Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 18 al 24 ottobre 2009

SANTENA – 18 ottobre 2009 – Di seguito alcune proposte di riflessione per i giorni dal 18 al 24 ottobre 2009.

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Domenica 18 ottobre 2009

Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mc 10,35-45

L’ostinata solidarietà di Dio rivelatasi a noi in Cristo

La reazione dei discepoli alla terza predizione della Passione è peggiore delle precedenti. Dopo la prima ci fu un forte diverbio tra Gesù e Pietro, il quale pensa secondo gli uomini e non secondo Dio ( Lc 8, 32-33). Dopo la seconda ci fu l’incomprensione e il mutismo da parte di tutti gli apostoli, intenti a litigare su chi fosse il più grande (Lc 9, 32-33). Dopo la terza ci si aspetterebbe un minimo di comprensione. Ma è come se Gesù non avesse detto nulla. Anzi, due dei prediletti, Giacomo e Giovanni, invece di ascoltarlo e fare la sua volontà, vogliono che lui li ascolti e faccia la loro. E’ il capovolgimento del rapporto fondamentale della fede.

Certe verità e certe conseguenze delle proprie scelte di vita sono dure da accettare. Ci si dichiara completamente disponibili a Dio, ma in realtà si continua ad avere i propri programmi e interessi personali e sogni di grandezza umana. Giacomo e Giovanni non pretendono di avere il posto di Gesù, ma vogliono essere i primi due dopo di lui. Un simile modo di agire in una comunità può solo suscitare rancori, gelosie, contrasti e divisioni.
Gesù ritorna sul dovere dell’umiltà e del servizio e pone se stesso come modello da imitare. Egli non si mette nella logica dei grandi di questo mondo: non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per la salvezza di tutti. Egli riprende il discorso della croce e ne precisa il significato. Essa è: “servire e dare la propria vita in riscatto per tutti”. Il termine “riscatto” rievoca un contesto giuridico: quando un uomo cade in schiavitù, o viene rapito e sequestrato, e non può pagare il riscatto, tocca al suo parente più prossimo pagare al suo posto. E’ quanto ha fatto Dio nei confronti d’Israele, liberandolo dalla schiavitù dell’Egitto e da tutte le schiavitù successive. In primo piano non c’è la giustizia, ma la solidarietà: il parente più prossimo non deve prendere le distanze, ma sentirsi coinvolto fino al punto di sostituirsi al parente caduto in schiavitù, fino a pagare per la sua liberazione, per la sua salvezza. Ecco la logica della croce: l’ostinata solidarietà di Dio rivelatasi a noi in Cristo. Il cammino della croce non è in primo luogo soffrire, ma servire e dare la vita per tutti. Il discepolo quindi deve seguire il Cristo, servo sofferente di Dio, fino al dono totale della vita per tutti: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Gv 3,16). Di conseguenza, nella Chiesa c’è una sola regola uguale per tutti: servire e dare la vita. E l’autorità dev’essere capita ed esercitata come situazione in cui la logica della croce si fa più chiara, più esplicita e più convincente.

