Santena, chierese e carmagnolese lavorano sul progetto del Distretto del cibo

SANTENA – 4 marzo 2018 – Santena e altri comuni della Zona omogenea 11 della città metropolitana di Torino – chierese e carmagnolese – hanno cominciato a lavorare sul tema del Distretto del cibo.

Un cesto con frutti della terra di chierese e carmagnolese

Ugo Baldi, sindaco di Santena, informa: «Nei giorni scorsi ho organizzato un incontro tra gli amministratori della zona omogena 11 e l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Giorgio Ferrero. Tema della riunione il distretto del cibo: un nuovo strumento previsto dalla legge di bilancio per garantire ulteriori risorse e opportunità per la crescita e il rilancio a livello nazionale di filiere e territori. All’incontro erano presenti un buon numero di amministratori, a partire dai due principali comuni: Chieri e Carmagnola. Oltre all’assessore regionale vi era anche il consigliere Elio Rostagno. Ho aperto il tavolo di lavoro ricordando l’importanza per questa area omogenea di mettersi a lavorare sul progetto del Distretto del cibo. L’assessore regionale ha spiegato le caratteristiche del Distretto del cibo e i fondi che sono disponibili, 5 milioni di euro per il 2018 e 10 milioni di euro, per il 2019-2020».

Ugo Baldi, sindaco di Santena

Il sindaco Ugo Baldi aggiunge: «Come amministratori abbiamo discusso sulla importanza che potrebbe assume un Distretto del cibo per il chierese e il carmagnolese.  Sindaci e amministratori si sono detti favorevoli ad avviare questo percorso. Un Distretto del cibo può fare da traino per valorizzare i nostri territori e le produzioni agroalimentari. Il cibo prodotto dall’agricoltura coinvolge le aziende agricole, le imprese di trasformazione e anche tutte le altre attività agroalimentare presenti nelle diverse filiere del cibo, sino ad arrivare alle imprese di ristorazione. Un distretto potrebbe valorizzare e qualificare molte realtà presenti nel chierese e carmagnolese dal punto di vista turistico e non solo. Almeno, questa è la nostra speranza».

Ugo Baldi continua: «E’ emerso il termine “qualificazione identitaria”. Che significa?  Questa nostra zona ha bisogno di qualificarsi e darsi una identità come Distretto del cibo. Se riuscirà a fare questo potrà diventare attraente anche per tanti altri aspetti oltre che quello turistico.  Tutti siamo stati concordi nell’intraprendere questo cammino. E Santena farà da capofila. Il primo passo che si è ritenuto di compiere è lavorare per avere una fotografia della zona omogenea 11 della città metropolitana di Torino in merito al settore primario e a tutte le realtà agroalimentari collegate: prodotti dei campi e animali nelle stalle, aziende agricole, imprese di trasformazione, ditte che commercializzano l’agroalimentare, ditte di somministrazione e la realtà della ristorazione. Un gruppo di assessori all’Agricoltura dei comuni di Chieri, Santena, Pecetto, Pralormo  e Mombello comincerà a lavorare su questo. Altri Comuni potranno aggiungersi a questo primo tavolo di lavoro. I dati mancanti necessari ad avere una fotografia dell’intero comparto agroalimentare locale saranno recuperati dai Comuni, in città metropolitana o in regione Piemonte. Alla luce di questo posso dire che la prima riunione sul tema del distretto del cibo è stata positiva: un lavoro che sarà coordinato da Santena».

Rosella Fogliato

Rosella Fogliato, assessore all’Agricoltura di Santena, aggiunge: «Lavorare per la formazione di un distretto del cibo per il Chierese e Carmagnolese mi sembra un obiettivo importante per tutta la zona. Ora dobbiamo riempire di contenuti questo progetto. L’obiettivo di tutti noi amministratori è avere un nuovo strumento per valorizzare le produzioni locali e far crescere l’economia dell’intera zona. Il Distretto del cibo va visto come una straordinaria occasione di crescita per l’intera zona omogenea 11 della città metropolitana di Torino».

Gino Anchisi, presidente dell’Associazione Produttori di asparago, spiega: «Un distretto del cibo per chierese e carmagnolese serve per valorizzare le tante produzioni agricole del territorio. Ne cito qualcuna, senza fare torto a quelle che dimentico: dai peperoni di Carmagnola, all’asparago di tutto il Pianalto, dalle ciliegie di Pecetto, al pomodoro cuore di bue, fino alla tinca di Poirino. Il percorso per arrivare al Distretto del cibo mi sembra sia partito con il piede giusto: con un censimento delle produzioni tipiche e di qualità coltivate nei campi del chierese e del carmagnolese. Per muovere i primi passi nella direzione del Distretto del cibo si doveva necessariamente partire dalle produzioni del territorio.  Il percorso avviato è importante perché vede presenti quasi tutti i comuni della zona. Per una volta tanto si superano i campanilismi per far nascere un Distretto del cibo nella città metropolitana di Torino. L’area omogenea 11 conta 22 comuni e oltre 130mila abitanti…».

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