SANTENA – 1° settembre 2018 – Il disastro di Genova, una privatizzazione sbagliata. L’Italia non conosce la concorrenza nelle autostrade come negli asparagi. Un Paese diviso in corporativismi, comunalismi, egocentrismi, regionalismi, dove nessuno concorre, ma tutti competono, contro tutti. Santena ospite a Carmagnola. Cavour come Soldini.
1) Ponti di Santena. Con i ponti Santena è più fortunata. Quello della circonvallazione finora non ha dato problemi. In Centro, dopo la tragica alluvione del 1994, il ponte è stato abbattuto e rifatto grazie alla concorrenza economica – c’è chi usa il termine solidarietà – di tutti gli Italiani. Tra Tetti Giro e la Broglia, quello della ferrovia è stato modificato per evitare che faccia da tappo in tempi di forti piogge. Il ponte del Gamerario per ora regge, nonostante sia in questo momento il più critico per via del diverso uso della strada e per il passaggio di mezzi e carichi, agricoli e non, differenti rispetto a quelli per cui fu concepito. Nel 2016 il cavalcavia sulla Tangenziale di Strada Antica di Chieri fu chiuso dopo che un TIR aveva lesionato il pilastro tra le due corsie. Allora si toccò con mano il disagio conseguente alla chiusura della via tra Santena e Chieri. Il cavalcavia sulla ferrovia Genova-Torino-Frejus, tra Ponticelli e i Mosi, resiste imperterrito. La sua funzione ormai è cambiata da struttura di superamento aereo di un ostacolo in opera di sicurezza stradale essendo, di fatto, un limitatore di velocità, come si usano nelle corse automobilistiche.
2) Brutto ponte 1. Quello della Tangenziale, sulla statale 20, tra le due rotonde, è esteticamente un pugno nell’occhio, non degno di quello che potrebbe essere il monumento- manufatto che segna il passaggio dall’Area metropolitana alle campagne del Pianalto, delle Langhe-Monferrato-Roero, e dal Torinese al Chierese-Carmagnolese, all’Astigiano e all’Albese. Il cavalcavia è da monitorare per la sicurezza. Sarebbe pure intelligente se l’ATIVA, per rimediare alle sue manchevolezze, lo caratterizzasse indicando che si è a Santena, la città del Castello, del Parco, della Tomba di Camillo Cavour e degli asparagi.
3) Brutto ponte 2. Il cavalcavia su Via Torino, ex Via Costanzo Ciano, è un pugno nell’occhio. La porta di ingresso della città di Camillo Cavour è segnata da un catafalco, degno di uno squallido cimitero, che deprime il valore culturale, storico, paesaggistico e agroalimentare della città. L’abbandono estetico e il mancato uso delle arcate indicano una estraneità alla comunità circostante, simbolo del distacco e del disinteresse di chi gestisce e governa le infrastrutture che attraversano il territorio.
4) Genova siamo noi. Le responsabilità dello sfascio d’Italia sono di tutti. Vanno però distribuite con diversi pesi e misure. Stupisce la pochezza di Benetton e compagni, incapaci perfino di sacrificare dopo la tragedia almeno due dei loro super pagati dirigenti, tanto per dare un esempio. Manager il cui super salario comprende anche l’eventualità di rispondere all’opinione pubblica di pecche in tempi stretti, senza dover aspettare la solita giustizia ritardataria e prescrizionaria. Ad alcuni Italiani non spiacerebbe che i responsabili pagassero le conseguenze dei loro errori più madornali. Del ponte sul Polcevera tutti avvertivano la fragilità. Nessuno delle istituzioni, delle imprese, del partitismo, del corporativismo, del comunalismo, del giustizialismo è intervenuto per tempo. Un segno dell’ignoranza in materia di separazione dei poteri. Eppure costoro sono pagati non solo per vivere alla grande, ma anche per fare cose impopolari. Probabilmente chi l’avesse fatto, magari chiudendo il ponte, sarebbe stato indicato come disfattista e nemico del popolo. Eppure una società funziona quando qualcuno dice dei no. Adesso si spera che il crollo del Ponte Morandi, segni una svolta. Nel controbilanciamento e nella separazione dei poteri e dei ruoli di governo. Nella gestione, nel controllo e nella repressione di chi non rispetta le regole della convivenza. Ma questo non basta. L’Italia deve decidere di far viaggiare le merci su ferrovia, sia a livello internazionale che peninsulare, da qui l’utilità della TAV, Torino-Lione. Questo è quello che ci si aspetterebbe dalla politica e dai partiti.
