Santena, presìdio della Cgil, l’intervento di Mimmo Lacava, segretario generale Camera del lavoro di Moncalieri

SANTENA – 15 marzo 2010 – E’ toccato a Mimmo Lacava, segretario generale della Camera del lavoro di Moncalieri chiudere gli interventi del comizio, organizzato dalla Cgil, venerdì 12 marzo scorso, nella centralissima piazza Martiti della Libertà. Di seguito il suo intervento.

Mimmo Lacava, segretario generale Camera del lavoro Moncalieri
Mimmo Lacava, segretario generale Camera del lavoro Moncalieri

Cgil TuttiMimmo Lacava ha detto: «Grazie a voi. Grazie ai lavoratori che sono scesi in piazza, perché è scandaloso vedere in televisione e ascoltare non che i lavoratori scendono in piazza per difendere i diritti, ma che ci sono i blocchi o perché gli autobus non possono passare. Naturalmente, il nostro obiettivo è un altro. Dare un senso allo sciopero significa dire a questo governo di cambiare rotta, perché oggi i lavoratori e i pensionati stanno pagando questa crisi». «Aumentano le disuguaglianze sociali – ha spiegato Mimmo Lacava –. In termini diseguaglianze siamo uno degli ultimi Paesi nel mondo; dopo di noi ci sono la Polonia  il Messico. La disuguaglianza nel nostro Paese è un grande problema. Oggi, in Italia, la metà della ricchezza è posseduta dal 10 per cento della popolazione. In Italia i poveri sono più di otto milioni. L’80 per cento delle entrate fiscali arrivano dai lavoratori dipendenti; da noi, dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Negli ultimi 30 anni che cosa è successo? Sono aumentate le tasse; c’è stato un aumento dell’imposizione fiscale di 270 euro mensili. Questo è quello che è avvenuto in Italia. In  tutta Europa diminuiscono le tasse sul lavoro dipendente, sui pensionati, perche l’obiettivo è quello di aiutare i lavoratori durante la crisi. Perché, in questo modo, si punta a uscire da una crisi globale. Una crisi che sta colpendo principalmente i lavoratori e i pensionati che stanno aiutando i lavoratori a reggere una famiglia. E questo è il grande problema. Ma in Italia cosa succede? Aumenta l’imposizione fiscale che oggi ha raggiunto il 44 per cento. Significa che noi, sino a maggio, paghiamo solo tasse. Iniziamo a percepire uno stipendio da giugno in avanti. Mentre, in Europa, la tassazione media è del 34 per cento; dieci punti in meno di quella che abbiamo noi».

CGIL DirigentiMimmo Lacava ha aggiunto: «Quello che noi chiediamo attraverso questa manifestazione, con la nostra piattaforma, è un fisco più equo. Serve una ridistribuzione della ricchezza. Non abbiamo bisogno di meno tasse per tutti. Non abbiamo bisogno di una politica che dica meno tasse per tutti e poi il giorno dopo si rimangi la parola. Noi chiediamo meno tasse per i lavoratori dipendenti e per i pensionati, perché meno tasse per tutti significa meno stato sociale. Significa meno sanità, meno istruzione, meno pubblico. Perché questo è il grande obiettivo: l’attacco ai fannulloni non è l’attacco al singoli lavoratori, ma è l’attacco allo stato sociale. Perche l’obiettivo è quello di privatizzare la sanità. E’ bello dire la sanità deve essere pubblica e in concorrenza con il privato, dimenticandosi una cosa importante: che il privato ha un vantaggio economico quando c’è il malato. Invece il malato non ci deve essere; l’Italia deve puntare sulla prevenzione della malattia e non sulla malattia per fare guadagnare il privato».

donne«Questo governo – ha aggiunto il segretario generale della Camera del lavoro di Moncalieri – attraverso i fannulloni taglia la scuola, l’istruzione. Quest’anno le scuole hanno ricevuto zero euro. Attraverso i fannulloni si vuole tagliare la previdenza e innalzare l’età pensionabile. Portare la pensione delle donne a 65 anni. Tutto questo c’è dietro all’attacco sui fannulloni. Questo è il senso di quello che viene fatto sui lavoratori  dipendenti e sui lavoratori del pubblico impiego. Oggi, l’elemento importante che dobbiamo prendere in considerazione è che cosa dice la nostra Costituzione, che riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Cosa fa questo Governo per rendere effettivo il diritto al lavoro dignitoso? Quasi nulla. Non ci sono politiche industriali. Le imprese delocalizzano – e, in zona, la Laria è un esempio – perché non c’è una politica industriale seria. Dalle altre parti c’è ricerca e si investe. Anche la Fiat va a Detroit  a investire, perché in Italia manca una politica seria sulla ricerca e sull’innovazione legata all’ambiente: lì è il futuro. Non abbiamo una riforma sugli ammortizzatori sociali. Non solo non c’è il raddoppio della cassa, come chiede la Cgil, ma le proposte di ricorso alla cassa vengono bocciate. Secondo il governo non c’è la necessità di aumentare la cassa integrazione ordinaria perché tanto c’è la cassa straordinaria».

