Santena e il distretto del cibo metropolitano.  Puntata 108

SANTENA – 10 febbraio 2018 – Distretto del Cibo, una fortuna per l’Appendino e i Torinesi. I contenuti di Santena? Emigranti ed Europa a 33 Stati? Istruzione e educazione: il caso Gola. Perché e per come Genova, Suez, la Russia, i Dardanelli, il Mediterraneo sono ancora strategici.

 

1) Cibo sano e salubre. Il Chierese-Carmagnolese è il Distretto del Cibo, della Città Metropolitana Torinese, che produce ortaggi, erbe aromatiche e officinali, frutta, cereali, carni, latte, formaggi per le famiglie e la ristorazione. Un’ area a forte vocazione rurale, un ecosistema ricco di biodiversità in grado di soddisfare la domanda di prodotti agricoli freschi, sostenibili, sani, salubri, accessibili, di qualità. Una presenza che rappresenta un esempio di integrazione e di diversificazione tra città e campagna, tra paesaggio rurale e aree residenziali e industriali, tra capoluogo e periferie.

2) La legge del Distretto. (Primo paragrafo Gazzetta Ufficiale) Legge 27 dicembre 2018, n.205. Comma 499. L’articolo 13 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n.  228 e’ sostituito dal seguente: Art. 13. (Distretti del cibo). – 1. Al  fine  di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari, sono istituiti i distretti del cibo.

3) Monumenti santenesi. I monumenti costringono a misurarti con ciò che contengono econ la loro simbologia. Santena ne ha molti. Tra questi la Torre dei Ponticelli, il Castello di San Salvà, la Chiesa Parrocchiale, la Fontana della Piazza, le Rotonde della SS29, l’Oratorio, le Ville Rey e Cavalià, la Chiesa dell’ex cimitero di Taggia, certe antiche cascine, alcune vecchi borghi, parti del Cimitero, comprese talune storiche tombe. Il Castello Cavour, la Tomba, il Parco, la Cascina Nuova, il lungo Banna e tra poco il nuovo Museo Cavour hanno un ruolo primario vista la valenza esterna. I Santenesi oggi confidano di trarre vantaggi da questo sito storico, monumentale e ambientale che hanno la fortuna di ospitare. Per quanto menefreghista sia, nessuno è indifferente al ruolo di sviluppo svolto nel passato e si spera nel futuro. Se anche non si arrivasse ai 50.000 visitatori annui previsti dalla Fondazione Cavour, se ci si fermasse anche a meno della metà, è evidente che l’assetto della città cambierebbe comunque in modo significativo. Da ventidue anni questo è l’orizzonte cui guardano i volontari dell’Associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour di Santena.

4) Albania: più Europa! Nel 2025, sei Stati dei Balcani Occidentali -Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Kosovo, Montenegro e Serbia- dovrebbero entrare nell’Unione Europea. Santena segue con interesse la vicenda. Vuoi perché la questione dei Balcani nel Risorgimento creò assetti geopolitici che Cavour e i suoi seppero utilizzare per fare l’Unità d’Italia. Vuoi perché in loco c’è la presenza di un certo numero di immigrati. L’Albania confina con la Grecia, la Macedonia, il Kosovo, il Montenegro. A ovest, sull’Adriatico, Capo d’Otranto dista soli 72 km. L’Albania è stata protettorato del Regno d’Italia dal 1939 al 1943. La capitale è Tirana. Superficie 28.756 kmq. Popolazione 3.050.000. Tasso di disoccupazione 14%. Tasso di crescita 3,7%. Religione: mussulmani 56,7, cattolici 10, ortodossi 6,8, il resto agnostici o atei.

5) Gola profondo. Mauro Gola è il rappresentante della Confindustria di Cuneo. Non lo conosciamo. Forse è il peggior capitalista del mondo. Forse no. Forse ha voluto solo mandare un messaggio. Però forse, tutti questi forse non servono. In mezzo a un certo disprezzo per chi lavora, in particolare, per chi svolge lavori materiali, il suo appello alle famiglie dei 500.000 ragazzi che si accingono a scegliere quali studi intraprendere dopo le medie, dovrebbe risultare, per idealisti e concretisti, sensato e serio. Invece no! Alcuni idealisti si sono indignati dipingendolo come uno che è contro la scuola. Il prestigioso Corriere della Sera gli ha addirittura attribuito la frase “se volete lavorare, non studiate”. Frase che non si ritrova nella sua lettera. Forse hanno esagerato per partito preso. Del resto Gola li ha provocati ponendo concretamente il problema dell’integrazione tra istruzione, educazione e formazione.

6) Educazione e istruzione. Il lavoro e il mercato del lavoro sono parte essenziale delle società post-illuministiche, da quando cioè si è capito che la ricchezza di uno Stato si forma grazie alla combinazione di due fattori: il lavoro e la produzione, che armonizzandosi creano la produttività e il cittadino. Da allora è chiaro che il livello dell’istruzione, dell’educazione e della formazione sono indispensabili sia per chi lavora -Don Bosco insegna-, sia per l’innovazione tecnica e scientifica del processo produttivo, sia per la società. Lo diceva Cesare Beccaria, ben lo sapeva Camillo Cavour, ma più di tutti lo volevano i nostri antenati che hanno fatto prima l’Italia Unita e poi l’Unione Europea.