5) Concorrenza sleale. L’etica va bene ma ci vogliono i controlli. Nell’agroalimentare le truffe sono diffuse e prima interverrà l’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza, meglio è per tutti. In particolare quando sono in campo la salubrità, la qualità, la provenienza, e le sorti di belle imprese famigliari. Nella casistica rientrano pure l’asparagina pugliese a 0,50 euro il kg, e i falsi asparagi di Santena. La concorrenza sleale è praticata, spesso alla luce del sole, da chi usa nomi, segni e marchi distintivi per confondere l’acquirente. Da chi imita o vende sotto falso nome un prodotto, ad esempio asparagi che non fanno parte della zona di produzione del nostro Prodotto Agroalimentare Tradizionale. Altra forma di concorrenza truffaldina è quella esercitata da chi, in barba alle regole del libero mercato, sfrutta la manodopera in nero, evade le tasse, pratica coltivazioni nocive e riceve finanziamenti pubblici che alterano la competizione di prezzi tra aziende di differenti regioni. In più nel campo dei prodotti agroalimentari la mancanza di concorrenza e la competizione senza regole, impediscono l’incontro tra domanda e offerta. Un ostacolo che ferisce chi lavora seriamente. La colpa di ciò è in quel senso comune, dove si confonde la concorrenza con la competizione. Una distorsione di significati dalle conseguenze pesanti per gli onesti. La concorrenza, infatti, è la modalità con cui persone, aziende e istituzioni, nella distinzione di ruoli, responsabilità e interessi, operano insieme per raggiungere obiettivi e realizzare operazioni di interesse collettivo. La concorrenza ha dunque un significato di sistema sociale entro il quale si esercita la competizione economica tra interessi differenti. Una modalità in cui soggetti autonomi e diversi intervengono per bilanciare le forze in campo e garantire la libera competizione, cioè la gara tra diversi partecipanti. Per i prodotti agro-alimentari la situazione è particolarmente pesante per quanto riguarda il riconoscimento del valore del lavoro compreso nel prezzo di vendita. A questo punto si tratta di costruire filiere pulite e una nuova rete che colleghi produttori e consumatori. Con ciò dando un senso nuovo alla concorrenza e alla competizione. Competizione in cui insieme al prezzo devono entrare in campo la salubrità e la qualità di ciò che si introduce nelle viscere per ottenere nutrimento per il corpo e per la mente.
6) Cavour come Soldini. Non era esperto di barche a vela e di traversate oceaniche come Giovanni Soldini, ma di navigazione, in senso generale, un po’ se ne intendeva. Cavour è stato un navigatore, coraggioso, innovativo, talvolta solitario, nelle cose della vita, in particolare in agricoltura, finanza, comunicazione, amori, passioni e politica. Camillo, come Soldini, seppe affrontare imprese impossibili. Come quella volta, nella primavera del 1859, quando di fronte alla possibilità di scatenare la Guerra contro l’Austria che avrebbe portato all’Unità d’Italia, si trovò la strada sbarrata da parte degli alleati, Francesi e Inglesi. Lì il navigatore si trovò solo ad affrontare spaventosi marosi che per poco non lo portarono sull’orlo della follia e della morte. Le condizioni per vincere c’erano tutte. Eppure gli Inglesi si misero di traverso, cercando a tutti i costi di evitare la guerra. Anche i Francesi erano titubanti, nonostante gli accordi segreti presi a Plombières les Bains. Cavour in quei giorni affrontò una delle traversate più difficili della sua vita politica. A un certo punto pensò di arrendersi. Il suicidio gli sembrò l’unica soluzione. Fece persino testamento in favore del nipote Ainardo. Subito dopo reagì. Decise di rifugiarsi in America e da lì di vendicarsi dell’infido e perfido Napoleone III. Poi di nuovo cambiò idea. A fine aprile il vento girò nella direzione da lui voluta. Lapidario il giudizio di Klemens von Metternich ”In Europa allo stato attuale esiste un solo vero uomo politico, ma disgraziatamente è contro di noi. E’ il conte di Cavour”. Il 25 aprile 1858, mentre scoppiava la seconda guerra d’Indipendenza, iniziavano i lavori per l’apertura del Canale di Suez. Disgraziatamente oggi in Italia e in Europa non c’è un conte Cavour!
7) Carmagnola-Santena. La città di Camillo Cavour, degli Asparagi, del Peperone e di tante Verdure fresche, domenica 9 settembre, sarà ospite del Comune di Carmagnola, alla 69° Fiera Nazionale del Peperone. Lo stand è in Via Valobra. Insieme al Comune ci sono la Pro-Loco di Santena, le Associazioni Amici della Fondazione Camillo Cavour e Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 1 settembre 2018.
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