SANTENA – 23 febbraio 2019 – Ma quanto inquinano i TIR? Asparagi e Fiera primaverile: due pilastri dell’agricoltura della zona. Teksid Carmagnola e il dilemma auto elettrica. Distretto del cibo, agricoltura, agroindustria, paesaggio e logistica punti di forza del Carmagnolese e del Chierese.
1) Distretto del Cibo
e 555° Fiera Primaverile di Carmagnola. Dal 9 al 10 marzo
2019 si riparte dall’antica Fiera dedicata all’agricoltura e alla natura. Una manifestazione
tra le più cavouriane d’Italia insieme, ovviamente, alla Sagra dell’Asparago di
Santena. Un’occasione di confronto per le aziende che operano nella nutrizione,
nei settori delle carni, latticini, ortaggi e cereali, dell’agroalimentare, dei
concimi e della meccanizzazione. Dal 2018, la 555°
Fiera è una tappa obbligata del percorso per la costruzione del Distretto del
Cibo del Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana, che i Comuni stanno
proponendo alla Regione Piemonte.
Sabato 9 e domenica 10 marzo, in
Piazza Italia, nel Foro Boario, si terranno: la 40° Mostra Provinciale del
Bovino di razza Piemontese e della razza Frisona Italiana e la Grande
esposizione di macchine agricole con 170 ditte, nei settori macchine e
attrezzature agricole, mangimi e zootecnia, energie alternative, autocarri e
movimento terra, automobili e altri settori. Domenica 10 marzo apriranno: 1) la mostra concorso animali da
cortile; 2) il 2° Salone dell’Agroalimentare di Qualità con la presenza di industrie,
cascine, laboratori artigiani e presentazione di laboratori a tema ambientale –
agricolo – alimentare presso il Salone polivalente del nuovo Centro Servizi per
l’Agricoltura di Piazza Italia; 3) il Mercato dei produttori agricoli ed
artigiani del cibo in collaborazione con la SOMS “Domenico Ferrero”
nell’ambito del Progetto Orto Carmagnola; 4) il Mercato ambulante della fiera e il Mercantico.
2) Campagna Asparagi 2019. All’inizio della Campagna si ripresentano, nel territorio del Distretto del Cibo, gli interrogativi sul futuro delle aziende che coltivano l’asparago e gli altri ortaggi nel Pianalto e a Santena. I quesiti sorgono dalla constatazione che l’invecchiamento dei coltivatori impone un rapido ricambio generazionale.
Il reperimento, in affitto o in proprietà, di terreni per nuove asparagiaie e orti è un problema complesso che limita lo sviluppo di vecchie e nuove aziende.
Le piccole dimensioni delle aziende famigliari garantiscono un’alta qualità del prodotto, ma evidenziano limiti organizzativi, dimensionali, promozionali, commerciali e di innovazione.
I fattori di rischio legati all’azione di insetti, funghi, virus, batteri, al clima e all’invadenza delle erbe sono consistenti e richiedono collaborazione con chi si occupa di ricerca, tecnologia, sperimentazione e selezione varietale.
L’anarchia in cui versa il settore orticolo italiano per quanto riguarda le regole della concorrenza, la formazione del prezzo, la genuinità e salubrità dei prodotti e la loro commercializzazione, espone gli imprenditori agricoli, seri e rispettosi delle regole, a prezzi di vendita che spesso non sono remunerativi del lavoro e dei fattori aziendali impiegati.
3) Anche Teksid Carmagnola in Cassa integrazione. Da sei anni non accadeva. 1400 addetti in totale, tra il 18 marzo e il 31 di marzo, staranno a casa, nonostante l’azienda abbia investito oltre 100 milioni di euro, riconvertito interi reparti, fatte 400 nuove assunzioni e programmato pure gli straordinari. Lo stato di difficoltà della FCA, orfana di Sergio Marchionne, si ripercuote evidentemente anche sulle fabbriche che finora avevano retto bene l’erosione di quote di mercato. Forse si è toccato il limite oltre il quale le ricadute si fanno sentire su tutta la componentistica. Come si sa, la Fiat Chrysler deve produrre nuovi modelli, fare investimenti e soprattutto valutare le conseguenze sulla produzione di componenti per i motori in alluminio fabbricati a Carmagnola. Nell’assemblea FCA durante la relazione di Mike Manley sembra sia circolata la voce che dopo la Marelli, potrebbe essere ceduta anche la Teksid. La previsione di fabbricare auto elettriche richiede tra l’altro di dimensionare i volumi dei motori a combustibile fossile prodotti per l’Italia e per l’export.
