SANTENA – 7 maggio 2023 – Balli, processioni, gastronomie, musiche e fuochi d’artificio assumono un senso se si comprende il contributo di Santena alla cognizione della “Questione Meridionale”, madre degli interventi a favore del Mezzogiorno e al sostegno dell’emigrazione. La Scuola di Alta Amministrazione Cesare Alfieri prototipo dell’odierna SNA di Santena.
“Che senso ha il gemellaggio?” Chiede un avventore da Mesciavin, oggi “Bin Ciapà”. La domanda è sacrosanta. L’attenzione va sull’emigrazione da Riace a Santena. Sull’integrazione e sui legami parentali realizzati con gli indigeni e con altri immigrati da terre italiane e straniere. Man mano la faccenda si fa profonda. Da una parte c’è la Magna Grecia rappresentata dalle statue dei bronzi di Riace. Dall’altra l’Italia Unita realizzata da Camillo Cavour e dai suoi contemporanei. In mezzo ci sono 2500 anni di storia all’insegna del Cristianesimo e dell’Illuminismo democratico, egualitario e comunitario e di secolari contraddizioni.
Mesciavin è sede più che appropriata per discuterne. Del resto era parte delle proprietà dei Benso. Un’osteria che Camillo riforniva di vini di Grinzane e di riso del Vercellese. Li andavano a ristorarsi gli uomini al servizio dei Benso, Alfieri e Visconti Venosta. Lì parlavano di cosa succedeva di là dalla strada. Tra i signori sempre più impegnati nell’Università Cesare Alfieri di Firenze, nel Parlamento e nei governi di Roma. Specie da quando, dopo il terremoto del 1905, erano arrivate le due bambine orfane provenienti da Monteleone, oggi Vibo Valentia. Probabilmente, le prime due calabresi immigrate nella ex borgata della grande Chieri. Di una di loro è rimasta la memoria. Si chiamava Concetta Biolato (Monteleone 1903-Santena 1992) abitava nel palazzo di Via Pezzana1. Di fronte al Castello e all’Asilo Infantile, oggi biblioteca comunale, in cui fu accolta.
Una cosa è certa. A Santena, Grinzane, San Martino Alfieri, Firenze e Roma, dove risiedevano gli eredi di Camillo Cavour, l’attenzione era concentrata, fra tante altre cose, sulla questione meridionale. In particolare sulla Calabria devastata dai terremoti e dalla fame. Protagonisti di questo originale interesse erano le pronipoti Adele Alfieri di Sostegno, sua sorella Luisa e il di Lei marito, il ministro degli esteri, Emilio Visconti Venosta e i loro figli Giovanni e Enrico. Una famiglia attenta ai problemi sociali e politici. La cui casa a Roma era frequentata dallo scrittore Antonio Fogazzaro, da monsignor Louis Duchesne, dal critico Bernard Berenson, dal domenicano Alberto Lepidi, da padre Giovanni Genocchi, dall’arabista principe Leone Caetani, dall’orientalista Ignazio Guidi.
Adele e Luisa sono un bell’esempio di figure femminili con un forte impegno politico e sociale. Avevano stretti contatti con il Beato Giovanni Semeria (1857-1917), barnabita, modernista, fondatore con don Minozzi dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. Con due vescovi in odor di Conciliarismo: Geremia Bonomelli (1831-1914), Vescovo di Cremona, fondatore dell’Opera di Assistenza agli Emigranti Italiani e Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), Vescovo di Piacenza, promotore dei missionari Scalabriniani. E poi con Madre Francesca Cabrini (1850-1917), prima cittadina statunitense a essere beatificata. Fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù.
Le due sorelle furono tra le prime donne a occuparsi personalmente della “questione meridionale”. Adele si recò pure di persona in Calabria dopo la tragedia del maremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908. L’accompagnavano i nipoti Enrico e Giovanni Visconti Venosta, impegnati a raccogliere e distribuire i viveri in collaborazione con il Vescovo di Mileto, Giuseppe Morabito. L’interesse meridionalista trovò applicazione pratica finanziando un’inchiesta –la prima fatta in Italia– condotta dall’Istituto “Cesare Alfieri” di Firenze, la scuola di alta amministrazione intestata al nonno, frequentata da numerosi studenti provenienti dal Meridione d’Italia.
Significativo in proposito è l’articolo di Giustina Manica – L’Inchiesta del “ Cesare Alfieri” sulla questione agraria e l’emigrazione in Calabria– pubblicato sulla rivista “ I Georgofili” nel 2017. Conferma di come il meridionalismo di Adele Alfieri fosse “ strettamente connesso al legame di quest’ultima con Pasquale Villari che, esule in Toscana dopo i moti del 1848, iniziò la sua riflessione sul Mezzogiorno nel 1861 con le prime lettere meridionali nelle quali racconta la situazione del Mezzogiorno a unità appena conclusa. La marchesa Adele … si avvicina, fino a esserne totalmente coinvolta, a quella che verrà definita la “questione meridionale” come grande “questione nazionale” ancora oggi irrisolta…” Adele aveva “compreso che senza la crescita del Mezzogiorno il Paese non sarebbe mai decollato”. Per questo motivo si adoperò “per aiutare quelle popolazioni assai sfortunate colpite dalla fame, da un’emigrazione lancinante, sottoposti a ogni genere di sopruso e colpiti da una serie di calamità naturali che li ridusse allo strenuo delle forze. Ne fu un esempio il terremoto del 7 e 8 di settembre del 1905 che portò la distruzione in Calabria. A Monteleone, oggi Vibo Valentia, Catanzaro, Messina, Reggio Calabria, Lipari e Stromboli”.
Adele Alfieri era profondamente addolorata per ciò che accadeva laggiù. “Quando infatti, a tre anni di distanza, il 28 dicembre del 1908, la Calabria e la Sicilia furono nuovamente colpite dal maremoto –la catastrofe naturale più grande nella storia d’Europa per numero di vittime – decise di recarsi in Calabria, insieme ai nipoti”. Aveva un’attenzione così pressante che la portava a chiedere al Villari.. “Che dice dell’Inchiesta? Povero paese! […] ma che stretta al cuore pensando a tanta contrizione a tanta inerzia e alla brutta figura che facciamo davanti all’Europa”.
Il gemellaggio è cosa seria sotto tutti gli aspetti. Compresa la preoccupazione dell’avventore per il dilagare del potere della delinquenza organizzata. In questi giorni l’operazione “Eureka” conferma infatti la pericolosità delle cosche calabresi che governano il narcotraffico a livello mondiale. La sua domanda è maliziosa ma giusta. Perché costringe alla chiarezza. Tra chi lotta contro il malaffare e chi ci cincischia. Con tutti questi presupposti il gemellaggio è suscettibile di ulteriori responsabilità. Non coinvolge infatti solo le due comunità ma allarga il suo valore alla scala regionale piemontese e calabrese. Alla dimensione nazionale ed europea verso la quale, in tempi di PNRR, dobbiamo prestare la massima attenzione per far fare bella figura in Europa e nel Mondo a tutta l’Italia. Alla cui unificazione, non dimentichiamolo, hanno contribuito i contemporanei di Cavour, Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele II: e cioè tutti gli antenati degli Italiani e delle Italiane
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 7 maggio 2023.