SANTENA – 19 novembre 2022 – Il Parco è una scuola a cielo aperto. Bambine e bambini. Ragazze e ragazzi grazie all’accordo tra la Scuola, l’Associazione Amici di Camillo Cavour di Santena e la Fondazione Cavour ogni anno studiano il patrimonio storico e naturale, regalo degli eredi dei Benso alla città di Torino.
Arrivano gioiosi e colorati. Sono in 17, accompagnati dalle due insegnanti. E’ la terza A elementare di via Vignasso. Oggi fanno visita al più straordinario patrimonio che una città possa desiderare. Un magnifico parco collocato nel suo centro, ricco di magnifici alberi come il Central Park di New York, l’Hyde Park di Londra o il Valentino di Torino. Alcune piante sotto le quali giocava e studiava Camillo Cavour bambino, sono plurisecolari –200/300 anni–. Altre, le più recenti vanno dai 150 agli zero anni. Intorno ci sono molti animali, fra i quali spiccano gli scoiattoli grigi immigrati dal Nord America in Piemonte. Precisamente, nei boschi di Stupinigi, nel 1948, introdotti pare dall’Università di Torino. Una specie alloctona che ha portato alla scomparsa dello scoiattolo rosso, autoctono.
Le allieve e gli allievi s’aspettano un’ora un po’ speciale. E saranno soddisfatti. Forti dell’esperienza passata, i Volontari dell’Associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour, spronati dalle inossidabili Irma Genova, Camilla Sosso e Irma Eandi, hanno messo a punto una lezione accattivante. I bambini impareranno a orientarsi e a riconoscere alcuni alberi del parco (Platani, Catalpe, Ginkgo Bilobe, Querce, Liquidambar, Tassi e Carpini). Tre alloctone, quindi straniere. Quattro autoctone e cioè indigene. Posizionarsi e identificare sono pratiche che dopo questa avventura potranno approfondire in classe con le schede e i quiz di controllo preparati dalla indimenticabile Marisa Squillace e anche in famiglia.
Punto di partenza è lo spiazzo nel parco davanti al Castello. Spalle allo scalone monumentale, Irma Eandi spiega che il prato di fronte, è a EST, là dove sorge il sole. L’OVEST è dietro, dove c’è il Castello e dove tramonta il sole. Il SUD invece è a destra, esattamente dove scorre la Banna. Mentre il NORD è a sinistra, dove ci sono la strada che va alle scuole medie e la collinetta con la torretta del pozzo. Lezione, osservazione e gioco in questo scenario prendono il volo. Si fanno subito tre o quattro prove e collaudi per verificare la corretta comprensione dei meccanismi. Ed ecco che all’improvviso il Parco si trasforma. Diventa un’aula a cielo aperto dove si studiano scienza, geografia, botanica, biologia, educazione civica e storia. La classe ormai freme, pronta a partire per l’avventura. Prima però viene organizzata in quattro gruppi di lavoro. Il primo, quello degli esploratori, è incaricato di fare da guida destreggiandosi tra i punti cardinali per non perdere la strada. Il secondo, quello dei raccoglitori, dovrà mettere in sacchetti di plastica trasparenti le foglie, le cortecce e i frutti di ciascun albero da portare a scuola per ulteriori approfondimenti. Contemporaneamente, per riprodurre la forma delle foglie e altri particolari, entrano in attività i disegnatori. Il tutto sotto lo sguardo attento dei cronisti che, da bravi giornalisti, appunteranno i passi più importanti delle operazioni.
Intanto all’orizzonte, tra la leggera nebbiolina di novembre, si profila in arrivo un altro gruppo di visitatori di età variabile dai tre ai cinque anni. Provengono dalla scuola dell’infanzia e incuriositi puntano decisamente sulla comitiva dei grandi della terza elementare. Per fortuna le maestre prontamente intervengono prima che i piccoli invasori si intrufolino nel gruppo organizzato, portando scompiglio tra le fila appena formate. Il tempo vola tra domande, colori, osservazioni, odori, spiegazioni, luci, sorrisi e sospiri. La lezione è impegnativa al punto giusto. L’attenzione è massima. L’atmosfera è pienamente adeguata all’evento. Da questa gita-visita-lezione trarranno stimoli e curiosità che riempiranno il loro zainetto di esperienze utili per la loro formazione alla vita.
Il tutto grazie ai loro insegnanti. E alle volontarie e ai volontari Amici di Camillo Cavour che imperterriti si ostinano a lavorare affinché si rafforzi il legame dei Santenesi, dei Torinesi, dei Piemontesi e degli Italiani verso lo straordinario patrimonio naturale e culturale raccolto nel Castello dei Benso. Il monumento che custodisce le memorie e la storia di Camillo Cavour, dei suoi contemporanei e dei loro eredi e discendenti. Il tutto grazie al Parco modellato da Xavier Kurten, tra i più belli, significativi e ricchi d’Italia e d’Europa, meritevole del riconoscimento di sito UNESCO, Patrimonio dell’Umanità. Regalo prezioso degli eredi dei Benso alla città di Torino in quanto luogo primario della memoria dell’Unità d’Italia. La visita in un battito d’ala, 1ora e 45, è finita. Si ritorna a scuola ricordando quell’aula a cielo aperto piena di alberi, di colori, di vita e di profumi: lì, a portata di mano, nel centro della città.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 19 novembre 2022