Mimmo LacavaMimmo Lacava ha ancora aggiunto: «Purtroppo il nostro territorio, come tutta l’Italia, ha un grosso problema: ci sono 2.500 lavoratori che sono in cassa straordinaria. Una cassa che, tra qualche mese, finirà. Che cosa succederà a questi lavoratori quando finirà la cassa straordinaria? Ci saranno i licenziamenti, ma questo non lo dicono perché hanno obiettivo di creare un conflitto, di creare una vera sommossa. Non intendono gestire la crisi. Hanno intenzione di abbandonare i lavoratori. Per questo noi oggi scioperiamo. Proprio per questo, chiediamo con forza un aumento della cassa e della durata, ma anche un aumento del valore economico della cassa. Un tempo la cassa si usava per brevi periodi. Oggi, invece, i lavoratori sono in cassa per periodi molto più lunghi, a volte per più anni. E allora noi diciamo che il valore della cassa deve aumentare per arrivare ad essere realmente l’80 per cento dello stipendio».

diritti«Il Governo aumenta la precarietà – ha spiegato Mimmo Lacava – perché l’obiettivo è questo: creare uno Stato che punta sulla concorrenza, sul costo dei lavoro, sulla ricattabilità dei lavoratori. Guardate la cancellazione dell’articolo 18, attraverso l’arbitrato. Appena ieri Cisl, Uil e Ugl, con la Confindustria, hanno firmato un protocollo di intenti che – dicono – non sarà applicato sui lavoratori dipendenti  a tempo indeterminato ma verrà applicato sui lavoratori  precari, su quelli a tempo determinato, sugli interinali, sui contratti di collaborazione. Ritengono che lì possa essere applicato perché questi lavoratori non solo organizzati. Ancora una volta vengono colpiti i lavoratori più deboli. E questo significa che se un lavoratore viene sfruttato, se il suo contratto è a termine, per alcuni anni non potrà fare altro che rivolgersi a un arbitrato, a una giustizia privata. E non per rivendicare una assunzione a tempo indeterminato, ma per rivendicare sei mesi o 12 di stipendio. Perché questo è quello che si sta realizzando: una privatizzazione, perfino della giustizia. Noi dobbiamo continuare nella nostra mobilitazione affinché questi intenti non diventino legge. Non diventino parte integrante dei contratti collettivi. Questa è la lotta che dobbiamo portare avanti come lavoratori e pensionati. Dobbiamo fare questo non solo nelle piazze, ma anche nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche e nelle scuole. In tutti i luoghi occorre parlare con  la gente. Informare su quello che sta avvenendo. L’obiettivo è dare vita a un grande movimento di massa. Dobbiamo continuare nella mobilitazione per difendere il lavoro pubblico. Quando il Governo dice che colpisce i fannulloni in realtà punta ad azzerare l’intero stato sociale. Noi dobbiamo difendere i cittadini e l’essere cittadino perché tutti siamo uguali davanti alla legge. Naturalmente, dopo lo sciopero di oggi la mobilitazione andrà avanti e continuerà, sempre».

bandiere rotolateLe ultime parole del comizio sono state quelle di Carlo Cerutti: «Chiudiamo qui questa grande manifestazione. Sappiamo che non è l’ultima che organizzeremo. Nei prossimi mesi la lotta sarà dura. Vi chiediamo di essere presenti. Ci auguriamo per i prossimi appuntamenti di avere a fianco anche Cisl e Uil, perché – con loro – saremo ancora più forti». Venerdì 12 marzo, poco prima di mezzogiorno, il presìdio si è concluso. In pochi minuti le bandiere sono state arrotolate, gli striscioni piegati, il gazebo che ha ospitato gli interventi è stato smontano. Piazza Martiri della Libertà si è svuotata.

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