SANTENA – 1° maggio 2021 – Indirizzata “a chi di dovere”. Nel testo non una parola è fuoriposto, affinché in piazza Martiri della Libertà di Santena il prossimo 25 aprile risuoni il canto della Resistenza e della Liberazione dall’occupante germanico.
Dedicato a Santena, centro nevralgico dell’Unità d’Italia, dell’antifascismo, della Resistenza, della liberazione e della rinascita della Penisola. La città di Camillo Cavour in duecento metri racchiude – in attesa del terzo – ben cinque luoghi simbolo del primo e del secondo Risorgimento:
-1) Il Castello e la Tomba del principale artefice del processo culminato nell’Unità d’Italia;
-2) La Chiesa parrocchiale con i Santi sociali e il dipinto dei Patti Lateranensi;
-3) La Piazza Martiri della Libertà con la lapide dei caduti delle Guerre, il monumento all’asparago e le scuole elementari;
-4) Il ponte sulla Banna dedicato ai Partigiani caduti;
-5) La Piazza della Costituzione, della Bandiera e dell’Inno.
Dedicato a chi nel 2021 vive in Italia. Ai Partigiani caduti: Giuseppe Musso, Giovanni Tosco, Enrico Visconti Venosta. Ai giovani, ai Partigiani, ai soldati, alle Italiane e agli Italiani, ai cittadini e ai militari dei Paesi alleati che liberarono l’Italia dall’occupazione tedesca. Ai militari fedeli alla Monarchia che, dopo l’8 settembre, diedero vita alla Resistenza armata e alla lotta partigiana. A Giovanni Visconti Venosta e ai civili antifascisti che si opposero al regime mussoliniano e all’occupazione dell’Italia da parte della Germania nazionalsocialista. A Gaetano Cima e a chi nascose e salvò gli Ebrei. A chi, dopo il cambio di alleanza aiutò, sfamò, vestì i soldati sbandati in Italia e nei vari fronti. Ai giovani disertori che, non rispondendo alla chiamata alla leva del Bando Graziani, si dettero alla clandestinità oppure si aggregarono alle formazioni partigiane. Alle nonne e ai nonni. Alle mamme e i papà, le zie e gli zii, le sorelle e i fratelli, le fidanzate e relative famiglie, ai parenti, gli amici, i vicini di casa e i compagni di lavoro che aiutarono i Partigiani e i disertori a sopravvivere e a lottare dietro le linee e al fianco degli Alleati per liberare l’Italia e l’Europa dall’occupazione straniera. Ai militari e ai politici deportati in Germania e imprigionati nei campi di lavoro o di sterminio. Ai soldati dispersi, morti e feriti sui vari fronti di guerra e ai loro famigliari. Ai fascisti, a-fascisti e indifferenti che, posti davanti al problema di salvare i loro figli e nipoti, non esitarono a consigliarli di darsi alla macchia e quindi a resistere contro il nemico della Patria. Dedicato anche a quelli che, in buona fede, non seppero o non poterono distinguere tra la parte giusta e la parte sbagliata con cui schierarsi.
A tutti dedichiamo “Bella Ciao” nella sua versione più diffusa.
«Una mattina mi son svegliato,
oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.
E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»
«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!».
Gino Anchisi
da Santena la città di Camillo Cavour, 1° maggio 2021