SANTENA – 10 aprile 2019 – Sabato 13 aprile, a Riva di Chieri, l’associazione Le Radici, la memoria ha organizzato un appuntamento per ricordare due partigiani – Gianni Tosco e Marino Mazzoccato – uccisi dai fascisti a Riva di Chieri il 13 aprile 2015. Per i santenesi che desiderano partecipare l’appuntamento è alle 10,20 in piazza Martiri della Libertà, di fronte al municipio. Si parte in auto alle 10,30 rientro a Santena per le 12. A Riva di Chieri saranno presenti i sindaci di Santena e di Riva.
Di seguito, la scheda preparata dall’Associazione Le radici, la memoria.
SABATO 13 APRILE 2019 ALLE ORE 11
A RIVA PRESSO CHIERI VIA PESSIONE 1
PER NON DIMENTICARE FERMATI UN MINUTO
PORTA UN FIORE, RACCONTALO AI FIGLI E AI NIPOTI
Dopo l’8 settembre 1943 e fino al 25 aprile 1945, sulla strada che porta da Santena a Moncucco Torinese (passando per i Marocchi, Pessione e Riva presso Chieri) era possibile trovare degli uomini e dei ragazzi (Partigiani) in bicicletta che andavano da Santena a Moncucco Torinese o viceversa. Non avevano giorni e orari fissi, poteva succedere spesso o saltuariamente, da soli o in piccoli gruppi. La sera non tornavano a casa, restavano a Moncucco o nei dintorni, dormivano nei fienili e nelle stalle delle cascine, non svolgevano un lavoro retribuito, erano militari e civili: clandestini. Come ci ricorda sempre Linda, che allora era una ragazzina e abitava a Moncucco: «Dopo l’8 settembre 1943, a Moncucco, arrivarono un mucchio di uomini, con piglio militare, ma senza divisa. Su quella strada, sempre in bicicletta, era possibile trovare anche delle ragazze (staffette partigiane), spesso accompagnate da don Bonifetto, sacerdote viceparroco a Santena. Si recavano all’asilo nido di Moncucco, da suor Serafina, portavano vestiti di ricambio e viveri. Ma le ragazze non dormivano a Moncucco, in serata rientravano a Santena nelle loro case. A volte da Santena andavano a Moncucco con un biroc trainato dal cavallo o dal mulo; in quel caso si fermavano una notte, in una cascina a due passi dall’asilo nido di suor Serafina ».
Uomini e donne che hanno fatto la guerra per liberare l’Italia dal nazifascismo.
Nella primavera del 1945 tutti capirono che il regime fascista era alla fine. I Partigiani al Nord e gli Alleati Anglo-Americani al Centro-Sud stavano liberando l’Italia dal fascismo e dalla occupazione nazista.
Tra i tanti Partigiani santenesi c’era “Gianni” (Giovanni Tosco): il suo gruppo era comandato da “Chelino” (Michele Pollone), santenese; inquadrati nella Divisione G.L. (Giustizia e Libertà) comandata dal cap. Vittorio Negro, santenese. Il 13 aprile 1945, era un venerdì, Gianni chiese di poter lasciare Moncucco anche solo per poche ore per far visita alla sua famiglia, a Santena, perché sua sorella Caterina l’11 aveva compiuto 18 anni. Il comandante non era d’accordo, in zona c’erano squadracce fasciste che sparavano per il semplice gusto di uccidere. Ma alla fine si trovò un compromesso: «Non vai da solo; andate in due, ti farà compagnia Marino». Così fu. Suor Serafina consegna a Gianni dei fazzoletti ricamati come dono per la sorella Caterina, per il suo compleanno. Gianni e Marino partono in bicicletta diretti a Santena. Verso le 11 raggiungono Riva, si apprestano ad attraversare il paese, ma c’è un silenzio tombale, non una voce, strade deserte, tutte le porte chiuse, sembra un paese morto. Pensano: «Saranno passate le camicie nere, pedaliamo più veloce, usciamo in fretta dal paese»; ma nel pieno centro di Riva sentono urla, grida, capiscono che le camicie nere sono ancora lì. Si infilano in un vicolo laterale, sulla loro destra, ma i fascisti li vedono e si mettono al loro inseguimento, i due ragazzi buttano le biciclette e fuggono a piedi sperando di trovare rifugio. Ma le case sono tutte chiuse, sprangate; tutti chiusi in casa, come succedeva quando arrivavano le camicie nere o i tedeschi a cercare giovani e uomini, disertori od oppositori del regime. Gianni e Marino vennero presi e picchiati selvaggiamente; i fascisti non conoscevano le loro identità, tantomeno che fossero Partigiani. Gianni e Marino non avevano documenti e non erano armati, ma per la loro giovane età sicuramente erano disertori o renitenti alla leva. Per i Repubblichini di Salò e per i nazisti tedeschi bastava: andavano uccisi. Vennero trascinati al n° 1 di via Pessione, c’erano altri cinque presunti disertori presi alla frazione Masio di Poirino (quattro della famiglia Avataneo e un Burzio). Ancora botte, poi spinti contro il muro di cinta e uccisi con una raffica di mitra. Poi i fascisti si rivolsero agli altri prigionieri e, indicando i due ragazzi a terra appena uccisi, gridarono: «Se non parlate, anche voi farete la stessa fine». Erano le 11,30 di venerdì 13 aprile 1945. In quel luogo oggi c’è una targa ricordo.
Ciao Giovanni TOSCO, ciao Marino MAZZOCCATO: che il vostro sacrificio e quello di tutti gli Italiani che hanno combattuto contro la dittatura fascista e l’occupazione nazista, fino alla Liberazione del 25 Aprile 1945, per scrivere la Costituzione Repubblicana e costruire la Repubblica Italiana, resti sempre vivo in noi e venga trasmesso alle nuove generazioni per non dimenticare e per un mondo di pace.
Aprile 2019
Associazione “le Radici, la Memoria” Santena
W il 25 Aprile W la Liberazione
FONTE per testo e immagini, nota dell’Associazione Le radici, la memoria