clima nel Pianalto cambia. 20 dicembre, Samantha Cristoforetti nel Castello Cavour: un passo avanti verso i 50.000 visitatori.
1) Puntata II. SI-A-NO-TAV. Dove doveva essere il defunto il giorno in cui è morto? Perché era da un’altra parte? L’anonimo “investigatore” s’arrovella. Sul calendario della vittima, al 6 giugno 1861, c’era scritto: Bardonecchia. Quella mattina, invece, giaceva freddo e rigido nel letto della casa di famiglia, in via Cavour, a Torino. S’era sentito male qualche giorno prima. I medici, qualcuno insinuò un intrigo malasanitario, erano corsi al capezzale. A un certo punto sembrò rimettersi, ma fu solo un fuoco di paglia. Lo conferma la testimonianza scritta della nipote, Giuseppina. Fatto sta, non ebbe il tempo di risalire la Val Susa per ammirare le nuove perforatrici ad aria compressa all’opera. Avrebbe voluto verificare i lavori di scavo della galleria dell’alta velocità ferroviaria. Dai 6 km l’ora del mulo il treno passava le Alpi a 60 km ora. Un’opera che aveva fortemente sostenuta. Strategica, ieri come oggi. Osteggiata dalla lobby stradale che di nascosto sorreggeva ipotetici sabotatori e convinti oppositori. Simil-antenati di una parte di quelli che oggi vediamo nella TV. Lui sapeva chi li manovrava. Li temeva, ma li capiva. Odiava invece i menefreghisti, gli A-TAV, quelli cui non importa nulla. Gli indifferenti presi dal loro ego. Quelli che si lamentano perché c’è ben altro da fare al posto delle infrastrutture di collegamento mondiale. Gli spiaceva constatare che i suoi cugini svizzeri, nel 2016, abbiano inaugurato il tunnel ferroviario del Gottardo, con una canna lunga ben 57 km, e quasi senza contestazione dei NO-TAV. Ecco perché non sopportava i benaltristi…
2) Tangenziale est o no? Il Pianalto e il Chierese-Carmagnolese sono intimamente legati alle strisce d’asfalto e di acciaio che passano tra cascine, capannoni, case e campi. Nastri scorrevoli di collegamento con il Mediterraneo, l’Europa, la Pianura Padana e il Sud Italia, su cui circolano merci e persone. Sarà colpa della ripresa. O forse no. Fatto sta che la mobilità sembra stia crescendo per davvero. Si vede dalle code che si formano nelle strettoie e nei punti più trafficati dentro e fuori l’autostrada. Dicono che sia colpa dei troppi Tir. Con le code e col traffico in aumento rispuntano antiche soluzioni pre-crisi. Quadruplicare le corsie della Tangenziale? Costruire la Tangenziale Est e chiudere l’anello intorno Torino? Potenziare la ferrovia e l’interscambio di merci e persone?
3) Quadruplicare o stringere l’anello? Alla prima soluzione sono favorevoli coloro che la ritengono di più facile, economica e veloce realizzazione. Contrari quelli che non vogliono aumentare l’inquinamento atmosferico e acustico nelle aree già attraversate e compromesse. Invece vedono con favore l’anello chiuso quelli che credono nell’abbreviazione dei tempi di percorrenza e nelle alternative di scelta dei percorsi con il sistema autostradale sovra regionale. Contrari quelli che non vogliono consumare i territori agricoli, modificare il paesaggio rurale, moltiplicare le aree di inquinamento acustico e atmosferico.
4) Rotaia e gomma costrette a integrarsi. Finché si ragiona per compartimenti stagni non se ne esce. Se Torino pensa di fare da sola continuerà a sbattere il naso e a declinare. Soprattutto adesso che non c’è più mamma Fiat. All’Appendino, cui oggi compete governare Torino, spetta un compito difficile. Gravato da un’eredità del passato di cui non è responsabile. Nel lontano 1975, ai tempi della giunta Novelli, c’erano i soldi, ma la metropolitana Nord-Sud non si volle fare. Passarono ben 31 anni e finalmente, nel 2006, fu aperto il primo tratto Est-Ovest. Tratto non ancora completato, nonostante si sia nel 2018. Già 12 anni fa era evidente che bisognava fare l’incrocio con la linea 2 Nord-Sud. E’ su questo tratto che oggi va concentrata l’attenzione dell’amministrazione Appendino, nella quale però serpeggiano titubanze pericolose. Quando i Torinesi capiranno che la Metropolitana non riguarda solo loro, ma l’intera area metropolitana e tutta la Regione, si potrà ragionare. Quando finalmente prenderanno atto che non c’è più la Fiat a risolvere, nel bene e nel male, i problemi, meglio sarà per tutti. Perché così si potrà completare il sistema regionale del trasporto ferroviario. Un sistema integrato anche con le strade, in grado di evitare l’enorme flusso di auto che altrimenti si scarica su un capoluogo che non è capace di ritornare a essere la capitale dell’Industria e della produttività che è stata.
5) Siamo Longobardi. E’ una delle nostre identità. C’è tempo fino al 3 dicembre per approfondirla visitando la mostra “Longobardi: un popolo che cambia la storia”, nel Castello Visconteo di Pavia. Immaginate di essere a Santena dopo la caduta dell’impero romano 476 d.c.. Comandano l’Unno Odoacre e poi gli Ostrogoti. Nel 568 arrivano i Longobardi. Con loro comincia il periodo di frammentazione della Penisola che sarà ricomposto solo con Cavour, 1300 anni dopo, nel 1861. Tra i reperti esposti, quelli trovati a Testona e dintorni. Ulteriore dimostrazione di quanto fosse importante l’asse Torino, Asti-Alba. Direttrice che aveva come incrocio i Ponticelli di Chieri-Santena. Snodo, oggi della Tangenziale, già importante nell’antichità per Taurini, Romani, Unni, Ostrogoti, Longobardi, Francesi, Spagnoli, Austriaci e ovviamente per gli Italiani.
6) Pianalto caldo. Dichiarazione di Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Torino “L’andamento altalenante dei mercati e gli evidenti cambiamenti climatici mettono a dura prova il settore primario, che in Piemonte ha ancora annose questioni da risolvere….. proliferazione dei selvatici, peso della burocrazia, mancanza di un impianto integrato di filiere in grado di valorizzare i nostri prodotti…macchinoso accesso ai contributi regionali…” (Corriere di Chieri, Enrico Bassignana, 24/11, pag. 15). Si confermano i dati elaborati dall’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto che indicano nell’ultimo ventennio l’innalzamento medio della temperatura massima e di quella minima.
7) Asparago: più di così! Su “La Stampa” del 20/11/ 2017, a firma di Fabio di Todaro, si parla di alimentazione per i papà. Tra i cibi utili, l’asparago “…. grazie alla vitamina E stimola la produzione di ormoni maschili potenziando la funzione sessuale”. L’articolo tratta della disfunzione erettile e di come curarla. Un tabù antico di cui è difficile parlare per l’ineducazione sessuale della ritardata società italiana. Argomento che va ben oltre l’impiego di viagra, cialis o altri medicinali. Un sintomo da curare, come ha ben evidenziato una tra le lezioni più interessanti dell’Università della Terza età di Santena-Cambiano dello scorso anno. Per la comunità del Pianalto, il discorso si fa ancora più interessante. Produrre asparagi freschi e sani serve anche a prevenire problemi di fertilità e di salute. Dimostrazione che il distretto del cibo e della salute è utile e necessario.
Gino Anchisi, da Santena, la Città di Camillo Cavour, 25 novembre 2017.
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