SANTENA – 26 giugno 2022 – Solo riconoscendo il ruolo sociale delle aziende agricole si può fare una vera politica verde (green). Un approccio nuovo che va dal basso verso l’alto. L’anomalia climatica abbina calore, gelate, siccità e nubifragi. Quand’erano tutti contadini gli Italiani erano meglio di adesso.
Vista dagli asparagi del Pianalto la situazione è seria.
In questo 2022 l’asparago ha patito da matti la siccità. Conoscendo da più di trecento anni questo territorio il germoglio santenese a fine marzo era molto diffidente. E aveva ragione. Essendo il primo ortaggio a spuntare in campo in primavera è assai scafato nell’affrontare gli sbalzi stagionali. Tra i suoi tanti pregi c’è l’ipersensibilità ai cambiamenti climatici e ambientali. Fatto sta che la campagna dell’asparago per la siccità, il freddo notturno e il caldo diurno è partita in ritardo ed è finita in anticipo. In alcuni casi la raccolta è durata in tutto 45 giorni. In altri è arrivata ai 55 e 60 giorni. Per i germogli più famosi del Pianalto è stata dura. Così come per le aziende che li coltivano, impegnate a seguirli con maggiori attenzioni rispetto agli anni passati. Stessa difficile situazione stanno affrontando in questi mesi le verdure in serra e in campo, la frutta, gli animali d’allevamento, i cereali, gli alberi, i pioppi, i prati, gli animali, gli insetti, i batteri, i funghi e i virus. Il calore e la siccità minacciano la biosfera in cui vivono. In cui le aziende agricole operano.
Un progetto per il Bacino della Banna
I vecchi contadini dicono che non hanno memoria di un simile clima. Hanno ragione perché sono troppo giovani. Bisognerebbe andare indietro. All’Ottocento e ancora prima al Rinascimento e al Medioevo quando i nostri antenati per regolare il ciclo dell’acqua costruirono la rete idrica di rii, torrenti, invasi, canali, fossi, peschiere. Un superbo sistema di raccolta e di distribuzione che la stoltezza di una fasulla modernità sta distruggendo.
Il futuro impone di cambiare sistema. Gli esperti dicono che pioverà sempre meno. Che ci saranno sempre più grossi temporali. Che arriveranno grandi gelate e bolle di calore. Che i cicli stagionali tradizionali avranno forti sfasature. Dunque ogni goccia di pioggia che cadrà sul territorio del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese dovrà essere salvaguardata, gestita e governata così come l’acqua che verrà tratta dai pozzi e dagli invasi. Stesso discorso vale per l’acqua di uso civile per ora non riutilizzata a fini irrigui. Visto che l’emergenza si ripeterà negli anni, si dovranno fare nuovi investimenti. Nel territorio del Distretto del Cibo si tratta di fare un progetto di recupero e efficientamento del reticolo idrografico del Bacino della Banna, comprensivo del Tepice, del Canale del Borgo e dello Stellone, finalizzato a utilizzare le risorse pubbliche del Pnrr. Un progetto che con gradualità e determinazione deve sostenere la riconversione, la produttività e lo sviluppo dei comparti dell’agricoltura.
Agricoltori prime sentinelle del clima
Tra i differenti rappresentanti degli interessi che si esprimono nel territorio la discussione è aperta su quali soggetti sociali puntare per utilizzare, gestire e governare il sistema idrico. Dato per scontato che le istituzioni hanno un ruolo fondamentale e che si può contare sul mondo dell’ambientalismo, oggi è indispensabile che entrino pienamente in scena a livello di Distretto del Cibo le prime sentinelle del clima e dell’ambiente: gli imprenditori e i lavoratori agricoli e coloro che coltivano gli orti auto-producendo il cibo per i famigliari. Ai quali va riconosciuto il ruolo e il valore sociale del loro lavoro. Persone indubbiamente interessate ed esperte che nell’approccio dal basso verso l’alto possono dare un grande contributo nel graduare gli interventi necessari a creare l’ambiente e il paesaggio giusti.
Quali scelte fare
Per affrontare il cambiamento del clima dal punto di vista dell’agricoltura bisogna investire su una transizione ecologica sensata e graduale che metta al centro il lavoro, la produzione di cibo, il paesaggio e l’ambiente. Questo significa costruire invasi. Diversificare le coltivazioni, le metodologie, le tecniche e l’organizzazione produttiva. Potenziare i consorzi irrigui. Praticare coltivazioni meno esigenti di acqua. Usare impianti di irrigazione a pioggia. Pulire e manutenere gli alvei e le sponde dei fiumi, dei torrenti, dei rii, dei fossi e dei canali. Installare pannelli fotovoltaici per sopperire ai forti rincari del gasolio agricolo e dell’energia elettrica. Ridurre il consumo d’acqua ricorrendo al goccia a goccia. Incentivare l’impiego delle cisterne per il recupero dell’acqua piovana. Riutilizzare a fini irrigui l’acqua di uso civile. Governare il territorio agricolo. Praticare coltivazioni più appropriate. Integrare la produzione agricola con la tutela delle aree protette. Migliorare la qualità e l’uso dei terreni. Puntare sull’uso rigenerativo dei boschi, delle aree incolte, delle zone umide e dei prati permanenti anziché abbandonarli a se stessi in nome di un’ambigua e sterile idea di wild. Collaborare con gli enti di ricerca per la chimica, la meccanica, le fonti energetiche, l’agronomia e l’impiego del digitale.
Il cambiamento climatico modifica la società.
Per questo motivo i cambiamenti sociali in corso vanno tenuti in grande considerazione. Non va sottovalutato il fatto che c’è rischio di chiusura delle aziende agricole più deboli: per l’età dei coltivatori, per il mancato ricambio generazionale, per le difficoltà a ristrutturarsi e a riconvertirsi, per l’aumento dei costi di materiali, gasolio agricolo, energia elettrica, manichette per l’irrigazione, concimi, mangimi, pacciamatura, teli di copertura e attrezzature per le serre. Così come non è da sottovalutare che sia impedito ai consumatori con minori disponibilità monetarie l’accesso agli alimenti. Ciò in conseguenza dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari –si stimano 500 euro all’anno di maggiore spesa per famiglia– causato dalla concomitanza: della guerra conseguente all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, della ripresa dell’inflazione, dei rincari energetici, dei bassi salari, dei maggiori costi per concimi, mangimi, materiali, gasolio e della diminuzione della produzione agricola.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 26 giugno 2022