7) XIII. GenovaSuez passando dalla Crimea. Cavour e i suoi contemporanei amavano le nuove tecnologie. Conoscevano le loro applicazioni. Furono tra i primi al Mondo a utilizzare quella che trasportava velocemente le informazioni: il telegrafo. Tramite l’agenzia Stefani, collegata al Lloyd triestino, riuscivano a ricevere con 24-36 ore di anticipo sugli Inglesi le notizie dal Levante, cosa che disturbava alquanto il governo del Regno Unito. La rivoluzione industriale e sociale creava ceti emergenti e un’opinione pubblica che chiedeva informazione, progresso, modernizzazioni, nuovi diritti e istituzioni capaci di regolarli. Naturalmente la politica cavouriana basata sulla separazione e sull’equilibrio tra i poteri raccoglieva crescenti consensi. La partecipazione alla Guerra di Crimea (1854) segnò il salto di qualità di una politica di alleanze interne ed internazionali che si dispiegò pienamente dopo il Congresso di Parigi del 1856. Veramente, tutto ebbe inizio nel 1815 quando il Congresso di Vienna, seguito alla caduta di Napoleone Bonaparte, cambiò il baricentro geopolitico del Regno di Sardegna, spostandolo a Sud, verso il mare. L’annessione della Repubblica di Genova trasformava lo stato cuscinetto tra la Pianura Padana e la Francia in una vera potenza marittima del Mediterraneo. Le conseguenze si sarebbero viste di lì a pochi anni. Quando l’applicazione alla tecnologia navale del motore a vapore, scatenò una competizione mondiale che coinvolgeva gli stabilimenti industriali meccanici e metallurgici e le nuove infrastrutture portuali, cantieristiche, logistiche. Il sogno di costruire i Canali di Suez e di Panama apriva le frontiere di una competizione tra le superpotenze che determinava scenari nuovi nei collegamenti commerciali oceanici e continentali. La Crimea, piccola penisola del Mar Nero, fu il teatro di uno scontro di dimensione mondiale. Tutte le potenze occidentali, tranne gli Stati Uniti, scesero in campo su quel francobollo di territorio. In gioco, come al solito, c’era il controllo del Mediterraneo. La guerra divenne una grande operazione logistica in cui furono protagoniste le navi a vapore che trasportavano centinaia di migliaia di soldati. Le flotte militari si rinnovavano e si riarmavano. Gli arsenali erano vere e proprie silicon valley. Centri della più alta specializzazione scientifica, tecnologica e professionale del tempo. I progressi tecnici nella meccanica e nella metallurgia erano spettacolari. La macchina a vapore evolveva da fonte di energia meccanica in forza di azione motrice e di trazione. Il treno e la nave diventavano il simbolo del progresso sociale, dell’evoluzione scientifica, della conquista di nuovi territori, di velocità, di abbreviazione dei tempi, di mobilità di merci e persone.  La rincorsa agli armamenti finanziati dagli Stati fece da traino allo sviluppo. Inghilterra e Stati Uniti erano in competizione per il controllo strategico dei mari. In ballo c’erano la sicurezza delle vie di navigazione, la difesa degli interessi commerciali, il controllo degli approvvigionamenti di materie prime e di semilavorati in un mercato sempre più globalizzato. Gibilterra, Malta e Suez divennero i capisaldi decisivi del sistema Mediterraneo. Cardini su cui ruotava la politica europea e mondiale del Regno Unito. Gli Inglesi controllavano il Corno d’Africa, Africa Sud-Orientale, Golfo Persico, India, Filippine, Malesia, Thailandia, Indonesia, Cina, Australia, Nuova Zelanda e area del Pacifico. I Dardanelli erano in mano ai Turchi. I Russi dovevano essere tenuti indietro. Sembra di parlare di oggi. Il Piemonte si schierò con l’Inghilterra, la Francia, l’Austria e l’Impero della Sublime Porta, contro la Russia. Cavour e i suoi avevano ben chiaro che Il Mediterraneo era la nuova frontiera. La contraddizione della presenza austriaca era più che compensata dalla fine della Santa Alleanza. Il Canale di Suez era il passaggio ad Oriente, e Genova doveva diventare il primo porto di questo mare. L’Inghilterra doveva rispondere alla prepotente crescita della potenza navale degli Stati Uniti nella competizione scatenata dall’espansione dei commerci e dei trasporti mondiali. Sull’Atlantico e nel Pacifico, la gara con gli Stati Uniti era ormai aperta. L’ago pendeva in favore dell’ex colonia inglese d’oltre oceano, patria della Repubblica, e Cavour lo sapeva. E così sarebbe stato da allora in poi fino ad oggi. Quando la guerra terminò, forte del credito acquisito nel conflitto per il controllo del Mediterraneo, il Regno di Sardegna era l’alleato più fidato della Francia e dell’Inghilterra. Il più credibile per assumere la guida del processo di unificazione. La fine della Santa Alleanza tra Austria e Russia consentiva di aprire con decisione il conflitto con l’Impero di Francesco Giuseppe. Mano a mano Cavour e i suoi sottrassero a Mazzini l’iniziativa e la leadership sul moto nazionale. Se la Crimea, il Mediterraneo e Suez furono importanti ieri, così come lo sono oggi, anche la storia della rivoluzione americana e francese e di Napoleone ha avuto conseguenze sulle nostre vite e su quelle  dei nostri antenati.

Gino Anchisi
da Santena, La città di Camillo Cavour, 10 febbraio 2018.

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