SANTENA – 3 settembre 2021 – Ricordo di Francesco Bussone. Domenica 5 settembre 2021, la chiusura della più importante rassegna agricola della Città Metropolitana. La Fiera nazionale del peperone di Carmagnola come le Sagre in corso nel Chierese-Carmagnolese fanno bene al Made nel Distretto e al Made in Italy.
In attesa del conferimento, nel Castello di Santena, il 20 settembre, del Premio Nazionale Camillo Cavour a Romano Prodi può capitare di mangiare Peperonata di Carmagnola con Orata greca. Buon piatto di gusti apparentemente lontani. Capaci di suscitare fantastiche memorie, senza far torti alle trote e alle tinche nostrane. Le terre di provenienza non sono poi così lontane. Chissà quanti canaponi e cordami, intrecciati nella patria del peperone nazionale sono passati su velieri e navi a vapore, via Genova e Venezia, davanti alle coste di Ulisse e di Enea. Antichi sono i legami della città della canapa con i due porti del Mediterraneo. A Carmagnola, in Piazza Sant’Agostino c’è il seicentesco Palazzo Lomellini, famiglia di origini genovesi. A Genova ci sono addirittura “vico e scaletta Carmagnola” che dal centro scendono al Porto Antico. Pare prendano il nome dalla omonima famiglia imparentata con i Brignole e quindi con gli altri casati della Superba. Con Venezia, dominatrice dell’Adriatico e dell’Egeo, le relazioni sono altrettanto forti. Carmagnola deve alla Serenissima una parte della sua notorietà. E’ infatti la città che diede la morte a Francesco Bussone (1380-1432), il carmagnolese più famoso. Il condottiero detto “ il Conte di Carmagnola”, accusato di tradimento. Decapitato in Piazza San Marco. Protagonista della tragedia risorgimentale scritta da Alessandro Manzoni.
Come in passato, la comunità del Carmagnolese è capace di relazioni che vanno oltre i limiti culturali e i confini locali e nazionali. La Fiera Nazionale del Peperone lo conferma. La promozione del Distretto cavouriano del Cibo del Chierese-Carmagnolese dimostra l’interesse verso nuove dimensioni comunitarie in cui far crescere il sistema sociale ponendo al centro le aziende agricole e orticole del territorio e con esse l’agroindustriale, la ristorazione, l’accoglienza e il turismo. La realizzazione della Fiera “in presenza” di pubblico e di imprese è un’operazione coraggiosa. Utile a ribadire che il settore agroalimentare, nonostante il lockdown, non ha mai chiuso, ha sempre lavorato e prodotto. Ciò vale ancor più adesso, mentre si stanno ristabilendo le gerarchie tra sistemi e comparti produttivi. Tutto ciò fa parte dello spirito del Distretto del Cibo. Uno strumento organizzativo dei Comuni e delle aziende agroalimentari che cura e tutela a livello sovracomunale gli interessi dei cittadini e di coloro che producono cibo sostenibile, accessibile, certificato, tracciabile in una dimensione che ricomprende la cultura e il turismo del territorio.
Fiere e sagre fanno parte di questo contesto. Per il bene che fanno al Made nel Distretto come al Made in Italy. A fine estate 2021 le notizie sono incoraggianti. L’Italia, trainata dalla crescita dell’export ha raggiunto l’attivo della bilancia alimentare. Qualcuno potrebbe obiettare che il nascente Distretto ha ben poco a che fare con le esportazioni. Questo è vero solo in parte. Perché insieme all’export sono cresciuti anche i consumi alimentari. Ed è certo che le produzioni orticole e agricole della zona influiscono sui consumi delle famiglie fornendo cibo di qualità, a prezzi concorrenziali. Un bel segnale della vitalità del comparto alimentare, spina dorsale della comunità del Distretto dai tempi dei Romani, dal Medioevo, dal Rinascimento, dal Risorgimento, fino ai giorni nostri.
Gino Anchisi da Santena, la città di Camillo Cavour, 3 settembre 2021