SANTENA – 10 luglio 2021 – Carmagnola fa un passo significativo verso il Distretto del Cibo. Nutrirsi in modo consapevole mangiando ortaggi e frutta freschi e sani. Prossimità, sostenibilità, qualità, certificazione: le carte vincenti del territorio dei P.A.T. peperone, asparago, ciliegie, carni, topinambour, cereali, legumi e cipolle. A fine luglio nel Castello Cavour nasce il Distretto del Cibo.
Carmagnola ha presentato il 7 luglio, la 72° Fiera Nazionale del Peperone nel Castello Cavour di Santena. E’ un segno dei tempi. In un colpo solo la città del peperone più famoso d’Italia ha riconfermato la sua voglia di fare rete nel territorio e nella Comunità. E’ lo spirito del Distretto del Cibo che muove i suoi passi. Che prende consapevolezza dell’importanza di dotarsi di sedi e di strumenti a livello della Zona 11 della Città Metropolitana Torinese per sostenere l’orticoltura, la frutticoltura, l’allevamento e il settore dell’agro-industria del Chierese-Carmagnolese. Dalle parole si sta passando ai fatti. L’esempio della presentazione dei progetti per il Recovery Plan, in cui si sono palesati i limiti dovuti alla mancanza di coordinamento tra i Comuni, impone di correre ai ripari. I politici e gli amministratori che devono rappresentare e curare gli interessi della Comunità dovranno cambiare passo, ampliare i loro orizzonti e imparare a lavorare e programmare insieme.
Il 7 luglio è una tappa. A fine luglio ci sarà un altro passo avanti. Nell’anno internazionale della verdura e della frutta della FAO a Santena, nel Museo Cavour, custode del luogo simbolo della moderna agricoltura italiana e europea, ci sarà la firma dell’accordo tra i soggetti che vogliono dare vita al Distretto del Cibo metropolitano. L’attesa è grande perché cresce la consapevolezza di sostenere, dopo due anni di crisi legata alla pandemia da COVID, l’attività delle aziende agricole e del settore agroalimentare del territorio. L’appuntamento segna un bel salto di qualità. Dal 2018 le aziende agricole chiedono ai Comuni, alla Città metropolitana e alla Regione di istituire il Distretto del Cibo metropolitano. Il motivo è semplice. Il Pianalto e il Chierese-Carmagnolese producono cibo buono e salutare di alta qualità. Rivolto a un mercato di prossimità e di buongustai a livello metropolitano, regionale e nazionale con una forte ricaduta sulla ristorazione del territorio.
I cambiamenti conseguenti alla pandemia da COVID dicono di stare all’erta. Le gerarchie dei consumi alimentari si stanno modificando. Per le piccole e medie aziende agricole del territorio si aprono nuove e interessanti prospettive. Il ritorno alla cucina casalinga registrato in questi due anni indica che ci sono buoni margini di lavoro e di investimento per chi punta sulla freschezza, sulla bontà, sulla identificazione con le verdure e la frutta di prossimità. Oggi è il momento di investire, cogliendo al meglio le opportunità offerte dalla nuova politica agricola dell’Unione Europea. Il Green Deal che ha come strategia il “Farm to fork”, dalla cascina al piatto, che già caratterizza molte aziende agricole del Chierese-Carmagnolese produttrici di ortaggi, frutta, cereali, carni e latticini. Da qui deriva l’utilità del Distretto del Cibo.
C’è molto da fare in tutti i livelli delle filiere. Bisogna fare i conti con la sostenibilità e con il cambiamento climatico. Perché il variare delle stagionalità incide sul mercato, sulla domanda e offerta, sulla produzione, sulla produttività, sulla distribuzione, sull’intermediazione, sui consumi, sui tempi, sulle abitudini. Bisogna pure intervenire sulla relazione tra domanda e offerta e di conseguenza sulla commercializzazione. E ancora sulle scelte delle colture. Sulle varietà precoci o tardive. Sulle più resistenti alla siccità e agli sbalzi di calore. Sulle tecniche di coltivazione, in campo e in serra. Sul sistema di irrigazione. Sull’uso delle micorrize e dei concimi. Sul diserbo manuale e meccanico, oppure chimico. Sull’invadenza di insetti. Soprattutto, sulla difficoltà di trovare nuovi terreni, da parte di nuovi imprenditori agricoli.
Nel Pianalto e nel Chierese-Carmagnolese c’è il problema della riconversione delle aziende e delle colture e del consolidamento dell’agro-industriale. Nonché della continuità di una produzione orticola e frutticola: tradizionale, prestigiosa, specializzata e conveniente. Un’attività adeguata alla dimensione famigliare che esalta l’esperienza, la specializzazione e la manodopera giovane e femminile. Adatta per puntare sulla alta qualità del tempo zero. Elemento vincente contro una concorrenza basata solo sulla quantità, sulla mancanza di regole di mercato e sui bassi prezzi fondati sullo sfruttamento della manodopera in nero e sui sussidi differenziati a livello regionale.
Gino Anchisi da Santena, la città di Camillo Cavour, 10 luglio 2021.