4) FCA e industria in difficoltà. Le difficoltà del settore auto in Piemonte e in Italia sono evidenti e nel 2019 rischiano di aggravarsi. L’Italia va male, lo spread sale, l’economia è in recessione, il debito pubblico e il deficit crescono, mentre i mercati internazionali rallentano. Frena pure la Germania, penalizzando in particolare le imprese esportatrici di Piemonte, Lombardia e Veneto. I dati ISTAT sono eloquenti. In Italia il fatturato industriale, a dicembre, è crollato del 3,5% rispetto al mese di novembre e del 7,3% rispetto al dicembre del 2017. La caduta vale sia all’interno che all’estero: -7% e -7,5% e coinvolge tutti i settori; il peggiore è quello dei mezzi di trasporto -23,6%. Vanno male anche gli ordinativi: -7,6 sul mercato estero e -3,6 sul mercato interno. Per la FCA, Fiat Chrysler, la faccenda è seria. Nel 2018 le vendite in Italia sono crollate del -10%, mentre in Europa sono state immatricolate 1.021.311 auto, pari al -2,3% del 2017. A gennaio FCA in Europa è passata all’ottavo posto nelle vendite, mentre nel gennaio 2017 occupava il quarto posto.
5) TAV il domani è già oggi. Bisogna decidere. Per il sì o per il no. Il resto dell’Europa e del Mondo non stanno ad aspettare l’Italia. L’analisi, vera o farlocca, dei costi-benefici e il rinvio a dopo le elezioni europee e regionali piemontesi rischiano di penalizzare la rete proprio nel tratto tra il Piemonte e l’Europa Occidentale. Una cosa è chiara. Se il corridoio Padano-Mediterraneo non si dovesse fare saranno trovate altre soluzioni che sfavoriranno il Piemonte Occidentale e con esso tutta l’Italia. La TAV, infatti, è parte fondamentale del tratto europeo mondiale che collegherà la Pianura Padana con la seconda Via della Seta. La strada mondiale via acqua e terra, fortemente sostenuta dalla Cina. Seconda Via, perché la prima fu quella governata dall’Inghilterra nella seconda parte dell’Ottocento, alla quale Camillo Cavour agganciò l’Italia, grazie al nuovo porto di Genova, alla ferrovia Genova-Torino e al traforo del Frejus e poi ai trafori del Gottardo e del Sempione. Dunque bisogna decidere, sulla base di ben altri guadagni e malefici. Oggi, come ieri, è in gioco la costruzione di un corridoio ferroviario Mediterraneo-Padano che collega l’Europa dell’Ovest e dell’Est, con l’Oriente e con il Mediterraneo e l’Oceano Indiano. Un percorso in cui il Piemonte e l’Italia avranno un ruolo da protagonisti. Salvo che prevalgano altri interessi geopolitici globali.
6) Giro di vite sui Tir. I danni causati dalle polveri sottili sulla salute delle persone sono noti da tempo. Non a caso si è regolato l’uso del riscaldamento delle abitazioni e limitato il traffico della auto nei centri urbani della Pianura Padana. Adesso però è ora di intervenire su altri fattori. Ad esempio, potenziando il trasporto su treno per limitare l’inquinamento causato dall’uso di aerei a corto e medio raggio. Seguendo l’esempio Svizzero e Austriaco si potrà limitare anche in Italia e in Francia il transito di TIR, su e giù e in lungo e in largo, nella Penisola e della Pianura Padana. L’interdizione riguarderebbe i giorni e le ore di circolazione e l’introduzione di un sovrapedaggio per incentivare il ricorso a sistemi e mezzi meno inquinanti. Purtroppo su questa ipotesi da parte italiana regna l’incertezza causata dai sostenitori dei Tir e del trasporto su gomma, in alternativa al meno inquinante treno, La vicenda evidenzia quanto sia indispensabile procedere con la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione per tutelare la salute dei cittadini della Pianura Padana e delle Valli Alpine e per dare un’alternativa ecologica e sostenibile al trasporto delle merci e delle persone, sia a livello locale, sia a medio e lungo raggio.
7) Autonomia non Federalismo. La maggioranza porta in Parlamento la legge che conferisce a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna un’autonomia gestionale in alcune materie finora esercitate dallo Stato. Attenzione non si parla di federalismo fiscale sul quale le regioni meridionali, perché più povere di mercato e più disordinate nella gestione delle entrate e delle uscite, avrebbero qualche motivo per storcere il naso. In effetti, il prelievo fiscale trattenuto da ogni singola regione sarà equivalente al trasferimento che lo Stato fa attualmente alle stesse. Se così è non si sottrarrà dunque denaro alle altre regioni. Piuttosto, l’autonomia gestionale comporterà la facoltà di meglio governare le somme a disposizione di ogni singolo bilancio, permettendo maggiore flessibilità e più efficienza nella spesa. Soprattutto sarà introdotto un collegamento più responsabile e più diretto tra entrate e uscite. Per ora è così, poi si vedrà!
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 23 febbraio 2019