SANTENA – 8 dicembre 2018 – Era dai tempi dei Romani … SI-TAV e NO-TAV alzano il livello del confronto di idee. Si cercano consensi tra gli A-TAV, fino a ieri indifferenti. In gioco il modello di sviluppo dei prossimi anni. Ma adesso una parte dei NO-TAV è al Governo. Il Santenese più famoso è sempre al centro dell’attenzione dimostrando l’attualità della sua opera.
1) Non conoscono Camillo. S’illudono. Non sono in buona fede. Sottovalutano Lui e i suoi contemporanei. Dicono che non ci sarà. Invece, possono star certi. Il suo spirito, se non il suo fantasma, aleggerà, sorridente e sornione, su di loro. Su quelli che, pur essendo oggi NO-TAV, non hanno nulla da dire contro la sua vecchia linea che passa sotto il Frejus dal 1871. Anzi la esaltano, strumentalmente, ben sapendo che è inadeguata. Dall’alto cercherà di spiegare, a chi lo saprà ascoltare, che la linea europea-padana tra Lisbona e Kiev e il nuovo Tunnel del Frejus sono indispensabili. Così come lo è stata, e ancora in parte lo sarà, la vecchia linea. Camillo conosce ormai da secoli i No-TAV. Sa che molti erano e sono in buonafede. Allora, come oggi, difendono interessi particolari, legittimi, da non demonizzare, di cui va tenuto conto. Così come vanno tenuti in conto gli interessi dei SI-TAV. Tutto senza esagerare. Perché bisogna evitare sia la dittatura della maggioranza sia la dittatura della minoranza. Perché anche i più casti e puri possono sbagliare. Non erano ingenui quelli che tutelavano i trasportatori con muli attraverso i passi del Monginevro e del Moncenisio. Come non lo sono quelli che oggi difendono gli interessi di chi si schiera con le autostrade, i tunnel stradali o il trasporto aereo. Auto, camion, e aerei che inquinano l’aria. Comunque sia, chi non vuol vedere Camillo Cavour alla manifestazione non è del tutto a posto con la coscienza. Lui comunque dall’alto li osserverà, insieme ai suoi contemporanei, gli antenati degli Italiani che tanto hanno faticato, lavorato e lottato per inserire, nell’Ottocento e nel Novecento, l’Italia nel sistema dell’Europa Unita.
2) Non in tutti, ma in certi NO-TAV, sembra di scorgere un odio contro i Piemontesi che viene da una lettura parziale di ciò che ha significato l’Unità d’Italia in questi brevi 150 anni. Eppure non dovrebbe essere difficile cercare elementi comuni che consentano una lettura più condivisa della storia italiana. Basterebbe che ciascuno andasse indietro nel tempo alla ricerca delle vicende delle famiglie da cui proviene. Conoscere e ricostruire la memoria dei propri antenati permetterebbe di leggere come le disuguaglianze, le ingiustizie, le disgrazie, le fatiche da metà Ottocento in avanti, chi prima e chi dopo, chi più e chi meno, sono state superate grazie alla nascita di uno stato unitario e moderno inserito nel cuore del Mediterraneo e dell’Europa. Allora risulterà che il Risorgimento non fu solo battaglie e guerre. Bensì creò le condizioni sociali, istituzionali e infrastrutturali per inserire stabilmente l’Italia nel contesto dell’Occidente.
3) Già nel 1848, mentre si costruiva il primo tratto della Torino-Genova, Camillo Cavour, rompendo gli schemi e guardando oltre i confini sabaudi, indicò, nel collegamento diretto Milano-Genova-Torino, il crocevia sostanziale di un sistema a rete, integrato nella dimensione padana, europea, mediterranea, italiana e locale.
4) Da allora in poi la logistica e le infrastrutture furono due dei pilastri su cui poggiò la riforma del Regno di Sardegna e dell’Italia. Se il Canale Cavour ampliava il ciclo integrato dell’acqua, la ferrovia faceva da volano per la crescita dell’industria metallurgica e meccanica, dei commerci, dell’agricoltura favorendo i trasporti, le comunicazioni e la mobilità veloce di merci e persone dal mare alla montagna, dall’Asia all’Europa. Contestualmente, l’allargamento del porto commerciale di Genova collegava il Canale di Suez e l’Oriente con la Pianura Padana e – tramite le gallerie alpine- con la Francia, la Svizzera, l’Olanda, il Belgio, la Germania e l’Inghilterra.
5) Nel 1871, il Tunnel del Frejus, la prima vera linea di alta velocità, permise di superare la media in vigore fin dai tempi dei Romani. Il transito delle Alpi passò dai 5 kmh di cavalli e muli, ai 40-50 kmh del treno.
6) Collegando l’Italia all’Europa, Cavour e i suoi contemporanei, con vent’anni di anticipo, diedero un forte impulso al processo d’indipendenza e di unificazione, coscienti che gli investimenti avrebbero determinato una forte ricaduta sullo sviluppo dei sistemi locali, zonali e statali e sostenuto l’emergere di nuove categorie sociali. Oggi per l’Italia e il Nord-Ovest si conferma l’importanza di essere un crocevia dei collegamenti mondiali, vero fattore di crescita per le comunità di grandi, medie e piccole dimensioni.
7) Una delle differenze tra la manifestazione “SI-TAV” del 10 novembre e “NO-TAV”, di oggi, 8 dicembre, è nella provenienza geografica dei partecipanti. Il 10 c’era un pubblico torinese, metropolitano e piemontese. Tra i NO-TAV oltre a torinesi, metropolitani e piemontesi ci sono persone che vengono da altre regioni, anche lontane e qualcuno dall’estero. Persone che non si capisce per quale ragione non si siano opposte al raddoppio del tunnel Autostradale del Frejus e alla realizzazione del Tunnel del Brennero.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 8 dicembre 2018.
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