Mario Draghi Amico di Camillo Cavour. Puntata 255

SANTENA – 20 febbraio 2021 – Attualità …le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano…*. Mario Draghi, Premio Nazionale Camillo Cavour 2016, nonché Socio Onorario dell’Associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour di Santena, nel discorso di presentazione dell’attività di governo ricorre all’insegnamento di Camillo Cavour.

Camillo Cavour e Mario Draghi

Mario Draghi, come noi, stima Angela Merkel e Ursula von der Leyen e ammira molto Camillo Cavour. La frase in neretto, non a caso, l’ha estrapolata dall’intervento del Tessitore-Agricoltore fatto alla Camera dei Deputati il 7 marzo 1850. Uno dei suoi discorsi più significativi, che tutti i Santenesi dovrebbero conoscere. Quelle parole sono il pilastro della politica su cui si è costruita l’Unità d’Italia. Allora Cavour e i suoi contemporanei fecero miracoli. Non è detto che i contemporanei di Draghi facciano altrettanto.

Camillo non era ancora ministro. Il Regno di Sardegna era in crisi nera. Gravato dai danni da pagare all’Austria per aver perso la guerra del 1848-1849. Un anno prima il re Carlo Alberto aveva abdicato. Al trono era salito il giovane Vittorio Emanuele II. Il Governo era presieduto da Massimo d’Azeglio. Le forze partitiche erano in serie difficoltà. Camillo Cavour, leader riconosciuto della maggioranza, si stava affermando come il rappresentante dei ceti emergenti che rivendicavano riforme del sistema sociale e politico del Regno di Sardegna. Il solo Stato d’Italia in cui era in vigore la Costituzione. Camillo sarebbe diventato ministro di lì a pochi mesi. L’11 ottobre 1850, a quarantanni, in seguito alla morte –senza assoluzione per aver votato le Leggi Siccardi e quindi privato del Viatico– del ministro e amico fraterno Pietro di Santarosa.

Lo stile dell’intervento di Cavour è brillante ed equilibrato. Nell’Aula del Parlamento si gioca una partita decisiva. Sono in discussione le Leggi Siccardi che sulla base dei principi costituzionali regolano la separazione dei poteri tra Stato e Chiesa. Già all’inizio il discorso si amplia al contributo che la religione e la libertà possono dare alla modernizzazione della società.

L’obiettivo di Cavour è fin da subito evidente. Con il suo solito stile attira l’attenzione sul risultato che vuole raggiungere “Delle circostanze politiche non verrò io qui discorrendo, che anzi protesto che non voglio di esse rendere risponsale (responsabile) nessuna parte, nessun membro di questo Parlamento; solo intendo di osservare che siffatte contingenze politiche resero per parecchi mesi, ed anzi per un anno, impossibile qualsiasi riforma”. Con abilità sfrutta l’occasione per porre al centro della discussione l’interesse e l’utilità di fare, prima che sia tardi, le riforme necessarie per rispondere alla domanda di nuovi ruoli da parte delle categorie produttive emergenti.

Nell’Aula si sta consumando la rottura con Cesare Balbo suo socio nel giornale “Il Risorgimento” e con Ottavio di Revel. Si stanno creando le basi per il cambiamento della maggioranza. Il discorso rimanda alle radici del riformismo liberale italiano, entrato in crisi dopo l’improvvisa e mai chiarita prematura fine del Tessitore-Agricoltore. Siamo alle origini del Connubio con le forze rappresentate da Urbano Rattazzi, che darà una spinta decisiva al processo culminato con l’Unità d’Italia. Di lì a poco scatteranno importanti riforme: bancaria, fiscale, giudiziaria e dei commerci. L’agire di Cavour è riformista, nel senso che l’azione asseconda e trasforma la società in cui opera, ricercando costantemente nuovi equilibri. Progresso significa istituzioni che erogano servizi pubblici, laicità dello stato, riforma della pubblica amministrazione, investimenti nelle infrastrutture, libertà d’iniziativa imprenditoriale, accordi per la liberalizzazione del commercio, sviluppo dell’export e dell’import, innalzamento del livello di istruzione del popolo, sistema elettorale rappresentativo degli interessi degli elettori. La velocità nelle decisioni dà un’idea della  chiarezza di idee della politica di allora. Cavour a fine 1847 fonda il giornale “Il Risorgimento”. Nel 1848 viene eletto deputato. Diventa ministro l’11 ottobre 1850. Primo Ministro il 4 novembre del 1852. Inaugura la linea ferroviaria Torino-Genova nel 1853. Nel 1854 sostiene la partecipazione alla Guerra mondiale di Crimea. Finita la Guerra, a novembre del 1855 accompagna il Re a Parigi e a Londra. Nel 1856 guida la delegazione al Congresso di Parigi ( 25 febbraio-16 aprile) collocando il Regno di Sardegna nel contesto delle potenze occidentali.Presenta nel 1857 la proposta di trasferire la base militare della marina da Genova a La Spezia e un mese dopo il progetto di legge per il Traforo del Frejus. Raggiunge Plombières Les Bains, dove il 20 e 21 luglio 1858 incontra Napoleone III col quale stringe l’accordo per l’alleanza antiaustriaca.A fine aprile del 1859 riesce nel disegno di far invadere il Regno di Sardegna dagli Austriaci.Il 5-6 maggio 1860 i Mille di Garibaldi salpano da Quarto a bordo di navi di proprietà dell’armatore Rubattino, con cui è socio in affari. L’Italia unita nasce il 17 marzo 1861. Purtroppo Lui muore all’improvviso il successivo 6 giugno.

La citazione di Cavour da parte di Draghi non ha nulla di casuale. E’ studiata nei suoi intrecci con la storia degli Italiani. L’ex Presidente della BCE conosce fin troppo bene l’Agricoltore-Tessitore. L’ha dimostrato il 23 gennaio 2017 a Santena quando ritirò il Premio Nazionale Camillo Cavour 2016. La frase è quanto mai attuale, vista la necessità di riformare alla radice e velocemente il sistema Italia. Scegliendo quelle poche parole Draghi ha aperto uno scenario che parla al presente e al futuro prossimo degli Italiani.      

*Il testo integrale del discorso di C. Cavour si trova nel sito dell’Associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour di Santena www.camillocavour.com alla voce Notizie, Draghi cita Cavour.

Gino Anchisi da Santena, la città di Camillo Cavour, 20 febbraio 2021