Santena, La Stampa: “Sequestro al tesoro del Reuccio”

Santena – 21 luglio 2010 – “Sequestro al tesoro del Reuccio”, questo il titolo dell’articolo che riferisce la notizia del  sequestro, chiesto e ottenuto dalla sezione anticrimine della questura di Torino, per i beni di Vincenzo D’Alcalà. Il pezzo, che occupa quattro colonne, è pubblicato oggi sul quotidiano torinese La Stampa, a pagina 61 dell’edizione di Torino e provincia ed è firmato dal cronista Federico Genta. Qui do seguito, si propone l’articolo.

Santena – Il sindaco nicotra che lo aveva sempre difeso allarga le braccia: «una storia incredibile»

Sequestro al tesoro del Reuccio

«Provento di usura»: la questura blocca i beni di Vincenzo D’Alcalà

Federico Genta – SANTENA

E’ l’ultimo colpo al «reuccio» di Santena. La sezione Anticrimine della questura di Torino ha chiesto e ottenuto il sequestro di tutti i suoi beni. Motivo? I reati commessi fino al 2002: in particolare l’usura. Grazie a quel denaro – sostiene l’accusa – il Reuccio si sarebbe comprato una villa, una società di trasporti, garage e terreni. Tutta roba oggi sequestrata e che vale circa tre milioni. Il «reuccio» è Vincenzo D’Alcalà, 53 anni originario di Roggiano Gravina, nel Cosentino.

Arrestato nel 2002 per usura, estorsione e lesioni personali. Condannato a sette anni di colonia agricola è uscito nel 2007 grazie all’indulto. Il suo ritorno a Santena non era passato inosservato. Aveva seguito molto da vicino le elezioni che avrebbero portato al terzo mandato per il sindaco Benedetto Nicotra. «Amicizia inopportuna» mormorava la gente. «Una persona da rispettare» rispondeva il primo cittadino. «Ha fatto tanto per il paese, colpito la tremenda alluvione del 2004».

Quando il clima in piazza si era fatto incandescente, la sera prima del voto, Vincenzo era intervenuto a calmare gli animi e separare i candidati sull’orlo della rissa. Tutti la ricordano come la «notte dei coltelli» finita in un fascicolo dei carabinieri con uno strascico di querele. Ora il Tribunale di Torino ha accolto le osservazioni dell’Anticrimine e ha applicato la misura del sequestro dei beni, «ai fini nella confisca».

I sigilli sono arrivati ad un appartamento a Pietra Ligure e alla villa fortino di Santena. «Il bunker» come l’hanno sempre chiamata gli abitanti di via Gamenario, per quei muri alti che nascondevano l’abitazione e le telecamere che controllano gli accessi. Sotto sequestro anche l’autoparco della società «Galuro», lungo la provinciale per Carmagnola.

La fine di un impero che in città conoscevano tutti. Costruito in 40 anni prestiti da strozzino, con interessi anche del 180%. Sembra la fine di una brutta storia, ma per molti ancora non lo è. Santena non ha ancora dimenticato. Per tante famiglie, in difficoltà oggi come dieci anni fa, quella di Vincenzo D’Alcalà è una ferita ancora aperta.

L’estate scorsa fu lo stesso parroco del paese a denunciare l’usura come una piaga ancora attuale. «Ci siamo sempre occupati di sostenere quanti fanno fatica a comprare da mangiare, o pagare le bollette» ricorda don Nino Olivero. «Ma ci è capitato di ascoltare persone che avevano guai ben più grossi, e lasciavano intendere che senza un aiuto si sarebbero rivolte ad altra gente. Ben conosciuta e pericolosa».

Non c’era nessuna prova concreta che «Enzo» avesse ripreso le abitudini di un tempo, ma il caso era arrivato in Municipio. Dopo aver presentato una mozione sull’argomento, il consigliere Bruno Ferragatta, era stato contattato dalla Procura. «Mi hanno domandato se ero a conoscenza di episodi criminali ancora in corso». La risposta? «A Santena c’è omertà, difficile da vincere».

«Da me non si è mai presentato nessuno a denunciare situazioni simili: il problema non esiste» dichiarava allora Nicotra. Che oggi è l’ultimo ad essere informato del maxisequestro. Dice: «Gli portano via tre milioni di roba? Pazzesco. Mi sembra incredibile».

In questura, invece, si indaga ancora. Il dirigente dell’Anticrimine, Alberto Mellano, non commenta. Ma il suo sistema di contrasto alla criminalità di quel tipo, sta dando buoni frutti. Vedi i sequestri ai sinti e ad esponenti della ‘ndrangheta.

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Accanto a questo articolo c’è anche un box, titolato “Così su La Stampa”, che riporta: “Il 15 giugno del 2007 La Stampa pubblica un lungo racconto delle polemiche e esplose prima della consultazione elettorale. Al centro c’è il sindaco Benedetto Nicotra e l’uomo che lo avrebbe spesso accompagnato in campagna elettorale, Vincenzo D’Alcalà. E già circolano voci sui «tanti» usurati del paese”.

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Fonte: quotidiano La Stampa, pagina 61, edizione Torino e provincia, 21 luglio 2010

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