SANTENA – 22 aprile 2023 – Le divisioni e le avversioni da destra e da sinistra non hanno senso. Per gli Italiani è la festa della Resistenza, della Liberazione dal Fascismo e dall’occupazione tedesca. Ricordare il 25 aprile significa riconoscere il valore fondante del 17 marzo.
6 mesi di Meloni. Chi l’avrebbe mai detto. E’ il primo 25 aprile che vede alla guida del governo una donna, perlopiù di destra: Giorgia Meloni. Leader di Fratelli d’Italia. Cresciuta in un partito, Alleanza Nazionale, nato per il superamento delle scorie fasciste sedimentate nel MSI (Movimento Sociale Italiano), il partito erede del nazionalismo e corporativismo Fascista.
Vista dalla città di Camillo Cavour la Liberazione ha un sapore speciale. Perché Santena, come Torino, è intimamente legata alla storia unitaria risorgimentale e all’Europa. Ai principi di libertà, indipendenza e democrazia voluti da Camillo Cavour e dai suoi contemporanei.
Tre sono i Santenesi caduti lottando per la Liberazione dagli occupanti tedeschi e dai loro alleati italiani, nostalgici del Fascismo. Due, Giuseppe Musso e Giovanni Tosco, erano figli di questa terra contadina del Bacino idrografico della Banna, via di comunicazione tra l’Europa e il Mediterraneo. Il terzo, Enrico Visconti Venosta, era addirittura il marchese di Cavour, padrone del Castello, erede di Camillo Benso, il principale artefice del processo culminato con l’Unità d’Italia.
Ma la Resistenza a Santena come in Italia, non era tutta qui. Vanno ricordati i famigliari, gli amici, le mogli, le sorelle, le madri, i fratelli e i padri di coloro che aderirono alle formazioni partigiane fedeli al Re e al ricostituito Stato Italiano schierato con gli Alleati (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica). Così come quelli che si diedero alla clandestinità non rispondendo alla chiamata alle armi emanata da Benito Mussolini nel tentativo di mettere insieme un esercito asservito alla Germania nazista. Altrettanto vale per i soldati che dopo l’8 settembre 1943 furono catturati e rinchiusi in Germania nei campi di concentramento e di lavoro perché non accettarono di aderire alle truppe della Repubblica Sociale Italiana. Così come per gli Antifascisti –tra questi il Marchese Giovanni Visconti Venosta capo riconosciuto a livello internazionale– e coloro che man mano durante il Ventennio Fascista per affermare il valore della libertà e della democrazia. A questi vanno aggiunti i Santenesi che a rischio della vita nascosero, protessero e aiutarono famiglie di ebrei prima perseguitati con le Leggi razziali del 1938 e quindi ricercati per essere deportati e sterminati nei Lager Nazisti.
Dunque non è vero ciò che vogliono far credere certi nostalgici di destra e di sinistra. Che la Resistenza è stata fatta solo dai Comunisti. Se ne faccia una ragione anche il nostro presidente del Senato, Ignazio La Russa. Non tutti tra coloro che militavano nelle formazioni partigiane erano filosovietici o filobolscevichi. Il movimento era pluralista. Molti si ispiravano alle diverse sfumature del socialismo, comunismo, riformismo, liberalismo, repubblicanesimo, progressismo. Altri all’ebraismo, al cattolicesimo, fino alle interpretazioni più radicali del cristianesimo. Molto forti militarmente erano i partigiani azzurri di ispirazione liberale, filo monarchici e antisovietici comandati da Enrico Martini Mauri, Maggiore dell’esercito. Tra le loro fila, dopo aver abbandonato i Garibaldini, militò Beppe Fenoglio, il grande scrittore albese che al referendum tra Monarchia e Repubblica del 2 giugno 1946 scelse di votare per il Re. E che dire del capitano Filippo Beltrami, cattolico, per il quale la Resistenza era la prosecuzione dell’opera unitaria realizzata dal Risorgimento?
Tra i partigiani oltre ai numerosi militari, crescente fu la presenza di richiamati alla leva che, dandosi alla macchia, trovarono rifugio e motivazioni presso le diverse formazioni. Tutti lottarono per sconfiggere i Nazisti e i loro alleati Fascisti. Non ci fossero stati loro ben diverso sarebbe stato il significato della vittoria degli Anglo-Americani. E’ infatti merito degli antifascisti se l’Italia ebbe la dignità per sedersi al tavolo della pace. Di riconquistare onorevolmente la storia e l’indipendenza costruite nel Risorgimento da Camillo Cavour e dai suoi contemporanei e svenduta dal Fascismo al Nazismo Hitleriano.
Nel momento in cui a capo del governo c’è una donna proveniente dallo schieramento di destra è importante per tutti fare un salto di qualità. Nel riconoscere il valore della Liberazione come tappa fondamentale della storia patria. Soprattutto nel fare finalmente i conti con il 17 marzo –Festa dell’Unità d’Italia, dell’Inno, della Bandiera e della Costituzione– tappa fondante della storia italiana che precede, non solo in ordine di tempo il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno e il 4 novembre.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 22 aprile 2023.