E’ giusto voler stare vicini al Signore, è bene desiderare di essere come Dio. Il male sta nel fatto che non conosciamo il vero Dio e crediamo di essere come lui proprio in quello che lui non è assolutamente. L’essenza di Dio, la sua Gloria, è l’amore che si fa servo e ultimo di tutti. Si sta vicino a Gesù, non cercando i primi posti, ma l’ultimo, perché egli si è fatto ultimo di tutti. La Gloria, sinonimo di Dio, in ebraico significa “peso”. Il suo eccessivo amore, dall’alto dei cieli l’ha fatto scendere fino a noi, al di sotto di tutti noi: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,5-8). Ogni nostra esaltazione è vanagloria, vuoto, assenza di peso: la massima dissomiglianza da Dio. La sua “gloria” è l’abbassamento fino alla morte di croce, esaltazione dell’amore e fine di ogni vanagloria. Alla sua destra e alla sua sinistra, al posto di Giacomo e di Giovanni, saranno intronizzati due malfattori, fratelli e rappresentanti di tutti noi. “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere” (v.42). Questa situazione è ancora attuale. Simile spettacolo si ripete a tutti i livelli, dove ci sono uomini che danno egoisticamente la scalata al potere e abusano della loro autorità. L’istinto del dominare è profondamente presente nel cuore dell’uomo e lo corrompe. Gesù non è un rivoluzionario politico, ma mira a rivoluzionare i suoi discepoli nell’intimo del loro spirito, imponendo loro una legge fondamentale che non solo vieta il dominio, ma imprime alla loro comunità una fisionomia completamente nuova. Per essi vale il paradossale principio: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14). Questo principio è stato sperimentato nella vita di Cristo e ha funzionato: “Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome” (Fil 2,8-9). La morte di Gesù è l’atto più grande con il quale egli attua il suo servizio in favore degli uomini. Come Dio accolse il sacrificio del suo Figlio, così egli richiede a tutti coloro che entrano in alleanza con lui, la disponibilità all’identico servizio sull’esempio di Cristo.
Padre Lino Pedron da Qumran2.net

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Lunedì 19 ottobre 2009

La vita non dipende da ciò che si possiede

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Lc 12,13-21

Da Caritas in veritate 44

La Chiesa, che ha a cuore il vero sviluppo dell’uomo, gli raccomanda il pieno rispetto dei valori umani anche nell’esercizio della sessualità: non la si può ridurre a mero fatto edonistico e ludico, così come l’educazione sessuale non si può ridurre a un’istruzione tecnica, con l’unica preoccupazione di difendere gli interessati da eventuali contagi o dal «rischio» procreativo.

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Martedì 20 ottobre 2009

Siate pronti

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Lc 12,35-38

Da Caritas in veritate 44

L’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica. Grandi Nazioni hanno potuto uscire dalla miseria anche grazie al grande numero e alle capacità dei loro abitanti. Al contrario, Nazioni un tempo floride conoscono ora una fase di incertezza e in qualche caso di declino proprio a causa della denatalità, problema cruciale per le società di avanzato benessere. 

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Mercoledì 21 ottobre 2009

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Lc 12,39-48

Da Caritas in veritate 44

Inoltre, le famiglie di piccola, e talvolta piccolissima, dimensione corrono il rischio di impoverire le relazioni sociali, e di non garantire forme efficaci di solidarietà. Sono situazioni che presentano sintomi di scarsa fiducia nel futuro come pure di stanchezza morale. Diventa così una necessità sociale, e perfino economica, proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona. In questa prospettiva, gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali, nel rispetto della sua natura relazionale.

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Giovedì 22 ottobre 2009

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e vorrei che fosse già acceso

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Lc 12,49-53

Da Caritas in veritate 45

Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico. L’economia infatti ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona.

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Venerdì 23 ottobre 2009

In me c’è il desiderio del bene

Fratelli, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.

Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!
Rm 7,18-25

Da Caritas in veritate 45

Occorre adoperarsi — l’osservazione è qui essenziale! — non solamente perché nascano settori o segmenti «etici» dell’economia o della finanza, ma perché l’intera economia e l’intera finanza siano etiche e lo siano non per un’etichettatura dall’esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura. Parla con chiarezza, a questo riguardo, la dottrina sociale della Chiesa, che ricorda come l’economia, con tutte le sue branche, sia un settore dell’attività umana.

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Sabato 24 ottobre 2009

Lo Spirito tende alla vita e alla pace

Fratelli, ora non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Rm 8,1-11

Da Caritas in veritate 47

Negli interventi per lo sviluppo va fatto salvo il principio della centralità della persona umana, la quale è il soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo. L’interesse principale è il miglioramento delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinché possano assolvere a quei doveri che attualmente l’indigenza non consente loro di onorare.