RIVA presso CHIERI – 13 aprile 2020 – Oggi è il 75° anniversario della morte del partigiano santenese Gianni Tosco. Non potendo andare a Riva presso Chieri, per celebrare l’anniversario, come avveniva tutti gli anni, l’Associazione le Radici, la Memoria, ha preparato un comunicato e una scheda riassuntiva. Ve li proponiamo.
Venerdì 13 aprile 1945, alle ore 11, a Riva presso Chieri, via Pessione 1
PER NON DIMENTICARE, FERMATI UN MINUTO LEGGILO, RACCONTALO AI FIGLI E AI NIPOTI
Dopo l’8 settembre 1943 e fino al 25 aprile 1945, sulla strada che porta da Santena a Moncucco Torinese (passando per i Marocchi, Poirino, Pessione, Riva presso Chieri) era possibile trovare degli uomini e dei ragazzi (Partigiani) in bicicletta, che andavano da Santena a Moncucco Torinese o viceversa. Non avevano giorni e orari fissi, poteva succedere spesso o saltuariamente, da soli o in piccoli gruppi. La sera non tornavano a casa, restavano a Moncucco o nei dintorni, dormivano nei fienili e nelle stalle delle cascine, non svolgevano un lavoro retribuito, erano militari e civili clandestini.
Come ci ricorda sempre Linda, che allora era una ragazzina e abitava a Moncucco: «Dopo l’8 settembre 1943, a Moncucco, arrivarono un mucchio di uomini, con piglio militare, ma senza divisa. Su quella strada, sempre in bicicletta, era possibile trovare anche delle ragazze (Giovanna, Caterina, Marianna ecc. staffette partigiane), spesso accompagnate da don Bonifetto, sacerdote, viceparroco a Santena. Si recavano all’asilo nido di Moncucco, da suor Serafina, portavano vestiti di ricambio e viveri. Ma le ragazze non dormivano a Moncucco, in serata rientravano a Santena nelle loro case. A volte da Santena andavano (Carlo, Francesco, altri) a Moncucco con un biroc trainato da un cavallo o da un mulo; in quel caso si fermavano una notte, in una cascina a due passi dall’asilo nido di suor Serafina».
Uomini e donne che hanno fatto la guerra per liberare l’Italia dal nazifascismo.
Nella primavera del 1945 tutti capirono che il regime fascista era alla fine. I Partigiani al Nord e gli Alleati Anglo-Americani al Centro-Sud stavano liberando l’Italia dal fascismo e dalla occupazione militare nazista.
Tra i tanti Partigiani santenesi c’era “Gianni” (Giovanni Tosco): il suo gruppo era comandato da “Chelino” (Michele Pollone), santenese; inquadrati nella Divisione “Nino Montano” G.L. (Giustizia e Libertà) comandata dal capitano dell’Esercito Italiano Vittorio Negro, santenese. Il 13 aprile 1945, era un venerdì, Gianni chiese di poter lasciare Moncucco anche solo per poche ore per far visita alla sua famiglia, a Santena, perché sua sorella Caterina l’11 Aprile aveva compiuto 18 anni. Il comandante non era d’accordo, perché in zona c’erano squadracce fasciste che uccidevano per il semplice gusto di uccidere, in particolare una squadra di camice nere che presidiava il territorio tra Chieri e Villanova d’Asti. Ma alla fine si trovò un compromesso: «Non vai da solo; andate in due, ti farà compagnia Marino». Così fu. Suor Serafina consegna a Gianni dei fazzoletti da lei ricamati come dono per la sorella Caterina, per il suo compleanno. Gianni e Marino partirono in bicicletta diretti a Santena. Verso le 11 raggiungono Riva, si apprestano ad attraversare il paese, c’è un silenzio tombale, non una voce, strade deserte, tutte le porte chiuse, sembra un paese morto.
Gianni e Marino pensano: «Saranno passate le camicie nere, pedaliamo più veloce, usciamo in fretta dal paese»; ma nel pieno centro di Riva sentono urla, grida, capiscono che le camicie nere sono ancora in paese. Si infilano in un vicolo laterale, sulla loro destra, ma i fascisti li vedono e si mettono al loro inseguimento, i due ragazzi lasciano le biciclette e fuggono a piedi sperando di trovare rifugio. Ma le case sono tutte chiuse, sprangate; tutti chiusi in casa, come succedeva quando arrivavano le camicie nere, i fascisti o i tedeschi a cercare giovani e uomini, disertori alla R.S.I. od oppositori del regime.
Gianni e Marino vennero presi e picchiati selvaggiamente; i fascisti non conoscevano le loro identità, tantomeno che fossero Partigiani. Gianni e Marino non avevano documenti e non erano armati, ma per la loro giovane età sicuramente erano disertori o renitenti alla leva. Per le camicie nere, i Repubblichini di Salò e per i nazisti tedeschi bastava: andavano uccisi, fucilati sul posto. Vennero trascinati al n° 1 di via Pessione, c’erano altri cinque presunti disertori presi alla frazione Masio di Poirino (quattro della famiglia Avataneo e un Burzio di Poirino). Ancora botte, poi spinti contro il muro di cinta e uccisi con una raffica di mitra. Poi i fascisti si rivolsero agli altri prigionieri e, indicando i due ragazzi a terra appena uccisi, gridarono: «Se non parlate, se non ci dite dove sono nascosti i vostri compagni partigiani e gli altri disertori, anche voi farete la stessa fine». Erano le 11,30 di venerdì 13 aprile 1945. Mancavano pochi giorni alla Liberazione, Chieri è stata liberata il 19 Aprile, in quel luogo oggi c’è una targa in ricordo.
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Ciao Giovanni Tosco, ciao Marino Mazzoccato: che il vostro sacrificio e quello di tutti gli Italiani che hanno combattuto contro la dittatura fascista e l’occupazione nazista, fino alla Liberazione del 25 Aprile 1945, per scrivere la Costituzione Repubblicana e costruire la Repubblica Italiana, resti sempre vivo in noi e venga trasmesso alle nuove generazioni per non dimenticare e per un mondo di pace.
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FONTE
Comunicato e scheda dell’Associazione “Le Radici, la Memoria” Santena